Capitolo 8

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Galoppai per tutta la mattina finché il cavallo e le mie gambe non mi chiesero pietà di fermarci. Da lontano avevo sentito il rumore dell’acqua, dovevo essere vicino ad un fiume. Scesi dal cavallo, lo presi per le brighe e seguii quel suono finché non mi condusse ad una radura.

Tolsi lo zaino e le bisacce dal dorso dall’animale e lo lasciai libero di pascolare per la radura ma tenendolo sempre d’occhio.
Era un posto accogliente, tutta Narnia lo era del resto.
Mi avvicinai al fiume e mi sedetti sulla riva e cominciai a guardarmi intorno.
Il fiume era limpido e non molto profondo, era perfetto per farsi un bagno ma non avevo tempo per questo dovevo riposarmi e mangiare qualcosa e riprendere il viaggio.
Gli alberi tutti intorno rendevano il posto ‘chiuso’ e i fiori emanavano un profumo rilassante e inebriante.

“Si, sono a Narnia finalmente”
 
Chi avrebbe mai creduto che ci sarei arrivata, e invece ero li.

Presi la cartina dal mio zaino per sapere con esattezza dove mi provavo e dove dovevo andare per raggiungere l’ex castello di Miraz. Dopo averla esaminata vidi che ero alle porte della terrà degli orsi giganti, non erano ostili se non li si svegliava durante il loro riposino ma la cautela non era mai troppa.
Mangiai del pane con della carne secca, bevvi dell’acqua dal fiume visto che era cosi invitante e decisi di farmi un riposino prima di ripartire. Sistemai una coperta a terra e velocemente caddi nel mondo dei sogni.

Ero in una foresta innevata, la neve cadeva leggiadra a terra e su di me.
Avevo un vestito bianco in dosso che non era per niente adatto a quel clima e per finire ero anche scalza.

-Se siamo fortunate ci verrà una polmonite, meglio quella che morire assiderate-

Non le diedi retta e cominciai a camminare. Il freddo pungente mi entrò fin dentro le ossa e cominciai a tremare, non mi sentivo i piedi e le mani. Pensai di essere spacciata finché non vidi una luce, cominciai a correre per raggiungerla finché non arrivai dinnanzi ad un lampione, quel lampione.

Mi avvicinai e poggiai le mani gelide sul lampione che lo era altrettanto

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Mi avvicinai e poggiai le mani gelide sul lampione che lo era altrettanto. Rimasi aggrappata a quel lampione per non so quanto tempo pregando Aslan di far finire quel tormento gelido.

D’un tratto sentii del calore dietro di me e mi voltai credendo che fosse Aslan.
E invece mi trovavo che niente meno Aatash, mi guardava con uno strano sorriso e cercò di avvicinarsi a me ma io lo fermai.

<<Non avvicinatevi>> esclamai alzando un braccio verso di lui ma dovetti abbassarlo subito per tenermi al lampione per non cadere.
 
<<Avete paura di me Lara?>> chiese senza smettere di guardarmi.

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