Special part - Kevin & Sophie

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Special part - Kevin & Sophie
Il giorno in cui mi innamorai di te


Calma e quiete...

Erano le due cose al mondo che Kevin amava in assoluto, soprattutto se era possibile trovarle proprio a scuola, il posto più chiassoso e irritante dell'intero mondo. Da quando aveva scoperto quel posto, però, superare le strazianti ore scolastiche era diventato più sopportabile, soprattutto senza l'irritante vocina stridula di Carly.

Se qualcuno l'avesse beccato lì, nel vecchio bagno degli insegnanti, si sarebbe preso una lavata di capo come mai in vita sua, ma preferiva correre il rischio e godersi alcuni minuti in completa solitudine, lontano da ragazzini falsi e pieni di sé; soprattutto prima di un allenamento. Sospirando, si alzò da quel vecchio water polveroso e di certo poco igienico, e si avviò verso l'enorme specchio che occupava quel bagno, un lusso che a quanto pare solo gli insegnanti potevano avere. Fissò il suo riflesso nello specchio, troppo limpido e pulito per essere stato dimenticato da anni, tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il suo pennarello nero e scrisse sulla superficie riflettente: "cosa fare quando tutte le persone che amiamo ci deludono?". Fece un passo indietro, per poter leggere quanto scritto, e subito si pentì di aver condiviso una parte dei suoi problemi con uno specchio, uno che non gli avrebbe mai parlato né consigliato nulla, ovviamente.

Si diede dell'idiota e uscì con circospezione dal bagno, controllando che nessuno si aggirasse da quelle parti, e corse verso la palestra per i suoi allenamenti. Lui adorava il football, ma il fatto che anche Connor facesse parte della stessa squadra anzi, che ne fosse addirittura il capitano, non gli andava giù; lui era più bravo di quell'idiota e lo sapevano entrambi, per questo motivo il ragazzo si divertiva a dargli fastidio negli spogliatoi o sul campo, sperava lui perdesse la calma e commettesse una sciocchezza che gli sarebbe costato il posto in squadra, ma Kevin non era così sprovveduto e non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione. Che lo guardasse segnare e vincere, prima o poi il posto di capitano sarebbe passato a lui.

* * *

Tirando su col naso, Sophie si precipitò per le scale del secondo piano, sapendo perfettamente che non avrebbe dovuto aggirarsi per la scuola durante le lezioni né correre nei corridoi, ma in quel frangente non le interessava nulla, desiderava solo rifugiarsi in un posto deserto e sicuro dove nessuno potesse più farle del male. Si portò una mano ai capelli sporchi di uova e schiuma da barba e si chiese come avesse potuto permettere a delle persone estranee di farle quello e di farla sentire una nullità assoluta. Odiò Connor e la sua banda, ma più di tutti odiò se stessa per l'incapacità di difendersi. Sognava ogni giorno di mettere quei bulli al loro posto, di farli sentire una merda come facevano con lei ogni giorno, ma appena incrociava i loro sguardi non poteva far altro che tremare dal terrore e attendere che Jane la difendesse e consolasse. Entrò nel vecchio bagno degli insegnanti, quello dimenticato ormai da tutti, e si rifugiò in fretta in uno dei gabinetti disponibili, sfogando tutto il suo dolore senza che nessuno la sentisse o deridesse. 

Rimase in quel bagno a piangere fino al suono della campanella, che la costrinse ad alzarsi per affrontare di nuovo il solito calvario. Si asciugò gli occhi con la manica del maglioncino e si avvicinò allo specchio che ricopriva la parete accanto alla porta, gemendo inorridita alla vista dei suoi occhi gonfi e rossissimi. Si fece aria con le mani, nel tentativo inutile dialleviare il rossore, non voleva che gli altri si accorgessero avesse pianto. Poi notò una macchia nera in alto, alla sinistra dell'enorme specchio.

“cosa fare quando tutte le persone che amiamo ci deludono?”, le stava chiedendo la superficie riflettente.

Già, cosa si doveva fare in una situazione simile? Credeva di non saperlo, e non perché aveva l'arroganza di pensare che nessuna delle persone che amava l'avesse mai ferita anzi, lei non si era mai aspettata nulla dai suoi genitori quindi non avevano potuto mai deluderla. E forse quella era la parte più triste della sua vita, contava così poco per i propri genitori che non l'avevano nemmeno mai delusa tentando di aiutarla o di pensare davvero al suo futuro. Si erano interessati di lei solo per la successione e per presentarle un ottimo partito. E quello non era deludere, no, quello era mercificare. Prese il rossetto color pesca che Jane le aveva regalato la settimana precedente, e contribuì anche lei alla vandalizzazione di quello specchio.

Rispose alla superficie riflettente. Rispose alla persona sconosciuta che aveva posto al mondo quella domanda.

“cosa fare quando le persone che dovrebbero volerti bene non ti deludono tentando di amarti?”.

The ex nerd PrincessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora