23. Tanto meglio

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È stato solo un brutto sogno... torna a dormire Astrid.
Non è successo nulla.
Provo innumerevoli volte a cercare di chiudere gli occhi ma ogni volta che lo faccio mi ritorna in mente quella scena. Il vento lo risucchia. Trascina in quel maledetto precipizio colui che c'è sempre stato per me, e nonostante le circostanze penso che ci sarà sempre nel momento del bisogno.
La persona alla quale ero più legata prima che lui decidesse di abbandonarmi... sono ancora addolorata, ma non mi stupisco della sua scelta... mi hanno sempre abbandonato tutti in questa vita insignificante.
Non posso continuare così per tutta la notte. A rivangare i vecchi tempi. I ricordi. Le persone a cui tengo di più... o per meglio dire le persone a cui tenevo di più. In passato.
Basta così.
Mi alzo di scatto dal letto ed inizio a fare avanti e indietro nella stanza. Agito le braccia in alto per cercare di stemperare la tensione, ma non funziona.
È palese no? Non funziona mai niente nella mia vita!
Sovrastata da una scarica di rabbia afferro alcuni libri dalla libreria situata vicino al divanetto e li scaglio con forza conto il muro. Essi rimbalzano e finiscono col cadere per terra.
Forse succede tutto perché non funziono io per prima?
Continuo a camminare senza sosta nella mia camera riflettendo sui miei errori.
Ho molti più problemi di quanti ne sono disposta ad ammettere. Non va per niente bene così.
Continuo la mia marcia sempre con la solita rotta calpestando alcuni dei libri che avevo tirato per terra precedentemente. Mi arresto di colpo.
Ho capito... È stato quello stramaledetto casco. Non mi ha protetta bene la testa e il mio cervello non funziona più bene. Ebbene sì, signori e signore sono lieta di annunciare che sono pazza.
Non posso continuare così... mi sto facendo del male da sola. Diventerò pazza sul serio se non mi do una calmata immediatamente.
Ho bisogno di una boccata d'aria fresca, pulita e nuova.
Accendo la luce e mi infilo rapidamente il maglione di lana a righe bianche e blu, che mi aveva regalato David uno di questi natali passati, per coprirmi dal vento gelido di fine ottobre. Prendo il primo jeans che mi capita e lo infilo. Una gamba dopo l'altra, una fatica estenuante. Esco dalla mia camera, mi precipito giù per le scale entrando automaticamente nel salotto. Prendo le scarpe e le infilo velocemente, dopodiché mi affretto a prendere le chiavi, il portafoglio ed il cellulare.
Una volta varcata la soglia di casa mi sento subito meglio. Mi affretto a raggiungere il centro della città continuando a fare lunghi e decisi respiri.
Dopo ben tre quarti d'ora di camminata arrivo in centro e mi sento molto meglio. Mi sento rinata. La respirazione mi ha aiutata molto a tranquillizzarmi e a rilassare un po' i muscoli contratti dalla turbolenza appena subita.
Le strade di Londra sono affollate anche a quest'ora della notte. È davvero sconcertante che questa città non si ferma mai... neppure di notte.
Ma la gente non dorme a quest'ora?
A proposito... che ore sono? Tendo il braccio per scoprire il polso dalla lana che lo tiene al caldo in questo inverno rigido.
Rimango senza parole quando non trovo il mio orologio al polso. È mia consuetudine portarlo giorno e notte. L'avrò tolto senza neanche pensarci...
Prendo prontamente il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans. Non so perché ho l'abitudine di metterlo in quella tasca sul retro dei pantaloni ma lo faccio sin da quando ho avuto il mio primo telefono e per questo sono molto affezionata alle tasche posteriori dei pantaloni.
Sulla schermata di blocco l'ora che c'è segnata è: 1:03 del mattino.
Che gioia... ho sempre desiderato vagare per le strade di Londra alle una del mattino senza una meta precisa. Proprio intrigante, non c'è che dire...
Siccome è la prima vera volta che visito Londra da sola decido di farmi una passeggiata con il tentativo di conoscere posti nuovi in questa città che mi sta alquanto grande. Non so orientarmi per niente in questo posto, stiamo a vedere dove decide di portarmi il destino.
Cammino vagando tra persone apparentemente sicure di se, della propria persona. Non avendo nient'altro da fare mi diverto ad immaginare la vita di ogni singolo passante.
Per ogni persona le domande sono le stesse: Ha una famiglia? Una moglie affettuosa? Dei bambini dolci come il miele? Ha i genitori ancora in vita? Dei parenti gentili?
La domanda che più mi piace pormi è: Sarà felice la sua vita oppure fa schifo come la mia? Domanda intrigante.
La mia attenzione viene attratta dal insegna famigliare di una caffettiera aperta.
Ci sono già stata? Penso di sì.
Decido di entrare senza ulteriori indugi.
Noto che il locale non è affollato e questo mi fa molto piacere. Ho bisogno di pace, non di persone isteriche che reclamano a gran voce le loro ordinazioni.
In questo preciso istante inizio a ricordarmi di questa caffetteria. Slim, si chiamava così la caffetteria dove il primo giorno di scuola ho consumato la mia colazione.
Che memoria di ferro! Diciott'anni e non sentirli!!!
Se non sbaglio - anche se sbagliare è mia consuetudine, ormai - ho conosciuto qui Vanessa.
Ritorno alla realtà e mi accomodo vicino alla vetrata principale della caffettiera. Mi piace proprio questo posto, è carino e ben arredato.
Chissà cosa penserà di me mio fratello a questo punto. E cosa penserà di me Vanessa... lei mi ha confidato dei suoi segreti più profondi e io non riesco neanche a parlarle di cosa ho fatto a scuola?
Oltre tutto quella ragazza mi sta anche simpatica. Ma lei sicuramente mi odierà.
Sono proprio brava a farmi odiare... Complimenti, Astrid!
«Cosa le porto signorina?» chiede il cameriere riportandomi con i piedi per terra.
«Io non...» sto per informare il gentile cameriere che non ho ancora deciso ma lui mi interrompe.
«Astrid Harvey!» esclama il cameriere. Mi giro di scatto e lo guardo negli occhi. Come fa a sapere il mio nome, e il mio cognome per di più?
«Ti ho già visto... ci conosciamo?» chiedo.
«Non ti ricordi di me?» mi chiede lui sedendosi di fronte a me.
Può sedersi a chiacchierare durante le ore di lavoro? Evidentemente si... il locale non è pieno, anzi, è quasi vuoto a quest'ora del mattino.
«Sei l'amico di mio fratello giusto?» chiedo con palesi dubbi.
«Si, esatto.» dice lui sorridendomi. Deve essere simpatico.
«Nathan. Ti chiami Nathan se non sbaglio!» cerco di indovinare.
«Wow! Deve essere la tua serata fortunata!» esclama ridendo. Una risata leggera e sincera come non ne sentivo da tempo.
«Bè anche la tua direi...» gli dico indicando con il capo il locale semivuoto. E riecco quel suono perfetto... la sua risata.
«Cosa ci fai a quest'ora della notte in giro? Domani non hai scuola forse?» mi domanda. Ecco, ora come glielo spiego?
«Storia lunga.» taglio corto. «Comunque si, domani ho scuola. Tu? Hai già finito il tuo percorso di studi?» chiedo sorridendo. Mi piace la sua compagnia.
«Percorso di studi eh?» mi scimmiotta lui scherzosamente. «Sono all'ultimo anno di liceo.» dice, ma viene distratto da un suo collega che gli fa cenno di raggiungerlo.
«Arrivo subito.» mi dice.
«Tranquillo» lo rassicuro. Lui si dirige verso il bancone e scambia qualche parola con il suo collega.
Ormai rimasta l'unica cliente nel locale mi volto a guardare come, velocemente, Nathan sparecchia e pulisce gli ultimi due tavoli rimasti sporchi. Si slaccia il grembiule e lo appende all'appendiabiti, rimanendo così in uniforme: pantaloni neri, camicia nera e cravatta bianca. Prende la giacca e augura la buonanotte al suo collega.
«Andiamo?» chiede. In risposta mi alzo dalla sedia e lo seguo fuori dal locale.
«Vuoi che ti accompagno a casa?» chiede lui in tono cauto.
«No. Non mi va di tornare a casa» ribatto mettendo il broncio.
«Qui qualcuno vuole fare le ore piccole, eh?» dice sorridendo.
«Ti giuro che è la prima volta che succede una cosa del genere!» ammetto io e scoppiamo entrambi in una risata.
«Tanto meglio!» esclama lui.
«Già, tanto meglio» confermo io.

Spazio autrice
In questo capitolo Astrid va a fare conoscenza con un personaggio che aveva già incontrato precedente... Nathan. L'amico di suo fratello, David.
Cosa ne pensate di lui della sua personalità che ancora non mostra al cento per cento, ma che scopriremo a breve.
Inoltre Astrid ha fatto uscire un lato di lei che ancora non avevamo visto... l'aggressività provocata dalla rabbia. Cosa ne pensate? Ritroveremo presto questo suo lato di lei? E con Nathan cosa succede ora?

Questione di scelteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora