Capitolo 12. Che fretta c'era se fa male solo a me

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Capitolo XII

Che fretta c'era se fa male solo a me.


Firenze 09/04/2017



É Domenica, questa volta le ragazze sono rimaste qui, nonostante sia Domenica delle Palme, abbiamo deciso di festeggiarla insieme, perché poi non ci vedremo per dieci giorni.

Siamo state a messa, dalla piccola chiesina di San Barnaba siamo arrivate con la processione a San Lorenzo, poi ci siamo fermate in via Faenza per un super aperitivo al Caffè Sabatino, lo spritz migliore del mondo!

Molto allegre torniamo verso casa, ridendo e prendendoci in giro bellamente, adoro Diletta e Azzurra, sono le persone migliori con cui potessi stringere amicizia e vivere. Spesso con Diletta abbiamo dei battibecchi, ma perché i nostri caratteri sono completamente opposti,ma ci vogliamo troppo bene.

Una volta arrivate a casa lei si butta sul letto, da la colpa a me e ad Azzurra di averla fatta camminare troppo e di averla ubriacata per approfittare di lei. Io e Azzurra la fissiamo, passerebbe la sua vita distesa, avvolta nel plaid.

Mentre Azzurra fa riscaldare la lasagna vado a mettere la mia tuta e le mie babucce pelose. La padrona di casa non vuole farci tenere animali, altrimenti un cucciolo lo avremmo adottato, anche se Diletta non era così tanto d'accordo nel prendere un gattino.

Con il supporto vocale di Diletta che urla dalla sala friggiamo le Panelle, con la ricetta originale arrivataci da sua madre, di origine siciliana,ma per motivi di lavoro trasferitasi a Pistoia qualche anno fa.

Mentre friggo allegramente, improfumandomi tutta, Azzurra apparecchia la tavola e tosta il pane per i crostini.

Stappiamo il vino e chiamiamo la sfaticata che ci raggiunge col suo manto setoso di biondissimi capelli, super naturali che chiunque ne avrebbe invidia.

Appena Diletta vede il vino storce il naso, non ama particolarmente il vino rosso.

"Non fare la brontolona, è festa ci vuole il vino rosso. Dai, alza quel bicchiere."

Le dice Azzurra mentre io ho già in bocca un crostino ai fegatini.

"Ma sei davvero una porca, neanche il brindisi aspetti!"

Mi dice Diletta ridendo guardandomi con la bocca piena.

Le mastico il crostino a bocca aperta e lei fa la faccia schifata.

Mangiamo fino a scoppiare, azioniamo la lavastoviglie e benediciamo l'inventore di quella macchina bellissima e ci buttiamo sul divano, siamo troppo piene per poter solo pensare al dolce. Ci penseremo più avanti.

Iniziamo a ricordare cose idiote e ridiamo, ognuna acciambellata nell'angolo di Divano, abbiamo due divani e una poltrona, ma usiamo sempre io e Azzurra un divano e l'altro Diletta perché si stende e non fa altro che muoversi per tutto il tempo. La poltrona la uso per prendere il tè e leggere qualche libro.

"Ma Daph, dicci come è a letto Ignazio."

Mi chiede Diletta spiazzandomi, lei solitamente è riservata.

"É... è bravo, ma penso sia più il nostro rapporto a rendere i nostri momenti un po' speciali."

Dico guardandola.

"In che senso speciali? Ti sei innamorata?"

Mi chiede Azzurra.

"Io? Innamorata? Ma ti sei scordata chi sono io?"

Se a mani vuote di te non so più fare |Ignazio Boschetto| COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora