Capitolo 16

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(Se posso consigliarvi, leggete il capitolo con la musica)

Pov Julya :

Bum

Bum

Bum

Respira!Respira!Respira!

« ora, tranquillamente, e ripeto tranquillamente, rispondi alle mie domande ».
Continuava a martellarmi nella testa la mia vocina, mentre cercavo di respirare.

« Cosa diavolo è successo?- Ricordo l'incubo! L'urlo che mi ha svegliata, facendomi aprire gli occhi di scatto.
Il sudore., il cuore che batte forte, le mani che tremano per la paura. E poi...
Quel freddo che si trasforma in un calore così forte, che ha mandato il mio corpo a fuoco. Quelle labbra così calde e soffici.
La sua lingua che cerca la mia, mentre mi lascio guidare dalla sua esperienza.
Le mie mani che sfiorano il suo corpo, mentre le sue stringono i miei fianchi così forte.
Non può un bacio portarti in un mondo così magico. Non può!
Non posso essermi sentita così al sicuro, protetta con un solo bacio. Sentire le farfalle allo stomaco, il mio cuore che cerca di inviarmi un codice segreto, per via dei battiti accelerati.
-Allora, perché siamo in viaggio di ritorno? » chiede la mia vocina, mentre guardo la strada nel silenzio totale. "Ti riporto a casa." Furono le sue uniche parole, una volta che si staccò da me.

Nemmeno il tempo di capire, di respirare, di godermi quel bacio, niente! Dentro di me volevo parlare, capire, sapere cosa non andava, ma rimasi in silenzio. Non perché fossi una debole senza carattere. No, c'è chi la chiama delusione.
Delusa di me, delusa per aver creduto per un attimo, che uno come lui potesse uccidere le mie tenebre e illuminare la mia vita.
Sono solo una ragazzina che crede nel principe azzurro. Una di quelle ragazzine che si commuovono leggendo una storia romantica.
-Ma sono altro!- mi ritrovai a sussurrare, e il suo sguardo si posa su di me velocemente.
« Coraggio, puoi farcela! » disse la mia vocina, che continua a spingermi nel parlare, nel mostrargli che non ero la classica ragazza con cui divertirsi. Rubare un bacio, e poi riportarla a casa come un pacco postale.

-Daniel- provai a dire, ma lui parlò nello stesso momento.
-Ascolta, io non sono adatto a te. Non sono l'uomo giusto. Ho fatto una cazzata; non avrei dovuto baciarti. Non avrei dovuto nemmeno portarti a Las Vegas. È meglio...- interruppe.
Avevo sempre letto nei libri, di quelle ragazze che sentono il cuore andare a pezzi, o che sentono il cuore strapparsi, perché il bello della situazione le lascia. Eppure io dovrei essere forte, non dovrei farmi abbattere da queste situazioni.
Io ho perso tutto.
Ho perso la mia famiglia, il mio ragazzo. Penso che un dolore come quello non lo proverò mai.
Sentirsi sola, abbandonato, persa. Ho già provato tutti questi sentimenti.
E invece niente è diverso, mentre ascolto il cuore piangere. È strano da spiegare; come se ogni parte del mio corpo volesse scappare, fuggire, correre lontano da tutto questo, da lui.

-FERMA LA MACCHINA!- urlai, prima che la mia mano togliesse la cintura, per poi aprire la porta.
-Che diavolo fai?- disse lui, frenando di scatto. Ne approfittai per scendere in quella strada buia.
-Julya sali in macchina!- iniziai a camminare sistemando la borsa sulla spalla. -Julya- provó a dire e si fermò davanti a me.
Ma ormai il danno era stato fatto, e io ero stanca di tutti questi abbandoni. Stanca di mettere la mia vita in mano a qualcuno, per poi trovarmi a combattere da sola.
Stufa di questa vita, che se la prende con me ingiustamente. Le lacrime iniziarono a scendere, e cercò di toccare il mio viso.
-Non toccarmi! Non sto piangendo per te, tranquillo- provai a dire, perchè sapevo che stavo mentendo in parte, visto che le sue parole erano state la goccia che fece traboccare il vaso! E il mio era davvero pieno.
-Vuoi che faccia finta che non ci sia stato niente? Bene!
Me ne torno a casa mia da sola! Non ho bisogno di te. Sai che c'è? Non ho bisogno di nessuno! Hai capito? Chi sta con me finisce per morire- Dissi puntando il dito sul suo petto.
-Tutti muoiono. Guarda! Indicai un punto dove c'erano dei fiori che erano morti ormai.
Sai dove siamo? Siamo dove tutti dicono che io ho ucciso la mia famiglia. Siamo nello stesso maledetto punto!- urlai, mentre mi muovevo ricordando le immagini sfocate di quella sera.

Lui provò ad avvicinarsi, ma io mi allontanai riprendendo a camminare, con la paura che si trasformava in rabbia.
-Julya io- mormorò.
-Tu cosa, Daniel? Hai detto che è meglio che ti dimentichi. Bene lo sto facendo, ma non venirmi a raccontare fiabe, perché non è il momento.- Aggiunsi, cercando di oltrepassarlo.
-Ti accompagno. Non puoi camminare per mezz'ora fino ad arrivare a casa tua!- Cercai di non lasciarmi scoraggiare, tornando a camminare, sentendo le sue parole alle mie spalle.
In questa parte della strada i lampioni non funzionano, dovetti prendere il cellulare, che iniziò a suonare per colpa della batteria quasi scarica. Cercai di illuminare, mentre i suoi passi dietro di me mi facevano sentire più sicura. Non so, qualcosa dentro di me mi ha sempre suggerito che chi ha ucciso i miei genitori e William non era un animale, come aveva detto lo sceriffo.
Io ho sentito qualcuno con me. Ho visto qualcosa di veloce muoversi tra i corpi.
Ho visto la mano di William scomparire davanti ai miei occhi.

Perché non ricordo? Perché, dannazione!
Mi fermai, quando sentii un rumore strano provenire da un punto imprecisato.
Cercai di illuminare in quella direzione, ma non c'era niente. Mi voltai cercando Daniel, ma anche lui era sparito. Non può essere di nuovo! Iniziai a chiamarlo, a puntare il mio telefono in ogni tratto di quella strada, ma niente, non c'era nessuno, solo silenzio.
-Daniel,Daniel- iniziai a urlare con tutto il fiato che avevo in gola, fino a urlare di paura, quando sentii qualcuno posare le sue mani alle mie spalle.
-Calma! Sono io, stai calma- disse, bloccandomi per non farmi muovere.
-Dov'eri, dove sei andato?- domandai, mentre mi stringeva sempre di più, cercando di calmarmi.
-Sono qui, sono qui!- rispose con tono calmo. Rimanemmo fermi fino a che non mi allontanai di nuovo.
Per un attimo avevo pensato di averlo condannato alla morte. Avevo rivissuto quella notte. Le mie urla ne erano la conferma, e il mio tremare, nonostante lui fosse davanti a me, mi ricordò che non avrei mai cancellato quella notte.
-Vado a prendere la macchina- disse.
Avrei voluto gridare di no, fargli capire quanto quella strada mi facesse paura. Ma come sempre, il suo corpo sparì dalle mie mani, lasciandomi sola con la mia paura più grande.
Cercai di rimanere ferma, di far finta di niente, mentre il mio orecchio sentiva ogni minimo rumore. Sentivo il cuore in gola, assieme agli attacchi di panico che stavano tornando! Iniziai a correre verso le luci della macchina che mi veniva incontro, e il mio cuore non smetteva di battere forte. Lui partì velocemente, come se avesse ascoltato i miei pensieri.


Una volta arrivati davanti a casa, sapevo che sarebbe stato l'ultimo momento dove sarei stata Julya per lui. No professore e studentessa. Scesi velocemente dalla macchina, prima di avvicinarmi per dirgli qualcosa. L'ultima cosa.
-La ringrazio professore, è stato davvero gentile da parte sua avermi ... - cercai di scacciare le lacrime, mentre la mia voce tremava.
-Julya- i suoi occhi mi guardarono in quel modo che solo lui sapeva fare.
-Le auguro una buona notte. Arrivederci.- dissi correndo verso casa, per poi entrare e chiudere senza guardare dietro di me.
Scivolai a terra, mentre il mio sguardo era rivolto verso il buio della casa, con dentro i miei fantasmi che mi aspettavano.
Sentii dentro di me un vuoto, e iniziai a piangere, quando la sua macchina partì, consapevole che una parte di me era con lui: il mio cuore!

ETKEN - l'ultimo Principe Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora