CAPITOLO 2 (I, prosegue...)

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   Come un respiro.

   Ma quale buffonata si stava inventando? Da quando una stupida interferenza telefonica poteva sembrare un respiro?

   Rimase di nuovo in ascolto, ma la linea ora risultava completamente muta. La telefonata con Bob si era conclusa e non c'era motivo di richiamarlo dall'altra parte del pianeta, quello che dovevano dirsi era già stato detto.

   Se ne stette lì, fermo, con il satellitare tra le mani, ad osservare l'orizzonte lontano. Un soffio di vento gli scompigliò i capelli e l'odore dell'oceano lo investì, portando con sé minuscole goccioline salate.

   Sam non si era sbagliato. Da qualche parte il tempo stava prendendo una brutta piega e a giudicare dalla cattiva ricezione del telefono satellitare non si trattava di certo di un banale addensamento nuvoloso. Strano, molto strano che le acque che cullavano dolcemente Ocean Destiny non avessero ancora accennato ad incresparsi. Era quindi possibile che la perturbazione a nord fosse, e là vi rimanesse; del resto, in caso contrario, Sam o qualcuno dei suoi lo avrebbero avvisato. E poi non c'era assolutamente nulla di cui preoccuparsi, Ocean Destiny non era una di quelle carrette che troppo spesso gli capitava di incrociare da quelle parti, al largo delle Canarie e lungo le coste occidentali dell'Africa. Ottantasei metri di lunghezza e duemila tonnellate di stazza potevano considerarsi una buona garanzia nel caso in cui l'Atlantico avesse deciso di farli ballare per qualche ora, per non parlare dei quasi diecimila cavalli che avevano sotto i piedi, più che sufficienti per allontanarsi quanto bastava in brevissimo tempo.

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