Capitolo II
Vino bianco, fiori e vecchie canzoni.Firenze, 21 Luglio 2016
Non so come è potuto succedere, ma Ignazio mi scrive ogni giorno.
La sera del concerto ha iniziato a seguirmi, dopo che Maria gli ha inviato la foto, le idee pazze di Maria, sa quanto mi piace quel ragazzo.
Lei che è andata il giorno dopo sotto l'hotel e io sono rimasta a casa a far nulla, perché pensavo, e potevo andare anche io e non fare l'imbecille.Ormai sono 20 giorni che ci sentiamo con Ignazio , mi parla un po' di tutto e da qualche giorno mi ha chiesto anche il numero di telefono per sentire la mia voce.
Non abbiamo mai parlato della sua Clara, preferisco tenerla fuori da noi, e dal nostro parlare, voglio tenermi Ignazio come amico, anche se l'ho sempre visto come il mio uomo ideale, ma non sarebbe giusto, e poi io non ho nulla da offrirgli.
Non appena esco dalla caldissima sede di lettere in Piazza Savonarola passo accanto ad un cestino e butto dentro tutte le dispense e le fotocopie.Finalmente estate.
Mi squilla il telefono mentre sto per aprire la porta di casa.
"Mamma ti stavo per chiamare, sto tornando ora a casa."
Dico rispondendo senza guardare.
Una risata cristallina e mi blocco lasciando cadere la bottiglia d'acqua a terra.
"Come è andato l'esame?"
Mi chiede Ignazio mentre continua a ridere.
"Bene.... scusa ho risposto senza guardare."
Gli dico raccogliendo la bottiglia da terra e aprendo il portone di casa.
Golia viene ai miei piedi e miagola, mentre Ignazio continua a parlare al telefono, parla un sacco, mi racconta la sua giornata.
"Allora i tuoi esami sono finiti?"
Mi chiede una volta che sono stesa a pancia in giù sul divano.
"Si, sono finiti. Finalmente."
Dico guardando la mia casa libera,senza le ragazze.
"Allora ci vediamo stasera per festeggiare."
Mi dice tranquillo.
"Che?"
Chiedo in un acuto balzando dal divano.
"Vengo a Firenze, da Bologna è vicino."
Dice lui tranquillo.
"Ma sei impazzito?"
Chiedo mentre Golia mi fissa.
"No, mandami il tuo indirizzo, tra poco arrivo."
Mi dice chiudendo la chiamata e lasciandomi nel panico.
E ora? Sono indecente, non dormo da 3 giorni sono sfatta completamente.
Lo richiamo.
"Ignazio davvero, non penso sia il caso. Clara...."
Inizio a dire, tirandola in ballo per la prima volta.
"Clara è a casa sua, poi vengo a cena da un'amica, ma se vuoi torno indietro."
Ha la voce arrabbiata.
"Non voglio crearti problemi, e non mi va di uscire."
Dico più calma.
"Va bene, ho capito. Non vuoi vedermi, inutile girarci intorno, ero quasi al casello ma mi volto."
Mi dice.
"Via Bonifazio Lupi,ma devi lasciare la macchina in via Santa Caterina d'Alessandria."
Dico arrendendomi, in realtà ho tanta voglia di vederlo anche se questa cosa mi fa assolutamente tanta paura.
"Se non hai voglia di vedermi non fa nulla, non mi pesa tornare indietro."
Mi dice, ma sento il suo sorriso aprirsi, nella voce.
"Fai come ti pare. Conosci già il mio cognome, lo trovi sul campanello."
Dico staccando come ha fatto lui.
Mi infilo sotto la doccia di corsa e mi do una lavata, butto tutti i libri e i vestiti sporchi in camera di Diletta e spazzo il soggiorno e la cucina mentre ascolto Sweet child O' mine dei Guns n'Roses.
Metto le prime cose pulite che trovo. Il completo nero di intimissimi e un vestito accollato e semplice, i capelli umidi si asciugano al caldo di casa.
Le finestre aperte fanno corrente d'aria e si respira in casa.
Dopo mezz'ora sento suonare al campanello.
L'ansia mi attanaglia lo stomaco.
"Chi è?"
Chiedo con la voce che mi trema.
"Il lupo cattivo."
Mi risponde.
Scuoto la testa.
"Quarto piano, l'ascensore non funziona."
Dico poi aprendo e aprendo il portone, aspettandolo li.
Arriva affannato.
"Devo far vedere queste scale a Piero, altro che squat."
Mi dice appena arriva.
Io sono un po' imbambolata, è la prima volta che lo vedo così. Camicia bianca sbottonata, jeans, espadrillas e fronte imperlata di sudore.
"Ciao."
Dico in un soffio.
Lui mi abbraccia.
"Ciao Daphne, però sciogliti, non sono Ignazio del volo, sono Ignazio il tuo amico, quello stupido."
Mi dice facendomi ridere.
"Ecco ora va meglio, questi sono per te."
Mi dice passandomi un mazzo di ranuncoli rosa e bianchi.
"Ma questi?"
Chiedo sconvolta mentre lui resta coi fiori a mezz'aria.
"Sono per te, per i tuoi esami."
Mi dice.
"Non dovevi. Grazie sono bellissimi."
Li prendo e lo faccio entrare.
"Mettiti comodo, cerco un vaso, Diletta dovrebbe averne uno in camera."
Dico sorridendo e sparendo, oddio anche i fiori.
Torno col vaso mentre lui è seduto sul divano e smanetta sul suo cellulare.
"Eccolo."
Dico mostrando il vaso, porto nel nostro piccolo salotto il vaso pieno d'acqua dove immergo i fiori.
Poi mi siedo sul bracciolo del divano accanto a lui leggo quello che c'è scritto sul telefono è un messaggio di Clara e lui gli risponde "Sono stanco vado a letto presto. Tu fai la brava fuori." E uno smile col bacino, faccio finta di essere distratta dai fiori.
"Allora? Ti piacciono?"
Mi chiede indicandomi i fiori.
"Si, sono bellissimi, grazie."
Dico sorridendo.
"Solo che sei capitato male, non c'è la cuoca di casa, perché sono sola soletta per quindici giorni, quindi ho tutta roba congelata."
Dico a Ignazio. Sono una pessima cuoca.
"Ma tu hai uno chef. Se non ti secca cucino io, altrimenti chiamiamo un ristorante e ordiniamo da portare qua, o usciamo."
Mi dice lui.
Sono ancora legata.
"Come vuoi."
Dico, non vorrei essere sgarbata, io non ho intenzione però di pagare un monte di soldi nei suoi ristoranti.
"Mi mostri cosa hai in casa?"
Mi chiede poi alzandosi.
"Si, vieni. Scusa il disordine, è periodo d'esami."
Dico a Ignazio, visto che è tutto per aria.
Si spinge in cucina.
"Apri tutti i mobili e serviti di qualsiasi cosa, la spesa viene fatta sempre condivisa."
Dico una volta entrati.
Lui senza farsi problemi gira tra i mobili e raggruppa un cumuletto di roba.
"Allora, io proporrei uno spaghettino, tonno capperi e olive nere e come secondo cotolette di pesce e verdura grigliata che faremo in padella."
Mostrandomi il mio misto di verdure grigliate surgelate della coop.
"Va benissimo chef. L'aiuto?"
Chiedo.
"No, ancora è presto. Cuciniamo tra un po'?"
Mi dice lui guardando l'orologio.
Faccio cenno di si, lui inizia a raccontarmi aneddoti dei vari concerti fin quando il suo telefono prende a squillare.
Mi fa cenno di un attimo e si alza, parla velocemente, non capisco molto e cerco di farmi gli affari miei, fissandomi le unghie.
"Bene, che ne pensi di cucinare un po'?"
Mi chiede chiudendo la chiamata.
"Bell'idea."
Dico sorridendo.
"Dimmi che hai del vino."
Mi dice mentre versa le latte di tonno in padella.
"Dovrebbe esserci qualcosa."
Mi volto verso la dispensa grande e scosto la tenda, e tra le mille birre trovo una bottiglia.
La prendo e la mostro.
"Sarai abituato a roba migliore, ma ho solo uno chardonnay bianco di bassissima qualità"
Dico posandolo sul tavolo.
"Andrà benissimo."
Mi dice accendendo i fuochi sotto l'acqua della pasta e il tonno.
Sorrido e prendo il decanter e due calici.
Verso il vino, dopo averlo stappato, nel decanter e metto la tovaglia sul tavolo.
Poi recupero il vaso dei fiori e lo porto in cucina lo metto sul tavolo.
"Ceniamo qua, va bene?"
Gli dico, mentre lui mescola il tonno con i capperi.
"Si, benissimo."
Dice distratto.
Prendo il mio Ipod e lo attacco alle casse che abbiamo in cucina e si spande in cucina una vecchia canzone di Mina che mio padre mi faceva ascoltare da piccola.
"Amo Mina."
Mi dice lui canticchiando.
"Assaggia."
Mi mette davanti al muso un pezzo di tonno.
Lo prendo dalla forchetta.
"Mmmh, non pare tonno in scatola."
Gli dico fissandolo.
"Sono uno chef nato io."
Mi dice facendomi scoppiare a ridere.
Finisco di apparecchiare e lui impiatta.
Si sente a casa, lo vedo da come si muove. Mi porge il mio piatto.
"Ha un aspetto meraviglioso."
Dico.
Lui sorride e mi porge il calice,per brindare.
Finiamo di cenare e ci trasferiamo col vino sul divano, lui beve il suo di colpo e lo imito.
Fa un caldo imbarazzante, si suda da morire.
Sono con quello che considero da anni il mio uomo ideale e sudo come un maiale, bello, davvero bello.
Parliamo un sacco, come facciamo al telefono, mi sono sciolta, averlo accanto è rassicurante e mi piace da morire la sensazione di benessere che mi da.
Mi alzo per andare a posare i calici in cucina, ma Ignazio mi tira sul divano, cado accanto a lui, non capisco nulla, si avventa sulle mie labbra.
Sono morbide e corpose.
Le schiude subito e lo lascio fare, mentre piano piano scivoliamo sul divano da sdraiati.
Si stacca piano e riprende subito dopo, mettendo le mani sui miei fianchi.
Ripenso a Clara e mi blocco.
"Scusa."
Mi chiede lui.Quella mi sta sul culo dalla prima volta che l'ho vista con quel capelli da strega che ha.
Tiro Ignazio dalla nuca e lo bacio accarezzandogli la nuca e scompigliandogli i capelli, sognavo di farlo da non so neanche io quando.
Incrocio le gambe intorno alla sua vita mentre continuiamo a baciarci, non avrei mai detto fosse successo, pare così innamorato di Clara dall'esterno, sempre sorridenti, lei sempre dietro a lui. E invece si scoprono gli scheletri nell'armadio.
Sento il membri di Ignazio gonfio sbattermi sul ventre.
"Ci spostiamo in camera?"
Gli dico tra le sue labbra.
Lui non se lo fa ripetere due volte, mi mette le mani dietro la schiena e si alza con me attaccata a lui come se fossi una scimmietta bengalese.
"La stanza dritta sul corridoio."
Dico mentre gli bacio il collo attenta a non lasciargli segni.
Arrivati in camera mi butta sul letto e mi bacia, poi va ad aprire la finestra, chiude gli scuri e lascia aperto per far circolare aria mentre mi allungo al comodino e clicco play sulla playlist del mio Mac.
Nella camera si spande Liù degli Alunni del sole, io e la mia fissazione per le canzoni datate.
Ignazio leva la maglia e si stende accanto a me.
Non ci penso due volte, salgo a carponi su di lui e levo il vestito in un colpo solo, lo vedo perplesso.
Porta le mani sul mio seno, sento il capezzolo destro indurirsi così tanto da farmi male, do un mugolo e lui stringe.
Passiamo dalle carezze ai fatti.
"Se non hai profilattici e ti fidi, io prendo la pillola."
Gli dico quando sto per scoppiare, vorrei essere già un tutt'uno con lui.
"Ho un profilattico nel portafogli."
Sparisce in cucina e ritorna nudo, entra nella penombra della mia stanza, mi pare un sogno.
Srotola piano il lattice sul suo membro e getta l'involucro nel cestino.
Inizia a baciarmi mentre mi accarezza in mezzo alle gambe, entra piano, accarezzandomi e cullandomi tra le sue braccia, come se fossi delicata e mi facessi male a stare con lui.
"Ignazio, non è la mia prima volta."
Gli dico mettendo le mani sul suo sedere.
Mi fissa e fa un sorriso sghembo che bacio e inizia a dare spinte più consistenti e affondi degni di nota.
Vengo urlando come una forsennata, così magari la tipa del piano di sopra lo capisce che fastidio da ad una certa ora, mi prendo la rivincita.
Ignazio si accascia su di me col respiro pesante.
Dopo poco si stacca e si mette seduto.
"Dovrai dividermi per un po' con lei."
Mi dice.
Lo fisso.
"Non guardarmi così, non posso lasciarla così dal nulla."
Mi dice.
"Lasciarla?"
Gli chiedo.
"Si, lasciarla."
Mi bacia.
"Ora, posso fare una doccia, devo ripartire, alle sei arriva in aeroporto a Bologna."
Mi dice lui.
"Si. ti porto l'asciugamano pulito in bagno."
Dico sorridendo in modo tirato.
Non ho capito che significa tutto ciò, ma il sesso con lui era proprio come lo immaginavo.
Una volta finita la doccia si riveste, mi bacia per un tempo più o meno infinito e mi saluta.
"Ci sentiamo domani. Riposa."
Mi dice sull'uscio prima di uscire da qui.Et voilà.
E ora?
Lascerà Clara secondo voi? Come andrà?
Fatemi sapere...
Baciiii 💋
STAI LEGGENDO
Se a mani vuote di te non so più fare |Ignazio Boschetto| COMPLETA
FanfictionIl triangolo no, o meglio si, l'avevo considerato, ma forse Ignazio no, non aveva mai pensato ad un triangolo. L'insoddisfazione che giorno dopo giorno gli regala Clara lo porta ad abbassarsi a comportamenti poco etici, che lo faranno rialzare poi...