Capitolo 17 - La fine delle Sirens

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S: Poliziotti di Gotham, è giunto il momento della nostra ribellione. La nostra è una città civile, fondata su sani principi, libera. Possiamo permettere che venga ridotta in tale stato da due pazze criminali?!-
Disse Catwoman nelle fogne cercando di incitare le forze armate.
- Loro sono pericolose- continuò - anche se hanno molta più resistenza fisica e sanno far crescere piante velenose, non possono fermarci se siamo tutti uniti, e poi siamo di più, salveremo la nostra città e le chiuderemo dove meritano di stare-
A quelle parole la polizia cominciò ad esultare, si abbracciarono tra di loro e bevvero qualche birra, in attesa del momento giusto per uscire dal nascondiglio. Nel frattempo Ivy era divertita come non mai. Gotham era diventata una giungla, gli alti grattacieli erano nascosti da alberi ancora più alti e possenti, auto ed edifici pubblici anch'essi ricoperti da fitta vegetazione. Le metropolitane erano piene d'acqua. Harley sotto richiesta di Ivy aveva pure liberato tutti gli animali dallo zoo, anche quelli più feroci addestrandoli come aveva fatto con le iene che il suo puddin le aveva regalato. Tutti i cittadini erano chiusi nelle loro case, nessuno usciva mai, se non per cercare cibo, come farebbe chinque in un futuro post apocalittico, dopo che una bomba nucleare ha ridotto casa sua in un luogo pieno di scorie radioattive. E in effetti era come se fosse tutto quanto in un futuro post-apocalittico, tutto quanto sembrava essere surreale, assurdo. Harley cominciava ad annoiarsi.. Nessuno usciva mai di casa, Ivy se ne stava per i fatti suoi e Joker sembrava come essere in pensione. In quei momenti di completa solitudine non poteva fare altro che pensare a lui, e a come potesse passare le giornate senza creare caos. Inoltre non capiva come potesse aver tollerato il fatto che qualcuno avesse ridotto Gotham in quel modo e quel qualcuno non era lui. Erano le sette di sera circa, e come al solito il clown era il suo pensiero fisso. Era seduta con le gambe penzoloni sul cornicione di uno dei grattacieli più alti della metropoli-giungla, l'unico i cui alberi vicini non coprivano completamente il panorama visibile dall'alto, così Harley poteva godere della splendida vista di un tramonto con i suoi occhi celesti. Una lacrima le rigò la guancia sinistra, ma non la tirò indietro come era solita fare. A quella seguirono tante altre ancora. La famigerata Harley Quinn, la psicopatica regina-senza un re del crimine di Gotham, stava piangendo a dirotto. Lei stessa non riusciva a spiegarsi quelle lacrine eppure non poteva farne a meno. Piangeva per Ivy, che non vedeva ormai quasi più, piangeva per Joker, il cui sorriso era la cosa che le mancava più al mondo, piangeva per le sue Iene, Bud e Lou, che non vedeva da ormai una vita, piangeva per i suoi genitori, per suo fratello, piangeva per la vita che stava vivendo in quei momenti. La reputava vuota, ormai senza significato. Decise così di ricorrere ad un gesto estremo. Si mise in piedi con i suoi tacchi alti sul cornicione del grattacielo di 156 piani, guardò il sole, poi guardò in basso, chiuse gli occhi, e si lanciò nel vuoto. Durante la caduta non aprì gli occhi neanche per un secondo. Aveva intenzione di farla finita, riteneva che la sua vita fosse stata solo una lunga lista di errori, a cominciare dall'accettare il lavoro ad Arkham. Mentre il suo corpo era in balìa del vento, si sentì afferrata da qualcosa, che inspiegabilmente la trascinò a terra delicatamente. Qualcuno teneva ancora a lei, pensò.
I: Ma che cazzo stavi facendo?
H: Ivy...
disse Harley, legata ancora dalla liana che l'aveva messa in salvo.
I: Avevi intenzione di farla finita? Ma perchè? Ci divertiamo così tanto!
H: Forse tu, ti diverti!!!
Rispose Harley alzando il tono, trasformando le sue parole in delle urla isteriche.
Non c'è niente qui, per me. -continuò, con le lacrime agli occhi-  non so più niente del mio Joker, tu te ne stai sempre per i fatti tuoi, che senso ha la mia vita, eh?
Ivy non ebbe il tempo di rispondere, che un forte rumore le interruppe. Si girarono contemporaneamente verso un tombino che si stava aprendo. Da lì usci una cinquantina di poliziotti armati, guidati da Selina.
S: Salve ragazze. - disse quest'ultima, togliendosi la mascherina nera in latex con le orecchie da gatto. Sciolse i lunghi capelli castani, e si diresse verso Ivy e Harley come arresa, triste. Appoggiò una mano sulla spalla della rossa, poi, le abbracciò entrambe. Le altre due criminali ricambiarono affettuosamente l'abbraccio. Selina le lasciò e, girandosi verso i compagni usciti dalle fogne, annuì con la testa. A quel punto ogni swat presente accerchiò le due ragazze puntandogli contro pistole e fucili di ogni tipo. Selina posò di nuovo lo sguardo su di loro  ghignando, poi disse quasi sussurrando:《 adesso siete fottute. 》

Alter - ( Joker & Harley #Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora