~Capitolo 10~

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L'unica volta in cui Sophie aveva messo piede in una tavola calda, era stato in una calda mattina primaverile di cinque anni prima quando lei e Jane avevano deciso di marinare la scuola per fare colazione in un posto che l'amica aveva dipinto come il paradiso delle colazioni super diabetiche. Così avevano preso l'autobus e fatto un viaggio lungo quasi un'ora solo per mangiare degli enormi pancake ai mirtilli stracolmi di sciroppo d'acero, per lei quella mattina fu una delle più belle di tutta la sua vita e non l'avrebbe mai dimenticata.

Quando Kevin aprì la porta della tavola calda in cui si erano fermati, i ricordi di quella fantastica giornata le ritornarono alla mente e sorrise nostalgica; avrebbe voluto passare altri giorni come quello, con Jane... Jane! Dannazione, aveva completamente dimenticato di chiamarla la sera prima o quella mattina! L'avrebbe sicuramente ammazzata appena il suo collo fosse entrato nel suo campo visivo... rabbrividì al solo pensiero.

«Ehi, Kevin!» una donna di mezza età si sporse dal bancone del negozio, dove alcune persone stavano mangiando, e le lanciarono occhiate irritate o sconsolate. I capelli grigi erano raccolti sulla nuca ed una sottile retina ne evitava l'imbarazzante e possibile caduta in qualche piatto, mentre gli occhi azzurri brillavano come quelli di una ragazzina nonostante fossero accerchiate da alcune rughe d'espressione.

Il volto del giovane uomo s'illuminò appena si fu voltato verso la donna, e un'enorme sorriso - di quelli che non aveva mai più visto dai tempi del liceo - gli curvò le labbra facendolo sembrare, se possibile, ancora più bello del solito. Il cuore di Sophie perse un intero minuto di battiti per poi, paradossalmente, recuperarli tutti in una tachicardia quasi dolorosa ed allora capì che forse la cotta per lui non gli era passata poi del tutto, come aveva creduto.

«Gin!» esclamò lui, con la voce ridente.

Quella consapevolezza non le fece affatto piacere, poiché non riusciva a perdonarlo né a spiegarsi il brutto tiro che gli aveva giocato quella mattina di cinque anni prima. Possibile che l'infatuazione per lui l'avesse accecata al punto da mascherarle la sua vera natura? Allora tutti quei sorrisi, quelle parole dolci o gli sguardi fugaci rubati di nascosto erano state tutte illusioni, parti della sua mente adolescenziale ormai andata? Come spiegazione non le andava giù, pensare di essere stata così ingenua e stupida era una colpa che l'attuale Sophie non perdonava alla se stessa ragazzina.

Stupida idiota, ecco cos'eri e cerca di non esserlo nuovamente, si ammonì.

No, né lui né nessun altro le avrebbe tirato di nuovo uno scherzo simile, aveva sfruttato quegli anni per rinforzare il suo carattere e la sua volontà. L'ingenuità che l'aveva caratterizzata da giovane era sfumata insieme all'ideale di ragazzo perfetto che aveva sempre associato a Kevin. Il giorno in cui era salita sull'aereo per ritornare a casa aveva sentito chiaramente il suo cuore spezzarsi e perdere quella parte candida e gioiosa che le aveva sempre permesso di essere una ragazza dolce e un po' sciocca, di quelle che credono veramente nell'esistenza del principe azzurro e non perché crescono in un castello con la propria madre che le insegna a distinguere un mero baronetto da un successore reale, ma per l'ideale di amore eterno e incontrastato che aveva sempre trovato nei romanzi che rubava a Gerthie, la figlia della cuoca. A ripensarci ora, li avrebbe volentieri bruciati quegli odiosi libri irrealistici.

La risata della donna la fece uscire dalla bolla rossa dei suoi furiosi pensieri, e solo allora si rese conto che aveva abbandonato il bancone per avvicinarsi a Kevin. I due stavano parlando animatamente e lui sembrava molto felice e a suo agio, quasi rilassato. Non immusonito come quando stava con lei...

Irritata, da cosa non lo sapeva nemmeno lei, sospirò come un bufalo a cui avevano appena pizzicato i testicoli e si voltò per prendere posto ad uno dei tanti tavoli disposti accanto alle grandi finestre. I due non si accorsero nemmeno di quel gesto, soprattutto Kevin e la cosa non fece altro che farla indispettire. Non si aspettava certo che la presentasse come fosse una sua grande amica o peggio, la sua fidanzata - non poté trattenere un piacevole brivido a quel pensiero - ma almeno un po' di considerazione l'avrebbe gradita. Si sedette con poca grazia ad uno degli ultimi tavoli, dando le spalle ai due perché se avesse visto nuovamente il fantastico sorriso di lui ignorarla come se fosse un minuscolo moscerino, gli avrebbe tirato addosso la boccetta in vetro del sale.

The ex nerd PrincessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora