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La grotta dove viveva il Vento, e lo stesso si rifugiava, si trovava a nord di George Town, pochi metri dal punto in cui era situato l'allevamento delle mante

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La grotta dove viveva il Vento, e lo stesso si rifugiava, si trovava a nord di George Town, pochi metri dal punto in cui era situato l'allevamento delle mante.

«Ti ho portato il libro che mi avevi chiesto tempo fa» esordì la Sirena, e adagiò il volume a terra sopra sassolini, roccia e resti di sabbia. Le pareti della grotta erano lucide di umidità.

Il Vento era solito sfogliare e leggere molto in fretta per evitare che le pagine si rovinassero e per non abusare della gentilezza della Sirena. Alcune volte trasportava un pezzo di conchiglia, un fiore o un'erba e li usava come segnalibro. Poi, lui e la Sirena discutevano dei passi dei romanzi che al Vento piacevano particolarmente o delle poesie che l'avevano spinto a soffiare più volte, ingrossando la sua emozione. Il Vento leggeva di tutto, persino le lettere abbandonate.

Fra le sirene e il vento esisteva un patto che si perdeva nelle epoche preistoriche, in particolare nel Devoniano, quando gli oceani avevano incominciato ad ospitare vita pullulante. Non era l'egoistica alleanza in vigore fra i marinai e il vento – quest'ultimo rappresentava la propulsione domata, la spinta nelle vele prima dei motori che l'avrebbero offeso, in certo qual modo sminuendo il suo mestiere – ma un genere di accordo per cui si dava e si prendeva in eguale misura.

La Sirena, inoltre, aveva ceduto al Vento quel rifugio, che era la sua grotta quando saliva in superficie. Lui, per ricambiare, soffiava sovente per lei.

«So quello che si dice su di te, di recente» esordì il Vento quando il libro fu deposto a terra.

«Gli uccelli» ribatté la Sirena.

«Tu che lo deprecavi ti sei scoperta a non essere immune dal sentimento?»

«È accaduto.»

«Immagino che tu voglia qualcosa in cambio.»

«Devi soffiare per me, aiutare le mie onde a sollevarsi e muoversi, cingere l'intera isola come braccia. Agita le fronde, confondi le bussole. Non permettere a nessuna nave di attraccare né di lasciare il mio regno.»

«Non vuoi che il tuo capitano se ne vada.»

«Vuole sposarsi.» La Sirena lo disse con il broncio, una voce piena di asprezza.

«Sono le tue inquietudini ad aver incendiato il mare?»

«Sta solo bollendo un poco.»

Il Vento sembrò cambiare direzione, capovolgendosi. «Vuoi eliminarla come hai fatto in passato con coloro che ti offendevano e cagionavano danno al tuo mare, alla tua isola e alle persone che proteggevi?»

La Sirena, in risposta, mise sopra il libro un ibisco bianco.

«Quest'anno si è già conclusa la stagione degli uragani» disse la voce grave del Vento, proveniente dalle profondità della grotta, un'eco che si spandeva sulla volta circolare. Talvolta la voce assumeva un tono incavato, tal altre accarezzava lieve gli oggetti.

«Lo so.»

«Oggi hai sul volto l'aspetto più triste che ti ho mai visto. È a causa del tuo capitano?»

La Sirena si accomodò sul pavimento umido e raccontò al Vento ciò che aveva visto.

«Capisco che ti abbia sconvolto. Ma fra gli umani è consuetudine. Dimostrano l'amore che provano l'un l'altro in questo modo. O la passione, anche se molti libri non sono concordi nel dire che le due sensazioni coincidano.»

«Chissà cosa si prova. Sarei curiosa di capire.»

«Tu sei sempre ansiosa di comprendere il significato di ogni cosa. Tuo padre ti ha messo in guardia da questo peccato, ma tu non dai retta al Re dei Mari.»

La Sirena si voltò, appoggiando il viso sul pavimento. Distese le mani e tastò l'intensa frescura della grotta. I capelli le caddero sulla schiena e a terra in una nuvola asciutta. La presenza del Vento aveva tolto qualsiasi rimasuglio di acqua.

«D'accordo, Sirena. Non voglio esimermi perché tu sei buona con me e io t'amo» disse il Vento, soffiando con più vigore.

La Sirena non si mosse. Resisteva in lei un filo di coscienza che percorreva la sua idea di bene e male. Sapeva di stare compiendo un'azione ingiusta. Ne era conscia. Ma la gelosia che si era impadronita di lei, simile a una tenaglia che la stritolava comprimendole l'anima e il cuore, dilagò spazzando via i ripensamenti.

«Porta sulla soglia della casa di quella donna il fiore di ibisco.»

Il Vento tacque per un lungo momento e poi spirò a raffiche. «Mostrami il volto della donna, affinché io la possa riconoscere. E indicami dove si trova la sua casa.»

La Sirena si allungò verso il libro; fermo fra due pagine stava un foglio con un disegno a carboncino che lei aveva fatto nella prigione dei libri, guidata dal potere di una memoria prodigiosa.

«È lei?» domandò il Vento. «Conosco questa donna. Stende il bucato, invocandomi, in un luogo rigoglioso di piante da frutto. E l'ho vista passeggiare con il capitano dove si riuniscono i pesci azzurri. La troverò senza sforzo.»

«Ti ringrazio.»

Il Vento non aggiunse altro e abbandonò la grotta in un unico soffio, che sembrò svuotare un luogo già vuoto.

Il Blues della Sirena (Un paio di gambe)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora