Capitolo 1

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Era un tardo pomeriggio di primavera nella tranquilla campagna londinese, e io, Lara Barfield una ragazzina di 13 anni, ero seduta su uno dei rami più alti di una quercia nel giardino di casa mia ammirando il tramonto con le mille sfumature di arancio e giallo. Capitava che lo facessi spesso in primavera, adoravo l'alba e il tramonto. Adoravo la natura, a differenza della mia famiglia, loro amavano solo le feste, le cene e i pranzi con gli amici e le persone importanti. Quel mondo non era fatto per me, non mi sentivo come loro. Il mio cuore diceva che presto mi sarei sentita a casa ma di sicuro non li con loro. Sapevo di essere stata adottata quando avevo 6 anni e non ricordavo nulla della mia vera famiglia, i miei genitori adottivi mi dissero che mi avevano abbandonata perché non mi volevano, che cosa brutta da dire a una bambina di 6 anni. Mi ricordo che quando me l’avevano detto piansi tutta la notte, poi però non piansi più perché mi ero promessa di non piangere. E da quel momento capii che il dolore sarebbe stata la mia forza più grande.
Era passato un anno dall'episodio del sogno dove avevo visto Aslan e la porta.
Ci pensavo spesso, avevo paura che era davvero un sogno e basta e che era tutto frutto della mia mente.
Ma il fiore di fuoco era ancora li, sul mio comodino e non era appassito.
Quindi credere o no?
Non lo sapevo con certezza. I miei genitori e i miei compagni di classe mi davano per pazza. Volevo credere nel sogno ma era passato un anno e la speranza cominciava a vacillare. L'unica che diceva che dovevo credere a non mollare era Valeria la mia migliore amica. Nella mia mente era ancora impresso il giorno di qui ci eravamo conosciute.

~7 anni prima~

Era il mio primo giorno di scuola elementare, come l'ho era anche per Valeria naturalmente. Io non conoscevo ancora Valeria, non conoscevo nessuno in verità. All'improvviso vidi dei bambini più grandi andare vicino a una bambina della mia stessa età.

<<Hey guardate una nanerottola del primo anno>> disse un bambino di 8 anni con la sua banda di teppistelli.

Vidi che la bambina cercava di scappare, ma l'avevano accerchiata. Il bambino di prima tirò i capelli alla bambina facendole male.

<<Lasciami in pace!>> disse la bambina con gli occhi lucidi.

<<Tu non mi dai ordini nanerottola!>> disse avvicinandosi di nuovo alla bambina con l'intento di tirargli i capelli un'altra volta.

A quel punto decisi di intervenire.

<<Fai come ti ha detto!>> dissi con
voce autoritaria alle spalle del bullo.

<<Altrimenti?>> chiese girandosi verso di me.

<<Altrimenti te l'ha vedrai con me>> risposi semplicemente.

<<Ti pentirai di quello che hai detto>> mi disse avvicinandosi a me con l'intento di fare la stessa cosa che aveva fatto a quella bambina. Ma io fui più veloce e presi da terra una ramo ricurvo e lo misi vicino alla caviglia del bambino e cade a terra, gli punti il ramo contro.

<<Allora ti arrendi?>> chiesi con un sorrisetto.

<<Si si>> disse impaurito, detto questo se ne andò correndo lui e la sua schiera di bulli. Buttai il ramo a terra e mi girai verso la bambina che era rimasta a bocca aperta.

<<Tutto bene?>> chiesi.

<<Si si, grazie>> rispose ancora un po' scossa.

<<Prego, non c'è di che>> dissi con un sorriso.

<<Come ti chiami?>> chiese.

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