~Capitolo 21~

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«Siamo nei guai?» chiese Connor, dando una veloce occhiata allo specchietto retrovisore. La sagoma scura e minacciosa di Kevin si fece sempre più piccola e lontana, fino a scomparire, e lei riprese a respirare.

«No, affatto» mentì.

Invece erano nei guai eccome, lei era nei guai! Non voleva nemmeno immaginare la sceneggiata che l'aspettava una volta tornata a casa Diaz. Probabilmente avrebbe fatto meglio a scegliersi la bara o a preparare i bagagli perché quella sera o sarebbe morta o Kevin l'avrebbe spedita di nuovo a casa. La cosa davvero allarmante e che preferiva di gran lunga la prima ipotesi!

«Siamo sicuri? Kevin non mi sembrava molto... Felice, ecco.»

«Lui non è mai felice» puntualizzò, ricevendo una piccola risata di assenso.

«Be', sì, questo è vero. Ma non è stato sempre così, da piccolo era un bambino molto vivace e irrequieto.»

La confessione di Connor le fece alzare un sopracciglio dubbiosa, Kevin irrequieto? Mister Compostezza e Ira? Le risultava difficile figurarselo bambino con ciò che le aveva detto. Sapeva in prima persona che da adolescente era stato calmo e schivo con tutti, il suo starsene sempre in disparte spaventava alcuni ma lo rendeva misterioso e affascinante e lei non era stata la sola a morirgli dietro.

«Mi sembra davvero difficile crederlo...» sussurrò.

«Sono felice che tu mi abbia chiamato per riprendere il discorso dell'altra sera.» Connor cambiò discorso e lei gliene fu grata.

In effetti, non aveva nessuna voglia di parlare del passato, per di più con lui, ma ormai si trovava in quella situazione e non poteva fare diversamente. Era bravissima a cacciarsi nei guai nonostante non fosse più una bambina, però si stava comportando come tale e non faceva altro che scappare alle proprie responsabilità o alla prima difficoltà. Non era questa l'adulta che si era immaginata di diventare... Aveva mille sogni, ma non faceva nulla di concreto per provare a realizzarli se non pestare i piedi come una poppante, scalciare e scappare. No, non era di certo un esempio di maturità e responsabilità. L'auto di Connor si fermò e Sophie alzò il capo per guardarsi intorno, l'uomo aveva deciso di fermarsi in un parco, più grande di quello che si trovava nelle vicinanze della casa di Kevin, ed era quasi del tutto deserto. C'erano solo un padre che giocava con sua figlia a baseball e due ragazze sui pattini che facevano il giro della grande fontana posta al centro di quell'area verde. Tentò di non farsi prendere dall'ansia, Connor sapeva che la famiglia Diaz l'aveva vista andare via con lui quindi non avrebbe potuto farle nulla di male. Si fece coraggio e scese dall'auto imitandolo e si accomodarono su una delle panchine più appartate del parco.

«Sono davvero felice che tu mi abbia cercato.»

Sophie non sapeva cosa dire, in verità non voleva affatto parlare con lui, né del passato né del presente a tantomeno del futuro, soprattutto visto cosa l'aspettava.

«Be', devo ammettere che mai e poi mai, in questi anni, avevo immaginato di ritrovarmi seduta in un posto come questo con te» gli rispose sincera. Lui sorrise, un sorrisino triste e una parte di lei rabbrividì. Era strano vedere questo nuovo Connor, soprattutto perché la sua controparte adolescente era ancora troppo vivida in lei. Non riusciva a dimenticare tutti i torti subiti e le cattiverie gratuite che lui e Carly le avevano fatto in modo gratuito e spregevole. Certo, era un piccolo moccioso viziato e adesso sembrava molto cambiato, ma era quello il punto sembrava...

«Lo so, dev'essere strano ritrovarmi così, ma una parte di me ne è felice» si voltò a guardarla, i suoi occhi scuri erano sereni e limpidi, solo un lampo di vergogna tradiva il suo sguardo calmo. Il Connor di allora non aveva di certo quegli occhi, era sempre stato arrabbiato con tutti, mai soddisfatto e molto cinico.

The ex nerd PrincessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora