CAPITOLO 2 (IV, prosegue...)

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   In piedi, accanto alla comoda poltrona in pelle che sembrava appena uscita dalla suite di un qualche hotel di lusso, Sam osservava scrupolosamente parte della strumentazione di bordo, annotando con tratto sottile e veloce qualcosa sui fogli di un quaderno.

   Era eccitante correre con lo sguardo su tutti quei monitor per poi soffermarsi sulla moltitudine di indicatori luminosi che parevano pulsare della forza vitale di Ocean Destiny. C'era persino un sistema di telecamere subacquee che monitorava costantemente il fondo dello scafo; le immagini che emergevano dalle acque illuminate da potenti fari erano di una nitidezza tale da avere dell'incredibile.

   Ocean Destiny era il meglio, Ocean Destiny non temeva nulla. Yacht come il suo probabilmente si contavano sulle dita di una mano in giro per i mari di tutto il mondo.

   Cosa ancora più importante, Ocean Destiny sapeva custodire i segreti.

   Sorrise e si avvicinò, affondando le mani nelle tasche dei morbidi calzoncini neri che indossava quando non c'erano ospiti a bordo. Sapeva benissimo che Sam lo aveva sentito entrare, ma il nero non si era girato. Era perfettamente nello stile dell'ufficiale Sam Mitchell. Il vecchio Sam lì dentro era, come dire... a casa sua, e la meticolosità di tutto ciò che faceva, necessariamente veniva prima di ogni altra cosa. Era proprio dentro la sala di comando, guardandolo lavorare, che capiva quanto la sua fiducia in Sam potesse considerarsi più che ripagata.

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