22. Notti insonni

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Quando riattacco non sto più piangendo. Mi ha fatto bene parlare con Julia. Adesso sto molto meglio grazie alle sue parole d'incoraggiamento.
Bussano alla porta.
«Avanti!»
«Astrid, è pronta la cena.» mi avvisa Vane cercando di non incrociare il mio sguardo per non creare imbarazzo.
«Grazie, scendo subito»
Appena lei esce dalla mia camera salto giù dal letto e raggiungo l'ampia cucina. Mi metto a sedere di fronte a David e di fianco a Vanessa.
Mangiamo senza dire una parola. Dopo alcuni lunghissimi minuti David decide di rompere il silenzio chiedendomi in tono autoritario: «Cos'hai fatto questo pomeriggio?»
A quella domanda mi si gela il sangue nelle vene.
Niente, fratellino... sono solo andata ad una sorta di appuntamento con quella persona che odi tanto, Heden. Nulla di che.
Ah, dimenticavo... l'ho baciato.
«Ho fatto... un giro in città» mento. L'ultima cosa che voglio è che qualcuno scopra dove si trova il mio "rifugio". Solo Heden sa che quel bosco per me è casa, l'unica casa che considero tale qui a Londra.
Bristol mi stava un po' stretta a dire il vero, ma almeno li avevo una casa, una persona per cui valeva la pena vivere e degli zii che cercavano di rendermi felice. Adesso però ho voltato pagina, gli ultimi mesi che ho trascorso a Bristol sono stati i peggiori della mia vita e quindi ho dovuto dare una svolta radicale alla mia vita venendo qua.
Il punto è che, ora come ora, Londra non mi ha dato nulla. Comincio a pensare che non faccia per me una città così grande. Non ho persone a cui sono particolarmente legata. Ho David, Vanessa, Oliver, Hans e Julia... ma loro non mi bastano. Voglio bene a ognuno di loro, ma non... non penso di essere felice qui. Certamente sto meglio di prima... ma non me la sto vivendo questa vita. Sento che mi sta sfuggendo lentamente dalle mani e non posso farci nulla. È una cosa straziante.
«Ah si? Dove sei andata?» mi chiede.
Cavolo! Ora cosa mi invento?
«Sono entrata in alcuni negozi, niente di particolare...»
«Bene!» mi dice mio fratello soddisfatto. «Comunque cosa ne dici se domani, dopo scuola, andiamo a fare un po' di pratica per la patente? Ti va?»
Che domande... certo che mi va! Lo ringrazio e mi precipito in camera mia perché sono stanchissima. Mi cambio e mi butto sul letto lasciando che il sonno prenda il sopravvento.

«Dai, Astrid! Togli le mani dalla ringhiera, altrimenti non ti sentirai mai libera! Che paurosa che sei...»
«Allora: 1- Io non sono mai stata paurosa è mai lo sarò. 2- Non mi dai ordini. 3- Tolgo le mani se prometti di non buttarmi giù da questo precipizio.» dico sorridendo alla persona che mi sta stringendo in vita.
«Ti prometto... anzi no, ti giuro che non ti butto giù, Astrid. Abbi un po' di fiducia in me!» mi rimprovera lui.
«Io ho molta fiducia in te. Se così non fosse non sarei di certo qui con te!» dico alzando le mani al cielo e quindi staccandomi finalmente dalla ringhiera.
Lui mi prende il visto tra le mani e appoggia le labbra sulle mie dolcemente. Non penso si possa amare una persona più di quanto io amo lui.
Quando si stacca dalle mie labbra mi guarda con quegli occhioni azzurri dolcissimi e inizia a farmi il solletico. Cadiamo sul prato entrambi ridendo. Poggio la testa sul suo petto e mi sento bene. Mi sento viva.
Alzo lo sguardo su di lui e noto che mi sta fissando.
«Non avere paura. Ti amo» dice.
«Ti amo anch'io» dico. Dopodiché lo bacio con passione.
Appena mi stacco dalle sue labbra dei nuvoloni neri compaiono in cielo e si alza un vento fortissimo. Il vento è sempre più forte e lui mi prende una mano e mi fa alzare. Mi fa attaccare ad un ramo bello robusto dell'albero più vicino. Il vento è troppo forte, io sono attaccata al ramo, invece lui che si teneva alla mia mano cede, l'aria lo risucchia e lo fa cadere nel dirupo mentre grida: «Ti amo!»

«Noooo!» urlo in lacrime.
Mio fratello irrompe nella stanza e corre verso il mio letto.
«Astrid, cos'hai?!» mi chiede David.
Non respiro e non riesco a parlare.
«Vattene» dico con un filo di voce.
«No. Non me ne vado!» insiste lui. È testardo quando vuole, ma deve capire che questo non è il momento giusto per fare il difficile.
«Vattene. Vai via David!» grido con tutta la voce che ho.
Sentendo la mia voce orribile si spaventa e riesco ad ottenere quello che voglio. Esce dalla stanza senza dire una parola.

Questione di scelteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora