CAPITOLO 2 (II, prosegue...)

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   Tutto era perfettamente sotto controllo.

   Tutto sarebbe andato liscio, come sempre, esattamente come l'altra volta, proprio come quello stesso giorno di tre anni prima. Non sarebbe accaduto un bell'accidenti, nulla che lui non avesse pianificato o desiderato.

   Ed era naturale che fosse così.

   Salì i gradini che portavano al ponte di comando con il viso rivolto verso i confini dell'oceano, lontano in direzione nord ovest, dove cielo e mare si fondevano in un unico dipinto dalle accese tonalità celesti, screziate qua e là da livide nubi dense, effettivo presagio dell'arrivo di un vortice di bassa pressione. Da qualche parte là in fondo si nascondevano le coste orientali del continente americano. Gli piaceva il soffio del vento che gli strisciava sulla pelle del viso e tra i capelli castani, gli piaceva navigare e gli piaceva l'oceano.

   In particolare gli piaceva quella zona dell'oceano. Ed era stato probabilmente destino che... insomma, che fosse successo proprio lì.

   Si fermò per un attimo sul piccolo ponte superiore, ascoltando il lieve rumore dei suoi piedi scalzi sul costoso parquet di Ocean Destiny. Guardò giù, verso le acque scure e per un attimo tornò indietro. Aveva fatto bene, punto e basta. In fondo quella era stata l'occasione giusta e non aveva permesso che la situazione gli sfuggisse di mano.

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