56. La sento

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Vorrei uccidermi.
Sarò perseguitata da lui e tutti quei sui lecchini che gli vanno dietro. Lui non infrange mai le sue promesse e questo io lo so bene.

Quando stavamo insieme ho visto come trattava i suoi "perseguitati" e so per certo che non è un esperienza piacevole.

Mi ricordo come trattava chiunque osava contraddirlo o vedere le cose da un punto di vista diverso dal suo...

Come ho fatto a stargli accanto per tutto quel tempo?

Il panico si impossessa di me e non riesco a smettere di piangere. Il mio cervello si è impallato. Ho paura, sono sola e per di più la sento... sento la mancanza di Heden allo stato puro.

Sto impazzendo...

Un brivido freddo mi percorre la schiena e inizio a tremare come una foglia. Tutto dentro di me si è ghiacciato improvvisamente.

Presa da un attimo di sconforto afferro il mio telefono e compongo il numero dell'unica persona che vorrei avere al mio fianco in questo momento.

Aspetto con pazienza fino a quando la sua voce mi invita a lasciare un messaggio nella sua segretaria telefonica.

Provo altre quattro, o cinque, volte e proprio quando sto per rinunciarci sento la sua voce roca che abbaia scocciata un: «Pronto!»

Mi si gela il sangue nelle vene quando sento la sua voce. C'è qualcosa che non va...

Che cosa stava facendo?

«Heden sono...» inizio, ma lui mi interrompe brutalmente.

«So bene chi sei. Che cosa vuoi?» Chiede. Sento una voce in sottofondo ma non riesco a capire se è femminile o maschile.

«Io volevo solo...» non riesco a finire la frase. Mi blocco. Mi sento davvero ridicola.
Che cosa credevo? Che dopo il modo in cui l'ho trattato avrebbe ancora voluto avere qualcosa a che fare con me?
Sei ridicola Astrid... davvero ridicola.
«Niente...»

Dall'altra parte cala il silenzio. Penso che si sia spostato, sospetto che sia andato in un'altra stanza...
«Che cos'hai?» mi chiede lui, e intanto sento sbattere la portiera di un'auto.

«Niente, sono una cretina. Scusami. Buona notte.» dico e riattaccato perché so che altrimenti dovrei sorbirmi il suo interrogatorio.

Le lacrime ricominciano a scendere ed io non mi oppongo. Per una volta lascio a loro le redini delle mie emozioni.

Dopo la visita di Jarred e la telefonata con Heden sono davvero distrutta e ho il morale sotto i piedi. Ho bisogno di sfogare la mia frustrazione e quale modo migliore se non farsi un bel pianto?

Vado in camera mia, l'attraverso trascinando i piedi, esco sul balcone e mi siedo sopra le mattonelle fredde stringendo le ginocchia al petto.

Alzo la testa e vedo il cielo colorato di un blu scuro, quasi nero.
La luna è un grosso cerchio che brilla e splende circondato da molte stelle tonde come bottoni che contrastano e illuminano il buio della notte.
Tutta questa visuale ha un non so cosa di triste, malinconico oserei dire.

La luna sono io, che si spegne ogni sera lentamente per lasciare spazio al sole di sorgere.
Le stelle sono tutte quelle emozioni che mi sono imposta di non provare più... e lo ammetto, sono cambiata tanto da quando sono arrivata a Londra. Cambiata in positivo, ovviamente, e non so se per merito di mio fratello, dei miei nuovi amici o di Heden... ma sono cambiata e a dirla tutta mi piaccio così. Come sono adesso.
Oddio, devo ancora migliorare molti aspetti del mio carattere, ho parecchie sfumature troppo scure della mia personalità e voglio cambiare sul serio. Questa volta sono più determinata che mai.

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