Batwoman: Mad soul (P.21)

33 5 0
                                    

Pov's Malerya

Malerya si versò un altro bicchiere di whiskey. Kate forse stava parlando un po' troppo, però era sinceramente colpita dalle sue parole.
< Teresa non sapeva nulla di questa faccenda. All'epoca importava poco anche a me. Mia madre era scomparsa da anni e io vivevo con la mia famiglia paterna, ogni giorno più sofferente. Tutto ciò che desideravo, a quel tempo, era una via di fuga. Fu quando mi resi conto che non l'avremmo mai avuta, che quella possibilità era preclusa a entrambe, che decisi di intraprendere questo percorso. Nessuna delle due famiglie era a conoscenza della nostra storia, e andava bene così: ci avrebbero ostacolate, altrimenti. Il fatto è che se non hai un aiuto economico, quella via di fuga diventa un miraggio, e per i soldi, a quell'età, puoi contare solo sui genitori.>
Fece una pausa per versarsi ancora da bere.
< Eravate minorenni, presumo. A che vi servivano dei soldi?>
< Volevamo andare a convivere. Sai, uno spazio tutto nostro, nessun contrasto nel dividere la casa con persone "estranee". Un posto da poter chiamare "tuo". Non era tanto una questione di libertà fine a se stessa, quanto di potersi sentire liberi nell'esprimere se stessi. Il sollievo che si prova quando ci si riesce. Un sogno infantile. Sai, di quelli sorretti solo e nient'altro che da castelli di carta. Ma allora eravamo giovani, speranzose e innamorate: tutto ci appariva possibile.>
Fece una pausa e fissò il vuoto. Iniziava a tornare alla mente il volto dell'amata, tutti quei ricordi felici sepolti nella memoria.
< Dunque, io e lei ci conoscemmo una mattina di ottobre. Era passato da poco il mio compleanno, io ero nello studio medico per conto di mio zio, sai quello che risulta nella casa di cura? Be' lui. Dovevo procurarmi delle ricette per le sue medicine e consegnare alcuni referti al suo medico di base, ma non avevo la minima idea di come fare. Era la prima volta che mi affidavano un compito del genere e lo studio era caotico. Ricordo che erano presenti pediatri, altri medici e almeno tre scrivanie con altrettante segretarie, molto indaffarate. Lei mi vide prendere tempo in sala d'attesa; era lì più o meno per lo stesso motivo. Si avvicinò a me e chiese se avevo appuntamento con il suo stesso dottore. Iniziammo a parlare... e fu semplice, so solo questo. Lei mi aiutò a capire a chi rivolgermi, poi disse che poteva comprendermi perché ci era passata tempo prima. Andammo a prendere il té, dopo.>
La strega si mise a ridacchiare.
< Considerando che eravamo ancora delle ragazzine, andava più che bene. Parlammo dei nostri parenti, della scuola, delle nostre vite, qualsiasi cosa. Era così naturale, solo due persone che chiacchierano.>
Malerya, per l'ennesima volta, si versò del whiskey nel bicchiere.
< Ricordo che scordai la mia cicatrice. Fu la prima persona a riuscirci, e ti assicuro che farmene dimenticare è un'impresa!>
Mandò giù anche il nuovo bicchierino di liquore.
< Era bello. Passare i pomeriggi al parco, in libreria, in giro per le vie del centro, e poi le sere estive in pizzeria, quel weekend al mare.>
Si asciugò in fretta una lascrima con la manica della maglia, prima che Kate se ne potesse accorgere.
< Però quello era il regno del nulla, destinato a finire. I suoi genitori lo scoprirono: avevano messo mano al suo pc di nascosto.
Era così furiosa, io così spaventata. Un giorno mi chiamò dicendo che aveva litigato coi suoi al telefono, che stava per continuare il litigio faccia a faccia perché era appena tornata a casa.>
Altra pausa, altro bicchiere.
< Le dissi di non rientrare in casa,ma che alternativa potevo offrirle? Corsi subito verso la sua abitazione, col cuore in gola, ma sentivo che il tempo stava scadendo. Il tempo della felicità stava scadendo.>
Fece un'altra pausa e si guardò attorno: il locale stava iniziando a svuotarsi.
< Come già sai, arrivai in quella casa troppo tardi. Avevo da poco ritrovato un vecchio libro di mia madre, ma averlo studiato un minimo non bastava. Non era sufficiente. Una volta lì trovai un cadavere e nulla più. La mia Teresa non c'era, non era più con me su questa terra.>
Si fermò ad asciugarsi le lacrime. < Se c'è una cosa che Yemel mi ha insegnato è che i morti non ritornano, Kate. I morti non sono più nulla. Perciò, dimmi, che cazzo stiamo facendo qui? Piangendo su due entità che ora sono nulla.>
Travasò quel che restava del contenuto della bottiglia nel bicchiere.
< La verità è che siamo patetiche.> Sussurrò, piena di amarezza.
Rigirò fra le mani la bottiglia di whiskey, osservandola.
< A quanto pare avevi ragione tu sul mio alcolico.> Borbottò con un mezzo sorriso.
Mandò giù anche l'ultimo bicchiere, poi disse
< Ma sai cosa? Anche se siamo patetiche, ad ogni modo sono felice che tu mi faccia compagnia. Almeno per ora, fino a che i miei esperimenti lo permetteranno.> Le sorrise. Uscirono dal locale che mancava poco all'alba.
Camminarono per un tratto, percorrendo una strada larga e poco frequentata per gli standard del quartiere. La zona in cui si trovavano, oltre ad ospitare il locale dove erano appena state, era il punto in cui erano concentrati diversi locali per ballare, quelli meno convenzionali.
Entrambe erano a dir poco attanagliate dalla nausea, ma Malerya insisté nel voler andare a comprare qualcosa di nutriente per la colazione di cui, lei ne era convinta, prima o poi avrebbero necessitato.
Mentre giungevano alla fine della via, dirette verso il negozio di ciambelle, Kate si voltò verso l'entrata sul retro di uno dei locali. La porta era stranamente aperta e non sorvegliata, probabilmente la dimenticanza di un buttafuori troppo occupato.
Dall'interno proveniva una musica metal potente e veloce, dal ritmo incalzante, ammaliante per un appassionato.
< Non è il mio genere ma direi che questa è buona. Sarei interessata a sapere di quale band si tratti.>
Malerya aveva riconosciuto il pezzo, fin troppo bene.
Le rispose osservando assorta la porta dalla quale il suono giungeva fino a loro, con un enigmatico mezzo sorriso sulle labbra.
< Questi sono gli "Arch Enemy", con "Yesterday is dead and gone".>

Pov's Kate

Kate ascoltò tutta la storia di Malerya rendendosi conto, ad un certo punto, di star respirando a stento. Aveva paura che la strega potesse avere un qualche ripensamento e smettere di parlare così apertamente con lei.

Ovviamente capiva il desiderio dell'amica di rivedere l'amata.

Appena finì di raccontare la sua storia si diressero entrambe verso un negozio di ciambelle alla fine della via ma a metà strada, Kate sentì della musica metal provenire dall'entrata di un locale non sorvegliato:

- " Questi sono gli "Arch Enemy", con "Yesterday is dead and gone".

Kate non ebbe il coraggio di entrare. Era come se ciò che stesse ascoltando, non averebbe avuto lo stesso sapore all'interno del locale.

"Sono bellissimi e questa canzone è magnifica. Una volta mi piaceva la musica metal, la ascoltavo di continuo."

Riprese a camminare affiancata da Malerya che, da quello che poteva notare dalla sua espressione, si allontanò controvoglia da quella musica che riempiva il loro lato del marciapiede e forse anche di più.

Arrivate davanti al negozio di ciambelle Kate ne prese quattro, due a testa.

"Non si combatte bene a stomaco vuoto; perlomeno questo è ciò che diceva Sun Tzu.".

Ripensava a quello che l'altra aveva detto mentre si incamminavano verso casa:

- "La verità è che siamo patetiche"

A Kate venne da sorridere.

Lo stesso carico di amarezza che Malerya aveva trascinato con se pronunciando quelle parole, si impregnò anche nella sua espressione.

"Noi siamo qui, e facciamo quel che facciamo, ben consce del fatto che sicuramente la tua non sarà fiera di te e la mia non avrà nulla da ridire."

Forse a quell'ora si poteva permettere di dire una cosa del genere.

"Siamo qui perché senza di loro ci è difficile vivere e, fintanto che saranno nell'oltretomba, non potranno contestare le nostre scelte.

Io preferirei parlare ad una persona viva, una che può rispondermi, piuttosto che guardare con disgusto una lapide rimpiangendo di non aver fatto tutto il possibile"

Kate passò il sacchetto contenente le ciambelle a Malerya;

"La verità è che siamo patetiche, si."

Si fermò un attimo, osservò le stelle come se cercasse qualcosa, un barlume di speranza per quella situazione disperata.

*Due contro un'intera città, sarà divertente, spero solo che lei ce la faccia a sopravvivere*

A Kate venne da sorridere ancora ma cercò di nasconderlo e riprese a camminare:

"Lo siamo perché non riusciamo a lasciare andare le persone che abbiamo amato più di noi stesse. Preferiamo percorrere la via più difficile: uccidere.

In tutto questo credo che sia un miracolo che tu possegga un barlume di speranza. Esiste al mondo qualcuno che può biasimarci? Dopo tutto quello che abbiamo visto, nessuno potrebbe riprenderci per le nostre scelte, nessuno ha visto ciò che abbiano visto noi.
Dire di essere patetica è come rimpiangere tutto ciò che hai fatto fino ad ora; è stupido e insensato, non ne vale la pena e sprecheresti solo tempo. "

Finito il lungo monologo Kate si rese conto di essere arrivata davanti casa.

Malerya non aveva fatto un fiato per tutto il tragitto: o l'aveva ascoltata e stava riflettendo su ciò che aveva detto oppure era talmente persa nei suoi pensieri che non aveva sentito una parola.

"Vai a dormire, la prossima volta solo Sambuca. Prendi il letto, a me va bene il divano."

Prima che Malerya potesse replicare, Katherine si tolse le scarpe e, dopo essersi stesa sul divano, si addormentò.

Batwoman: Mad Soul.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora