Capitolo 9

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Jasmine

Le nuvole grigie si stanno intensificando, adoro questi giorni, l'odore della pioggia nell'aria, il vento lieve che ti scompiglia i capelli <<Ragazze, credo che andrò sulla scogliera>> Chantal e Nicole mi guardano sconvolte <<Scherzi? Con questo tempo vuoi andare sulla scogliera? Il mare sarà agitato>> disse Nicole <<Che cosa può accadermi di così grave?>>

<<Cadere dallo strapiombo sotto la scogliera magari?>> disse Chantal <<Tranquille ragazze, non mi accadrà nulla>> mi alzo lasciando il barattolo di nutella a Nicole.

Mentre cammino ho la sensazione di essere seguita, mi giro velocemente <<Gabriel! Mio Dio, che ci fai qua?>> lo guardo di traverso sospettosa <<Stavo solo cercando di capire dove sei diretta>> Ah sì? <<Alla scogliera, perché ti interessa?>> ti rigiro i connotati se è quello che sto pensando <<A Justin non piacerà che tu vada da sola sulla scogliera con questo tempo>> bingo! <<Dì a Justin che dal momento che mi ha rifiutata sono libera di fare quello che voglio, è il mio branco, il mio territorio e posso andare ovunque>> decido di rincarare la dose perché questo bastardo se lo merita <<Dovresti saperlo no? Infondo non è quello che hai fatto con Chantal? Anche lei è libera di fare quello che vuole, è una bellissima ragazza, molti uomini le ronzano attorno, non ci vorrà molto prima che qualcuno si faccia avanti, e tu, caro mio, non potrai fare niente per impedirlo.>> bomba sganciata, riprendo il mio cammino lasciandolo immobile a rimuginare su quanto ho appena detto, sensi di colpa? Non li sento minimamente.

Arrivata ai bordi dello strapiombo mi siedo, ma quella sensazione di essere seguita non è sparita <<Gabriel, vattene! Mi stai facendo arrabbiare>> invece di ricevere risposta sento solo un gran silenzio, mi alzo per vedere se sono io che immagino le cose oppure ce davvero qualcuno <<Gabriel, non è divertente>> dico <<Non sono Gabriel>> una donna magra con un cappuccio sulla testa spunta ai piedi della scogliera <<Chi sei?>> sarà la donna che ha visto Nicole <<La tua rovina>> prima che potessi vedere anche solo un movimento me la ritrovo davanti, faccio uno scatto all'indietro trovandomi in bilico nel vuoto <<Che vuoi da me?>> dissi a corto di fiato <<La tua morte, e quella di tutto il tuo branco, il mio esercito sta arrivando, nessuno può salvarvi>> sto a fissarla per cinque secondi, lei mette una mano davanti a se, sul mio petto, cerco di fermarla ma se faccio un solo movimento rischio di perdere l'equilibrio, sento la lieve pressione della sua mano che in un secondo si fa sempre più forte, mi spinge giù dal dirupo, caccio fuori un urlo, riesco ad aggrapparmi ad uno scoglio, con le gambe penzoloni nel vuoto sento la sua risata che si affievolisce, non posso mollare la presa, ma non so per quanto possa resistere in queste condizioni, cerco di tirarmi su ma la roccia è fragile e potrebbe spezzarsi, oddio non va affatto bene.

Saranno passati almeno venti minuti, le forze mi stanno abbandonando, il vento è aumentato e mi spinge verso la scogliera, ho battuto la testa, non so da quanto sto sanguinando ma si mette male <<Jasmine!>> sento chiamare il mio nome <<Sono qui!>> vedo Justin precipitarsi sul bordo del dirupo <<Dammi la mano>> cerco di muovermi ma non ci riesco <<Se allungo la mano cado>> dico esasperata <<Ti fidi di me?>> avrei voluto urlare che non mi fidavo ma il mio corpo è un grandissimo traditore, faccio un piccolo salto, e quando sto per cadere nel vuoto sento una mano possente afferrarmi il braccio e tirarmi su. Una volta al sicuro sulla terra ferma incomincio a tremare, cerco di alzarmi ma le gambe mi cedono, poi sento una mano mettersi sotto le mie ginocchia e dietro la mia schiena <<Che stai facendo?>> dissi flebile <<Ti porto a casa>> il suo corpo è così caldo <<Come facevi a sapere che ero qui?>> dico curiosa mentre mi cullo tra le sue braccia <<Stavo parlando tranquillamente con Emanuel e poi un dolore lancinante al petto mi ha bloccato, non sapevo cosa fosse, ma sentivo di doverti cercare, qualcosa mi faceva pensare che eri in pericolo>> già quella donna bastarda <<Lei ha un esercito, verrà qui>> dissi <<Tranquilla, tu e le tue amiche dovete trasferirvi nel mio branco, non potete più stare qui>> cosa? <<Che hai detto? Io non vengo nel tuo branco>> mi strinse di più a sé <<Non era una richiesta>> stronzo, arrogante, incomincio a vedere tutto nero <<Non vedo più niente>>

<<Tranquilla, sei al sicuro, lasciati andare>> purtroppo per me, mi sentivo davvero al sicuro, dopo un paio di secondi caddi in un buio profondo.

Angolo me:

Ciao a tuttiiii! Allora, Justin, oggi non sembravi tanto stronzo e bastardo eh? eh? Bipolare.

Lasciate le stelline e buona lettura ;) 

The Fate of an Alpha - La morte ha un nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora