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«Buongiorno, signor Connolly

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«Buongiorno, signor Connolly.»

«Capitano Avery, il mare vi ha riportato da noi come un relitto?» esclamò l'uomo con larghi favoriti sul viso abbronzato e una pittoresca zazzera di capelli grigi, tanto vaporosi da sembrare spuma.

«Voi dite? Sono conciato così male?»

Si strinsero la mano.

Intorno, alcuni aiutanti del signor Connolly sistemavano le boe che circoscrivevano un ampio reticolato. Era un bacino dove l'uomo allevava razze, mante e pastinache. Grand Cayman era un'isola dove si potevano trovare moltissimi esemplari di raiformi che marinai e, talvolta, scienziati tendevano a confondere con gli squali.

«Quest'anno abbiamo inviato un esemplare imbalsamato al museo di Londra» disse Connolly, riferendosi ad una conversazione che i due avevano avuto in precedenza. «Un bellissimo maschio di razza con la coda non troppo rovinata – voi sapete che ormai quasi nessuna possiede una coda integra. Beh, questo ce l'aveva eccome. Un mostro di quasi un metro e mezzo.»

«Siete sicuro che non si sia trattato di una manta gigante?»

«Sicurissimo. Faccio questo mestiere da quando mi sono ritirato dalla Marina, trentacinque anni fa.»

«Magari avevate trovato inconsciamente la sirena che abita questi luoghi.»

«Me la sarei tenuta per me, anche imbalsamata» fece l'uomo, e parve più serio che faceto. «E se fosse stata lei non me ne sarei rimasto così tranquillo in riva al mare. Grandi onde mi avrebbero cercato e trovato, spazzandomi via.»

«Sento che la pensate come la maggior parte dei miei marinai e degli abitanti delle Cayman. Dovrò badare anch'io a cosa pesco.»

«Voi ridete di qualcosa che non conoscete. Guardatevi dal peccato della leggerezza» avvertì Connolly. «Sembrerà un parlar sconsacrato, ma se il mare sta cheto, ed è la Sirena a comandarlo, non posso far altro che rispettare lei e la sua leggenda.»

«L'oceano è un mistero» disse Avery. «Ed è una caratteristica che mi affascina.» Si avvicinò all'acqua e scrutò l'andirivieni di onde lunghe. Quel rumore era sempre stato il sottofondo del suo sonno e dei suoi sogni. «Trovo delle conchiglie meravigliose e oggetti della navigazione – bussole, cannocchiali, una volta un ottante – quando passeggio sulla spiaggia. Sembra quasi che il mare me li porti di sua volontà.»

«Si dice che siano i doni della Sirena – oggetti che recupera dai velieri affondati – concessi a chi le suscita affetto. Dovete esserle simpatico, capitano. Ho notato che quando voi siete sull'isola le piogge sono più dolci e il vento meno impetuoso.»

«Forse c'è del vero in quello che dite, signor Connolly. Spesso mi accorgo che l'acqua, fino a un momento prima immobile, d'improvviso si agita. Una volta dissi al vento, parlando da solo, che era un rumore a me particolarmente gradito, il gorgogliare delle onde.»

«Lei ode tutto, capitano. Se le siete divenuto caro, vi prego di non farla adirare.»

«E come potrei? Se si mostrasse, mi inginocchierei per ringraziarla del buon vento che mi concede e del mare che mi rallegra e mi rinfranca. Voi sapreste cosa fare per ricambiare la sua gentilezza qualora se ne presentasse l'occasione?»

«Si dice che le sirene amino gli anelli.»

«Di certo non possono infilarsi scarpe» disse il capitano, e rise.

«E nemmeno abiti» fece Connolly.

«Ne getterò uno in mare. Desidererei che benedicesse il mio matrimonio.»

Il Blues della Sirena (Un paio di gambe)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora