Capitolo 43

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POV Daniel:

Immaginate di aver visto tutto nella vita, di aver provato qualsiasi tipo di emozione, qualsiasi cosa che vi spinga a dire: non c'è più niente che possa interessarmi.
Io con lei ho scoperto nuove cose, lei è riuscita a cancellare ogni attimo della mia esistenza con quel perfetto corpo.
Nonostante la paura non mi abbia abbandonato, avevo paura di farle del male, paura di spingere troppo forte o velocemente. Per non parlare del sangue.

Ero in estasi, il profumo che emanava la sua pelle, l'odore delle gocce di sangue dal suo labbro.
Stavo per perdere il controllo, ho sentito i canini voler uscire, ma lei è riuscita a calmare la mia sete, la mia voglia di sentire il suo sangue nella mia gola.
Le sue parole d'amore sono state la mia àncora di salvezza, sono state quelle frasi a farmi tornare indietro da lei. E saranno quelle che mi spingeranno ad uccidere chiunque provi solo a toccarla, o addirittura portarla via da me.
Non permetterò a nessun umano, tanto meno a nessun ibrido, di prenderla. Lei ora è l'unica persona per il quale vale vivere.

«Ci siete tutti?» mi trovai ad urlare al mio esercito. Ibridi fedeli che hanno combattuto al mio fianco, che hanno condiviso ogni vittoria senza mai chiedere la gloria.
«Siamo qui perché avete giurato fedeltà al vostro principe . Sapete tutti che per legge non è accettato il tradimento. Ora, io vi chiedo: c'è qualcuno che mi sta tradendo?» urlai ancora più forte, mentre le facce dei miei uomini rimasero sorpresi da quella mia affermazione. Perfino Erman ed Enysa si guardarono tra di loro confusi. Del resto, chi era questo pazzo che si sarebbe messo contro il proprio principe?
I miei occhi si fermarono sul viso di Vicent che sembrava mostrare una finta calma.
«Bene. Se nessuno non si fa avanti non è un problema. Io so chi sei!» dissi guardando in giro.
Non era ancora giunto il momento di ucciderlo, perchè mi serviva ancora. Doveva consegnare l'ultimo messaggio per me a quell'arpia.
«Stanotte ci sarà la riunione con il consiglio.
Come tutti sapete, sono in possesso del "Kirrotu" il sangue maledetto.» Mentii per vedere se realmente Vincent sapeva che lei non era il sangue maledetto, ma come aveva previsto Jonas, quell'arpia di Leyla non aveva realmente detto a nessuno il suo vero piano.
«Dobbiamo proteggerlo!» le voci degli Ibridi fecero eco
«Mio signore, è pericoloso. Ci potrebbe uccidere, ed è meglio ucciderlo.» Urlarono alcune voci.
Scesi dal muro in alto. Anche Jonas fece lo stesso, per poi mettersi di fronte a Vicent che aveva smesso di sudare per la paura.
«Fermatevi. Ho detto che dobbiamo proteggerlo, ma fino a quando non vi darò io l'ordine di ucciderla nessuno dovrà farlo. Ricordate: IL PRIMO CHE OSERÀ SFIORARLA CON UN SOLO DITO SENZA IL MIO PERMESSO, VERRÀ CANCELLATO DALLA FACCIA DELLA TERRA. Sono stato chiaro?» chiesi, iniziando a muovermi in mezzo a loro, mentre tutti si inchinavano.
«Ora andate! Preparatevi per stanotte. E mi raccomando, non voglio danni in questa città!» aggiunsi, prima che tutti sparissero.

«Ma sei impazzito? Non puoi uccidere lei!»
«Erman, non dimenticare con chi stai parlando. E poi, questi non sono affari tuoi!» risposi scorbutico.
«Jonas ti prego, fai qualcosa! Prenderà una vita innocente.» Aggiunse Erman, provando a convincere anche lui.
«Mi dispiace, ma il principe ha ragione. Io avrei usato il suo sangue per altre persone.» Disse, rivolgendo lo sguardo verso Vicent.
«Stanotte chiederò al consiglio una "Ymestyn" . Ho dato la mia parola che l'avrei aiutata per vendicare la morte del suo amato e lo farò. Ucciderò io stesso il Kirrotu, per far smettere questa battaglia.» Dissi perentorio.
«Ma così morirai?» parlò Enysa.
«Andate ora! Erman, Enysa andate da lei, fra un po' uscirà dalla scuola.» Risposi, mentre ancora increduli sparirono.
Rimasi con Vincent che si guardava in giro evitando il mio sguardo, la sua mente cercava di pensare ad altro pur di non farsi beccare. Mi chiedo come lui possa essere cosi ingenuo, o stupido, da non ricordarsi che io riesco a scavare dentro la mente, trovando anche quello che pensi di aver dimenticato.
«Vincent, amico moi, ho bisogno che tu segua Leyla. Scopri i suoi piani, sei il miglior segugio che ho.» Dissi, sforzandomi a sorridere, anche se avrei voluto staccargli la testa con un morso.
«S-Sì, vado!» obbedì, prima di sparire.

Io e Jonas rimanemmo fermi per un po', in silenzio, finché lui non si avvicinò a me.
«Sicuro di non voler dire niente nemmeno a Erman ed Enysa? Si sono affezionati a lei.»
«Sì, sono ancora piccoli e inesperti. Non hanno mai avuto a che fare con una come Leyla. Non voglio che finiscano nella trappola come lui.»
«Pensi davvero che Vincent sia caduto nella trappola di Leyla? Oh, andiamo Dan, non ti facevo cosi ingenuo. Quel ragazzo vuole il potere, e chissà cosa gli ha fatto credere quella donna.»
«Non ha importanza. Una volta che gli comunicherà che voglio uccidere Julya, tutto verrà fuori stanotte.» Risposi fecendogli segno di uscire.
Il mio piano stava riuscendo, sapevo che lui avrebbe comunicato a Leyla il mio piano, e sapevo già in anticipo la sua prossima mossa.

Conosco Xavier da ottocento anni, abbiamo anche combattuto assieme per un breve periodo, conosco ogni sua mossa, ogni suo attacco, che avrà insegnato a Leyla da bravo mentore. Ma anche lei ha un punto debole, e questa notte tutto si mostrerà.
Iniziai a correre affiancato da Jonas per andare verso casa, ma decisi di fermarmi al ristorante italiano dove ci eravamo fermati la prima volta a Las Vegas. Ordinai delle cose da portare con me usando l'ipnosi.
«Uhm, hai preso anche per me?» chiese Jonas e lo guardai male.
«Da quando ti piacciono la pasta e le cose leggere?» chiesi prendendolo in giro.
«E tu da quando sei diventato cosi romantico?» mi dette la pariglia.
«Touché!» risposi ridendo, prima di muovermi in direzione verso casa.

Una volta dentro, decisi di sistemare la tavola velocemente, per poi andare a fare una doccia. Avere addosso l'odore di Jonas mandava in tilt i miei sensi. Decisi di fermarmi davanti al frigo che avevo in camera da letto, prendendo delle sacche di sangue per nutrirmi. Per fortuna, Louis era riuscito a mandarmene delle nuove questa notte. Mi appoggiai sulla poltrona aprendo la prima sacca, anche se i miei occhi erano attirati da una rivista di macchine. Iniziai a bere, quando i miei occhi si posarono sull'esile figura davanti a me. Era ferma, il viso bagnato, gli occhi freddi.
«Ju...» provai a dire, prima che il suo viso cambiasse sguardo mostrandomi il suo disgusto.

«È tutto vero, tu sei lui!»








Ymestyn= prolungazioni.

ETKEN - l'ultimo Principe Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora