CAPITOLO 2 (VII, prosegue...)

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   Quel nero di bell'aspetto e dal fisico asciutto ne aveva viste parecchie in mare nel corso di tutta la sua vita. Del resto, iniziare all'età di quattordici anni sui mercantili delle più grandi compagnie marittime d'Europa al fianco del padre era stata una scuola che in pochi sarebbero stati in grado di reggere. Inutile chiedersi quali e quante difficoltà si fosse trovato ad affrontare. Lucas Oronowsky stesso ne sapeva qualcosa: quando sei in acque infestate dagli squali, non ti rimane che vendere cara la pelle e sperare che prima o poi si accorgano che la tua carne potrebbe rimanere loro indigesta si era ripetuto spesso dal momento in cui aveva scelto di affiancare Isaac Bender al timone di una delle più solide società di telecomunicazioni al mondo. Conveniva che quella massima calzasse a pennello al comandante del suo yacht, tanto più dal momento che il colore della sua pelle non lo aveva di certo aiutato.

   Conosceva bene la storia di Sam. Poche note al di fuori del lavoro e a parte un piccolo bastardo avuto da una ragazza sudamericana una decina di anni prima o poco più, tutto il resto poteva considerarsi spazzatura. Inevitabile che così fosse per qualcuno che aveva passato più tempo calpestando il freddo metallo arrugginito di navi di ogni genere che passeggiando sulla terra ferma. Nel corso degli anni, quello smilzo ragazzetto nero si era fatto uomo, attirando al tempo stesso antipatie ed attenzioni per le sue capacità. Il caso, il destino o la fortuna ebbero la meglio, e le attenzioni via via di ufficiali sempre più in alto nelle gerarchie di chi contava davvero fecero la differenza. In pochi avevano dato dimostrazione di saper vedere più lontano della punta del proprio naso quando si trattava di vivere una nave. E nessuno aveva il dono di vedere lontano come Sam Mitchell.

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