Capitolo Terzo

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Mi risvegliai priva di forze ormai tardo pomeriggio. Cazzo la scuola il lavoro. Mi trascinaì di forza in cucina dove avevo lasciato il telefono, e trovai venti chiamate perse da parte di Lorenzo e tredici messaggi di Cesare che mi chiedeva del perché non fossi andata a lavoro. Intuivo che dal tono in cui scriveva sembrava parecchio arrabbiato. Per prima cosa chiamai Lorenzo ovviamente, e gli spiegai velocemente che avevo avuto una "piccola" discussione con mia madre, dal tono di voce capuvo la sua preoccupazione, ma in questo momento non avevo tempo per spiegargli con calma cosa fosse successo, perché dovevo andare al bar per giustificare la mia assenza.

Mi lavai velocemente per togliere il sangue che avevo a dosso, ma nonostante fossi linda e pulita ero piena di lividi e facevo fatica a respirare, quella stronza deve avermi inclinato qualche costola.
Una volta uscita raggiunsi il prima possibile il bar, non potevo andare troppo veloce perché mi faceva un male cane il petto. Appena entrai, mezzo bar si girò a guardarmi con occhi sgranati, e Cesare non fu da meno, sembrava avesse visto un fantasma. Io mi avvicinai a lui zoppicando e dissi mortificata:

-"Per favore non licenziarmi ho avuto un imprevisto!"

Lui sbotto preoccupato :

-"Lascia perdere il lavoro. COSA DIAVOLO TI È SUCCESSO? sei ricoperta di lividi, e...."

Non riuscì a continuare la frase. So di avere un aspetto orrendo in questo momento, però non potevo farci niente e nemmeno potevo dirgli la verità! Ma cosa potevo fare? Cercai di sviarlo dicendogli:

-" Scusami ancora per l'immenso ritardo" stavo per prendere il mio grembiule, quando Cesare mi fermo dicendomi:

-"Cosa credi di fare? Tu oggi non lavori. Ti sei vista per caso?!?! Fila subito in ospedale e più tardi mi spiegherai cos'è successo!"

Stavo per controbattere, quando entrò Lorenzo come una furia, lanciandomi un'occhiataccia di rimprovero, per poi dirmi visibilmente arrabbiato :

-" Credevi che ti avrei lasciato andare così? Tu non lavori oggi, e vieni subito in ospedale con me invece. E sbrigati che c'è mamma che ci sta aspettando fuori.
Prima o poi la mazzo io quella troia!" disse le ultime parole contraendo la mascella.

******* * **

Arrivati in ospedale, mi fecero mille analisi. I medici dissero che se avessi tardato di un solo secondo ad arrivare probabilmente sarei morta. Avevo tre costole inclinate, ed una contusione grave. Questa volta aveva proprio esagerato mia madre.

Ovviamente non mi riportarono a casa, dissero che mi sarei fermata da loro finché non sarei guarita. Mi fecero distendere sul letto. E Maria dandomi un bacio sulla fronte uscì lasciandomi sola con Lorenzo.
Lui sembrava molto provato, si passò le mani tra i capelli e disse impaurito:

-" Non farlo mai più. Mi sono spaventato da morire" fece un grosso sospiro ed aggiunse chiedendomi :-"Cos'è successo questa volta?"

Con lui non avevo paura di sfogarmi, sapevo di potergli raccontare ogni cosa. Così gli dissi cosa successe quella sera. A fine racconto, si avvicinò a me abbracciandomi. Il cuore iniziò a battere all'impazzata, cercavo di calmarmi però il suo costante contatto non permetteva al mio cuore di placarsi. Al diavolo. Mi abbandonai a quell'abbraccio.
Non sentivo il bisogno di piangere, perché con me c'era lui, sempre pronto a sorreggermi. Dopo qualche minuto in quella posizione Lorenzo mi sussurrò :

La violinista FantasmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora