CAPITOLO 2 (XI, prosegue...)

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   Invece ora tutto appariva diverso, molto diverso. Non c'era nulla che potesse, anche solo vagamente, somigliare ad un qualche pericolo.

   Le scure mani di Sam si posarono ai lati dello schermo che mostrava l'inquadratura della chiglia dello yacht, diversi metri sotto il pelo dell'acqua.

   Sembravano immagini di un mondo remoto e lontano. Lì sotto, tutto dava l'impressione di un'immobilità che doveva essere tale solo all'apparenza. Dei potenti fari tentavano di fendere, quanto più lontano possibile, un'oscurità liquida e consistente, ma con scarso risultato. La sensazione era che, diversamente da quanto sosteneva Sam Mitchell, anche sotto di loro non ci fosse nulla di cui preoccuparsi.

   Invece lui sapeva benissimo a cosa si stava riferendo Sam.

   <<Gli stabilizzatori non si sono più fermati da almeno un paio d'ore. E se mi permetti l'onestà, non ci sto capendo granché.>>, continuò il nero.

   <<Da quale direzione arriva? E come taglia la nostra linea?>>, volle sapere Lucas Oronowsky.

   <<E' proprio questo il punto che non mi piace. Non mi piace per niente. Non si tratta di una corrente vera e propria.>>, rilanciò Sam Mitchell con gli occhi in continuo movimento da una parte all'altra, ma che comunque tornavano puntualmente a fissare delle note trascritte con calligrafia precisa e pulita sul quaderno di fronte a lui. <<Ringrazio Dio che non si tratta neppure di due correnti distinte a profondità diverse, altrimenti saremmo davvero nei guai, stanne certo.>>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 16, 2017 ⏰

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