Capitolo 16. Che mi può dare. . .

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                  Capitolo XVI

- Che mi può dare la misura di un amore-


Milano 18/06/2017


Ho dovuto lasciare Daphne sola anche per la cena, perché mi hanno incastrato in una cena con Armani in persona.
Mi sento in colpa, ha ragione a sentirsi male quando la porto in trasferta con me.
Torno in camera e provo a telefonarle e non ricevo risposta, provo ad andare a bussare ma nessuna risposta. Mi faccio coraggio e scendo alla hall.

"Salve, sa dirmi se la signorina della camera 159 è in camera?"
Chiedo

"No, la chiave è qui."
Mi dice.

"Ah, ma la camera è occupata o è andata via completamente?"
Le chiedo.

"No, sarà uscita. Io ho attaccato ora ma abbiamo ancora i suoi documenti."
Mi risponde la ragazza con un sorriso smagliante.

"Va bene grazie, il mio amico era un attimo preoccupato per sua cugina, a volte prende i bagagli e va via."
Dico ridendo alla receptionist.

Vedo entrare Daphne, un'auto nera l'ha lasciata davanti alla porta e lei si spinge nell'hotel.

"Oh eccoti. Piero era in pensiero, non rispondevi al telefono!"
Le dico

"Oh, sono uscita per cena e torno ora, lui si fa gli affari suoi."
Mi dice lei atona.

Prende la sua chiave e saluta la ragazza andando verso l'ascensore.

"Grazie, ora l'accompagno."
Dico indicando Daphne.

In ascensore la fisso, ha uno shorts di jeans tutto sfrangiato sulle gambe nude, le converse e un top che le copre appena il seno ma non fa vedere quell'orrendo tatuaggio che ha e un non so cosa, pare un accappatoio di seta nero tutto a frange addosso a coprirla.
E' truccata scura, rossetto rosso scurissimo, occhi neri e pelle bianca.

"Scusa, Michele mi ha costretto a restare a cena."
Le dico.

"Non preoccuparti, ho cenato con degli amici di Milano."
Mi dice lei.

L'ascensore si ferma al suo piano.

"Mi strucco e ti raggiungo."
Mi dice.

"Va bene."
Le do un bacio su una guancia e la lascio uscire dall'ascensore.

Continuo la mia corsa verso camera, arrivato al piano apro la porta e accendo un po' l'aria condizionata per rinfrescare l'ambiente.
Lei era abbattuta e sbattuta, forse avrà bevuto o fumato. Spero salga.

Mi chiama Clara per raccontarmi la sua giornata, mi tiene un po' al telefono, mi fa pensare che Daphne non salirà, e non posso darle torto, ne colpa.

Mentre sto per chiudere con Clara sento bussare alla porta.

"Amore, ci sentiamo domani, mi bussa Barbara dal muro di camera sua, domani abbiamo una giornatina pesante."
Le dico, lei non fa domande, mi saluta e chiudo la chiamata.

Vado alla porta, Daphne è stanca in un pigiamino a strisce bianco e nero, con un panda sulla maglia.

"Ciao, entra."
Le dico sorridendo.

Lei non se lo fa ripetere due volte, entra e va per diretta in camera, senza aspettarmi, si siede sul letto tirando al petto le ginocchia.

"Cos'hai?"
Le chiedo mettendomi vicino a lei.

"Ma nulla."
Mi dice lei sorridendo appena.

"Scusa, non volevo lasciarti, sei di malumore perché sono andato a cena e non sono tornato?"
Le chiedo.

Se a mani vuote di te non so più fare |Ignazio Boschetto| COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora