È tutta colpa mia

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Quella notte non riuscii a chiudere occhio neanche per un istante, ma sapevo che anche se fossi riuscita a prendere sonno mi sarei svegliata in preda agli incubi. Era mia consuetudine farli, a volte anche se avevo avuto una bella giornata. Quella notte li avrei avuti sicuramente. Rimasi in uno stato di dormiveglia, a fissare il soffitto e, ogni tanto, a controllare l'orario sul telefono. Non avevo avuto nessuna notizia di Juuzou, di Shinohara o della battaglia. Non sapevo nulla.
Erano quasi le due di notte. Il mio telefono si illuminò. Mi girai e lessi il nome sullo schermo.
"Shinohara"
Qualcuno mi stava chiamando col suo telefono.
Mi alzai di scatto, staccai il telefono dal caricabatteria e mi chiusi in bagno. Tremavo.
-Pronto? -
-Parlo con Mitsuha Higurashi?-
Era una voce femminile.
-Sì, sono io. Lei chi è?-
-Sono un'infermiera. La chiamo dall'ospedale. L'investigatore Suzuya ci ha chiesto di chiamarla per chiederle di venire in ospedale.-
"È vivo."
-Lui come sta? E il signor Shinohara?-
-Suzuya sta... Diciamo che... Sta bene. Credo non sia il caso di dirle certe cose per telefono, signorina...-
-Arrivo subito.-
Mi vestii in cinque minuti e presi un taxi.
Una volta entrata in ospedale chiesi informazioni a dei dipendenti, che mi dissero di salire al quarto piano. Odiavo profondamente gli ospedali. Odiavo quei colori e quell'odore con tutta me stessa.
Dopo aver fatto pochi passi nel corridoio del quarto piano vidi un ragazzo che avevo già visto alla CCG che usciva da una stanza. Gli andai incontro.
-Mi scusi? -
Si voltò.
-Lei è un investigatore?-
-Sì. Sono Koori Ui.-
-Sa dove posso trovare Juuzou Suzuya? O il signor Shinohara? Sono una loro amica.-
-Credo che Suzuya sia lì.- disse indicando una porta a qualche metro da noi.
-Shinohara è stato spostato... Non è su questo piano.-
-Posso entrare?-
-Non saprei... Può provare a bussare.-
-La ringrazio.-
Il ragazzo si allontanò e mi avvicinai alla porta indicatami per bussare, ma si aprì in quel momento. Uscì una ragazza.
-Ha bisogno di qualcosa?- mi chiese.
-C'è Juuzou Suzuya lì dentro?-
-Sì. Lei è la signorina Higurashi?-
-Sì. Posso entrare a vederlo?-
-Certo. Ha chiesto solo di lei. Prego.- disse scanzandosi e aprendomi la porta. La ringraziai ed entrai, lei chiuse la porta e se ne andò.
Juuzou era seduto sul letto, sotto le coperte. Aveva la testa rivolta in basso e lo sguardo triste. Non aveva le mollette sui capelli e indossava un camice dell'ospedale. Quando mi vide i suoi occhi si aprirono di più e le sue sopracciglia si alzarono.
-Mitsuha.-
Rimasi ferma per qualche secondo. Stava bene. E non sembrava ferito.
Mi buttai sul letto per abbracciarlo.
-Grazie a Dio. Stai bene. Non posso crederci. È tutto finito. Mi sei mancato così tanto.-
Non mi strinse. Non disse nulla. Mi staccai. Qualcosa non andava. Lo guardai negli occhi.
-Dimmelo.-
Niente.
-Juuzou, dimmi cosa è successo.-
-Alzati. Mettiti lì.- disse con tono piatto. Mi misi davanti il lato destro del letto. Juuzou si mise seduto di fronte a me e dopo qualche secondo scostò le coperte.
"La gamba."
"La gamba destra."
La sua gamba destra non c'era più. Da sopra il ginocchio in giù, non c'era più niente. Mi misi la mani davanti alla bocca e cominciai a singhiozzare.
Rimanemmo in quel modo per un po', poi la mia mente fu come attraversata da un flash.
"Juuzou è profondamente triste, hanno detto che Shinohara non è su questo piano. Non è con Juuzou. Nessuno mi ha voluto dire nulla."
-Non è questo che ti rende triste, vero? Come sta Shinohara?-
-Hanno detto che è in coma. Non si sveglierà più. Tra un po' potrò vederlo.- disse guardando per terra.
Il mio cuore perse un battito. Non riuscivo più a stare in piedi, così mi sedetti accanto a lui. Non uscivano più lacrime dai miei occhi.
-È tutta colpa mia.- disse a bassa voce.
Alzai la testa per guardarlo. Gli presi il viso tra le mani.
-Non è colpa tua.-
-Lui mi ha protetto. È solo colpa mia.-
Lo abbracciai di nuovo.
-Non è vero, Juuzou. È solo colpa di questa guerra. Non è colpa tua. Toglitelo dalla testa.-
Mi sembrava di abbracciare un manichino. Non si muoveva neanche.
-Guardami. - dissi riprendendogli il viso tra le mani.
-So cosa vuol dire vivere con i sensi di colpa. Non ha senso incolparti. Tu non hai fatto niente di sbagliato e prenderti la responsabilità di quello che è successo non cambierà nulla, ti farà solo stare più male. Sono sicura che Shinohara non ti darebbe mai la colpa di questo. E sono sicura che lo rifarebbe altre mille volte. Ti vuole bene. Non è colpa di nessuno. Promettimi che proverai a perdonare te stesso.-
Non disse nulla. Mi guardò negli occhi per la prima volta da quando ero entrata in quella stanza e iniziarono a scendergli delle lacrime. Mi strinse forte e cominciò a piangere. Lo strinsi a mia volta. Era la prima volta che lo vedevo piangere. Avrei dovuto fare quella forte, ma non riuscii a trattenermi. Sapevo che una parte di lui se ne era andata per sempre. Qualcosa in lui si era appena spezzato, come era successo a me quando erano morti i miei genitori. Forse non sarebbe più tornato quello di prima. L'unica persona che gli aveva dimostrato vero affetto non si sarebbe più svegliata e non sarebbe più stata con lui. Piansi anche io insieme a lui, anche se sapevo che non avrei dovuto farlo.

Un angelo coi coltelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora