~Capitolo 17~

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«Ma sei impazzito?» gridò Sophie una volta che ebbero varcato la soglia di casa. La ragazza tentò di liberare il polso dalla sua presa ferrea, invano.

Non riusciva a comprendere il comportamento di Kevin. Certo, poteva capire la sua rabbia nel ritrovarsi davanti Connor ma trascinarla via con la forza in quel modo? Quello no, non lo capiva, ma la infastidiva. Le sembrava di essere un cagnolino strattonato qua e là dal padrone ed incapace di scappare a causa del guinzaglio. Era evasa dalla sua prigione dorata solo per finire in quella di Kevin, meno sfarzosa ma con la sorveglianza degna di un carcere di massima sicurezza.

Visto che lui non si decideva né a lasciarla né a fare un altro passo, sembrava infatti perso nei suoi pensieri e non si erano mossi dalla porta d'ingresso, gli diede un calcio sulla gamba menomata. Lo vide trasalire dal dolore e trattenere un gemito e si sentì in colpa per quel gesto. Tuttavia, come sperato, lui le lasciò il polso e lei si affrettò ad allontanarsi da lui correndo verso il sofà.

«Che cavolo ti è saltato in mente?!» le gridò furibondo, massaggiandosi addolorato il punto in cui l'aveva colpito.

Di nuovo il rimorso la invase, ma s'impose di ignorarlo, se l'era cercata. «Mi dispiace, ma non mi hai dato altra scelta. Ti avevo chiesto di lasciarmi andare, ma tu non mi hai nemmeno ascoltato.»

«E quindi questo ti dà il diritto di prendermi a calci?» Il suo sguardo era carico di rabbia e Sophie per un secondo vacillò, domandandosi se non fosse stato meglio richiudersi in camera, ma scartò subito quell'idea: non era vigliacca e non aveva paura di lui. Be', forse solo un po'.

«Visto il modo in cui mi hai trascinata, sì! Io non sono il tuo cane, abbiamo un accordo ma questo non prevede che io sia il tuo animale a quattro zampe» rispose, sentendo montare la stessa rabbia che sicuramente albergava nell'uomo.

«L'accordo prevede anche che tu non te ne vada in giro senza di me o senza avvisarmi! E poi ti ritrovo addirittura in compagnia di quell'essere, dopo tutto quello che ti ha...» Kevin si bloccò, non poteva certo dirle che sapeva cosa le aveva fatto passare Connor e perché. Non credeva lei sarebbe stata contenta di sapere che era a conoscenza del suo passato e non gliel'avesse detto, anche se probabilmente non si ricordava di lui. Ad ogni modo, non gli andava di dirglielo.

«Dopo tutto, cosa?» chiese lei, più inalberata di prima.

«Nulla, lascia perdere» sbottò, zoppicando verso il bagno per chiudercisi dentro sbattendo la porta alle proprie spalle con la grazia di un bifolco.

Sophie rimase al centro del salotto sconcertata e confusa, il secondo prima stavano litigando e quello dopo lui si rinchiudeva in bagno sbattendo la porta come un'adolescente irascibile.

«Bene!» sussurrò irritata, avviandosi verso la camera da letto per ripetere la stessa scene di Kevin, sbattendo la porta alle spalle con la medesima poca grazia.

Di certo, la maturità aveva abbandonato entrambi quella sera.

* * *

Le ci vollero alcuni secondi per capire cosa fosse successo. Jane se ne stava immobile, preoccupata e sconvolta di fronte al locale da cui la sua amica era appena stata portata via con la delicatezza pari solo a quella di un uomo di Neanderthal. All'inizio era stata troppo sconvolta dalle parole di Kevin per rendersi conto che lui stava trascinando via la povera Sophie, altrimenti gli avrebbe fatto pagare caro il modo in cui aveva osato trattare l'amica. Venire a sapere che Connor lo aveva volontariamente infortunato l'aveva sconvolta e le domande che si era posta quella notte di cinque anni prima trovarono finalmente risposta. Capì il perché del suo comportamento, del rimorso e della colpa che gli aveva letto negli occhi, quelli che l'avevano incatenata a lui.

The ex nerd PrincessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora