Capitolo 17 Se per errore chiudi gli occhi e pensi a me

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Capitolo XVII
Se per errore chiudi gli occhi e pensi a me

Firenze 14/07/2017

Ci siamo lasciati a Milano con un "pensami" soffiato tra le labbra.
Ora tra Clara e gli impegni di lavoro dobbiamo vederci da poco meno di un mese, e non riusciamo neanche a sentirci tanto spesso, perché sta sempre con Clara, anche le mail sono diminuite.

É già passato un anno da quando mi ha vista per la prima volta e non è ancora passato un anno dal momento in cui siamo stati insieme.

Sono a casa sul divano a preparare gli esami, e ho bisogno di distrarmi, ho provato a inviare due mail a Ignazio, ma nessuna risposta, sono da due ore che attendo e ho mangiato mezzo frigorifero.

Mi sono seccata di aspettare, c'è il ragazzo del piano di sotto, il figlio della proprietaria del palazzo che mi saluta dalla finestra di cucina, mi indica la moka.
Gli faccio cenno di si.
Mi do una sciacquata veloce e scendo a casa sua, è una casa monumentale antica.

"Finalmente riesco ad invitarti per il caffè."
Mi dice salutandomi.

"Già, finalmente."
Sorrido.
"Ma sono venuta a mani vuote."
Dico ridendo.

"Tranquilla, è stato un invito veloce e furtivo."
Mi fa accomodare nel salone di casa sua, sul tetto ci sono gli affreschi.

"É bellissimo qui."
Dico.

"Porto il caffè."
Mi lascia sola in sala mentre guardo una vetrina piena di ceramiche e sono rapita dagli affreschi sul tetto.

Entra lui con un vassoio pieno di dolci e due tazzine con disegni cinesi.

"Vieni, si fredda altrimenti."
Gli sorrido.

Mi siedo su una sedia che è così bella che solo poggiarci il culo mi dispiace.

"Mia sorella stamattina aveva preso un vassoio di paste e dolci, spero ti piacciano."
Mi dice.

"Si, grazie, in periodo d'esami mangio anche i mobili."
Mentre lo dico lui scoppia a ridere.

Beviamo il caffè mentre parliamo del più e del meno,è piacevole come persona lui, molto più di sua madre, che nonostante la casa i miei me l'hanno comprata lei ha comunque da sindacare sul palazzo che è suo.

"Vieni, ho acceso il condizionatore di la, qui con gli affreschi non si può."
Mi dice vedendomi evidentemente accaldata.

Lo seguo in un'altro salone, questa casa è il doppio della mia.

Ci fermiamo in chiacchiere sul divano, dopo poco porta una bottiglia di prosecco e iniziamo a bere, un bicchiere per volta, con il condizionatore e quel prosecco fresco pare di essere in paradiso. Questa stanza è più moderna di quella precedente, siamo su un divano di pelle color cognac e in questa camera vi è una libreria enorme e uno scrittoio.

Mi alzo per vedere un po' i titoli in quella libreria, poco dopo mi sento cingere la vita, e sento il respiro caldo di Alarico sul collo.

"Ti piacciono i libri?"
Mi chiede soffiandomi nell'orecchio.

"Abbastanza."
Dico ubriaca dal prosecco.

"Puoi scendere per leggerli quando ti pare."
Mi dice facendomi voltare e sbattendomi contro la libreria, prima di alzarmi il viso verso il suo.

Lo guardo piena di vergogna, abbasso nuovamente lo sguardo.

"Dovrei andare mi sa."
Gli dico a bassa voce, con la testa che mi gira.

Lui non pare ascoltarmi, e sento la sua mano tra le mie gambe, preme sul mio clitoride strappandomi un piccolo gemito e prende a baciarmi poco dopo. E non so perché sto al suo gioco, ricambio il bacio e allargo le cosce.
Mi prende di peso e mi posa sul divano. Scende i miei pantaloni leggeri fino alle caviglie e scosta il mio tanga mentre infila un profilattico.

Mi entra dentro, e sento di non volerlo, quando provo a muovermi mi blocca le braccia tenendomi dai polsi e affonda in me.
Non è per niente piacevole, tutto questo è la cosa più brutta che abbia mai fatto in vita mia. Mugolo per il dispiacere, e chiudo gli occhi per non vedere il suo viso avvolto in un'aura di piacere. E proprio il chiudere gli occhi è un errore, perché quando chiudo gli occhi vedo davanti a me Ignazio, ha una faccia schifata e non mi guarda nemmeno.

Urlo, urlo più forte. Urlo tanti no, uno dopo l'altro e sento Alarico fermarsi.
Mi accarezza la testa.
Mi sottraggo alla sua carezza, singhiozzando. Mi sollevo i pantaloni e recuperando il mio borsello esco da quella casa, in lacrime e con il singhiozzo che mi smuove il petto.

Scusate l'attesa!
Baciotti LilM

Se a mani vuote di te non so più fare |Ignazio Boschetto| COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora