~Capitolo 5~

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Era stata fortunata, molto fortunata...

Sophie uscì dall'aeroporto e si infilò in fretta in uno dei pochi taxi liberi. In qualche modo era arrivata in America senza nessun problema né inseguita da guardie del corpo dalla stessa cupa espressione. Di sicuro suo padre credeva che lei si nascondesse ancora in paese, quanto ci sarebbe voluto prima che la trovassero? Sperava tanto che ciò non accadesse tanto presto, voleva vivere la sua vita in modo normale come ogni altra donna. Diede al conducente l'indirizzo di casa di Jane, la sua migliore amica; erano passati cinque mesi dall'ultima volta che l'aveva vista ed era sempre stata la ragazza ad andare da lei e mai viceversa, ma questo era ovvio.

Non riusciva ancora a capire come Jane potesse essere rimasta sua amica visto che abitava in un altro stato e non aveva il diritto nemmeno di mettere piede fuori dal giardino privato del castello, non senza scorta o genitori. Per fortuna aveva trovato un'amica fidata e sincera, che le voleva bene nonostante la distanza e si ricordava di chiamarla tutte le sere per chiederle della sua giornata e tirarle su il morale. Se solo i suoi genitori l'avessero capita come la capiva Jane...

Spostò lo sguardo fuori dal finestrino, fissando le strade notturne di New York con nostalgia ed un senso di appartenenza, come se fosse tornata a casa da un lungo viaggio e questo era davvero strano visto il calvario passato lì durante l'adolescenza. Eppure era così, si sentiva a casa, felice e libera di vivere.

* * *

«La rivoglio qui entro sera!»

Kevin respirò a fondo, cercando di controllare i nervi pronti a saltare da un momento all'altro. Il padre della principessina viziata stava urlando la stessa frase da almeno mezz'ora, esattamente da quando aveva avvertito tutti che la donna era sparita con la stessa velocità ed invisibilità di un agente della C.I.A.

«Sì, ho capito che la rivuole indietro, ma gridarlo ogni due minuti non la farà ricomparire per magia né ce la farà ritrovare per incanto. Signore.» Rispose, ormai al limite, guadagnandosi un'occhiataccia dal grande sovrano.

«So benissimo che non comparirà per magia, ma non sto vedendo nessuno di voi idioti mettersi all'opera per trovarla!» l'uomo gli si avvicinò con aria di superiorità ed un'espressione minacciosa, o almeno quella era l'intenzione perché sembrava solo un pazzoide con gli occhi storti.

Kevin superava quell'idiota borioso di almeno trenta centimetri ed avrebbe potuto stenderlo in meno di un secondo solo torcendogli il braccio, ma fortunatamente la sua pazienza resisteva ancora, a stento ma resisteva. «Senta, brutto idio...»

«Signore! Signore!» il grido di Leo bloccò, per chissà quale miracolo, l'insulto che stava per rivolgere al proprio datore di lavoro.

Un lavoro che ti serve, stupido, gli ricordò la sua coscienza più lucida e calma di lui.

«Soph... la principessa è stata vista all'aeroporto quasi due ore fa!» Leo consegnò delle foto all'uomo e Kevin non ebbe bisogno di vederle per capire di cosa si trattasse. Quindi quella pazza furiosa è riuscita a scappare non solo dal castello ma addirittura dal paese?

«Dimmi che quella pazza non ha preso un aereo, per favore» l'uomo si coprì il volto con le mani, sospirando stancamente, come se non ne potesse più.

«Mi dispiace...» la guardia del corpo abbassò lo sguardo colpevole, come se tutta la colpa per quella storia fosse sua; eppure non era stato mica lui a piazzare il sedere della principessa pazza sull'aereo.

«Dove?» chiese semplicemente l'uomo.

«In America» rispose Leo. Il padre di Sophie imprecò animatamente, abbassandosi al gergo del più cafone degli scaricatori di porto. Kevin invece trovò quell'informazione molto gradevole, lui era americano e la nobile viziata si era appena messa nel sacco da sola; l'avrebbe scovata in meno di due giorni.

The ex nerd PrincessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora