Capitolo 15. Stelle una sola ce n'è

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Capitolo XV
Stelle una sola ce n'è

Milano  18/06/2017

Aveva detto che non sarebbe mai più venuta in trasferta, ma questa volta non ha resistito, Daphne. Era da un po' che dovevamo vederci. Più di un mese. Anche se è Giugno e ci sono gli esami, lei è stata felicissima di raggiungerci a Milano. Ha una camera pagata per lei ma dorme con me. Si sente anche più tranquilla così può rientrare anche mentre io sono in atelier per le prove e non dobbiamo litigare sul fatto che lei vuole uscire ma non può.
Clara ha un corso di aggiornamento per il concorso di abilitazione che ha fatto lo scorso anno, e sono libero.
Daphne mi manda un messaggio quando arriva in hotel e scendo, davanti alla sua stanza busso lievemente alla sua porta.

"Chi è?"
Chiede lei con la voce incerta.

"Apri."
Le dico con voce piena.

Apre piano, è struccata e ha le occhiaie.
Entro e abbracciandola le do un bacio sulla testa.

"Sei distrutta."
Le dico mentre la stringo.

"Per venire ho studiato giorno e notte. Anche ora in treno. A Firenze non si respira."
Mi dice lei con la voce da mocciosa.

"Mi sembri Franz con sto studio."
Le dico ridendo.

"Lui almeno ha una buona media, io ne ho una pessima."
Si stacca appena.
"Farei una doccia, non c'era l'aria sul treno."
Mi dice.

"Posso accompagnarti?"
Le chiedo sbattendo gli occhi.

"Dove?"
Mi chiede lei stralunata.

"Nella doccia."
Dico io sorridendo.

"Mmmh..."
Dice lei con la faccia poco convinta.

"Ti aspetto in camera se non ti va."
Gli dico urtato.

Lei alza le spalle, mi volto per andare in camera.
La sento di colpo di peso sulle spalle, mi stringe le braccia intorno al collo e le gambe intorno alla vita baciandomi tutta la guancia.

"Sei un permalosone."
Mi dice mentre continua a darmi bacetti per la guancia.

"Vai a fare la doccia."
Le dico facendo l'offeso. Ma continua a baciarmi e darmi leccatine sul collo mentre mi accarezza piano il petto.

"Ti sciogli?"
Mi chiede lei.

Le sciolgo l'abbraccio e le gambe.
Lei mi guarda e la spingo violentemente al muro. Mi guarda stranita e la tiro su, tuffandomi sulle sue labbra, tirandole la maglia. Si stacca per levare completamente la maglia. Le guardò il seno, mi pare più pieno.

"Che hai fatto?"
Le chiedo toccandole il seno destro.

"Che?"
Mi chiede.

"Hai le poppe grosse."
Le dico.

"Sono in ovulazione."
Mi dice lei slacciando il ferretto.

"Beddamà. Sempre dovresti averla."
Gli dico.

"Cretino."
Mi dice dandomi un buffetto.

La bacio zittendola. Le infilo una mano tra le gambe, scatta in avanti non se l'aspettava. Mi da una testata.

"Ahia."
Mi dice dandosi la mano in fronte.

"Hai proprio la testa dura, come minimo mi esce un bernoccolo e dovrò dire che ho sbattuto alla porta di notte."
Gli dico.

"Si e poi pensano che la tua fidanzata ti picchia e tu la copri inventando scuse."
Ride lei mentre si tiene la fronte.

"Tu mi picchieresti mai?"
Le chiedo.

"Con quella faccia da orsetto abbandonato? Dovrei essere proprio una strega cattiva per picchiarti."
Mi dice baciandomi piano la mandibola.

Mi tira piano in bagno, odia sentirsi appiccicosa e odia non essere fresca. Le piace proprio la freschezza, a livelli esagerati, ha una fissazione per le docce e le lavatrici ne fa infinite. Leva le mutandine in cotone e si infila nuda in doccia aprendo il getto.
Dall'intimo non si aspettava questa mia visita.
Mi spoglio e la seguo, lei è già insaponata.

"Non ce la fai proprio a non lavarti per più di dieci ore vero?"
Le chiedo, e lei ride.

"É una mia fissazione, mi sento appiccicosa e puzzolente."
Dice ridendo.

Sciacqua e insapona anche me, mi bacia il petto mentre la palpo un po', poi chiude il rubinetto ed esce, si asciuga velocemente al telo e mi passa l'accappatoio.
Pettina i capelli davanti allo specchio e si piega per raccoglierli in un turbante, in modo da farli asciugare.
Le vado dietro e le bacio la schiena, sciogliendo il telo che era legato sul seno. Continuo a baciarle la schiena per tutta la colonna vertebrale.
Si alza piano dalla posizione in cui era e sorride, la vedo attraverso lo specchio che mi sorride e poi mi fa la linguaccia.
La stringo e le guardo il tatuaggio che ha in mezzo al seno, continua a non andarmi giù ma lei lo adora.

"Ancora lo guardi con quella faccia?"
Mi chiede lei ridendo.

"Si, non mi piace."
Le dico.

"A me si."
Mi dice infilando la mano nell'accappatoio e facendosi sentire.

Deglutisco mentre lei lavora piano, non avevo capito, pensavo non le andasse.

Mi sciolgo e lei mi sorride. Levo l'accappatoio e la bacio sulla spalla, lei chiude gli occhi e deglutisce.
Leva la mano da me e si posa sul lavandino, sporgendosi in avanti, apre appena le gambe e mi lascia il via libera. Non è pronta, l'accarezzo un po', dolcemente.

Entro piano dentro lei e si spinge verso di me con un gemito roco.
Dopo qualche minuto si sfila e sale sul lavandino aprendo le gambe e tirandomi verso di lei.
Le do le ultime spinte mentre lei sta in bilico sul lavandino a mugolare il mio nome e io gioco col suo seno.
Viene tremando e chiamandomi sottovoce, con qualche picco acuto ogni tanto, mi abbraccia e si posa sul mio seno.
Ha il fiatone e non si stacca mentre sono ancora dentro lei.
La prendo da sotto il sedere e la porto di la. Con una mano smantello il letto e la poso li. Vado a chiudere le tende mentre lei mi fissa con gli occhietti del sonno. Le vado accanto e mi stendo accanto a lei, lasciandole prendere sonno.
Ci copriamo col lenzuolo e la vedo cadere in un sonno profondo, spero che così le sue occhiaie possano andare via.

Le lascio un biglietto accanto al telefono, io devo andare in atelier, e torno un po' tardi così quando si sveglia sa cosa fare.

♥️

Se a mani vuote di te non so più fare |Ignazio Boschetto| COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora