Il Forte George sorgeva sull'angolo fra Harbour Drive e Fort Street, costruito nel 1790 usando i depositi locali di corallo e calcare di cui le isole abbondavano. D'aspetto era simile alle altre fortificazioni britanniche sparse per l'Impero. Le mura apparivano spesse e alte, e un cancello di mogano chiudeva l'ingresso dalla parte della terraferma. Il resto della costruzione era rivolto al mare. All'interno, la caratteristica che più saltava all'occhio era rappresentata da un giovane albero di Ceiba pentandra.
Avery lo passò senza vederlo, sebbene l'albero avesse ricevuto la tempesta dirimpetto e avesse perso qualche ramo. Salutò la sentinella – che diresse lo sguardo su di lui e non si mosse – e attraversò la soglia del portone dell'edificio.
Il corridoio era umido e freddo, l'odore del vento distinguibile. Il capitano trovò Kozlov seduto che attendeva la fine della redazione dei dispacci. Il russo si alzò come un pupazzo a molla, i lineamenti del viso tesi.
«Mi scuso, signore, per aver mancato all'appuntamento. Il segretario stamani ha avuto guai a casa ed è arrivato con un considerevole ritardo.» Tacque sulla ramanzina che aveva inferto al segretario appena adocchiatolo che arrancava per il lungo corridoio.
«Cosa dite, Kozlov?» Il capitano gli si rivolse con un certo astio, atteggiamento che non sfuggì al secondo ufficiale.
«L'appuntamento» ripeté il russo con lo stesso tono irritato. «La vostra futura moglie.»
«La mia futura moglie è stata catturata per essere data in pasto ai pesci» ringhiò Avery, scostando Kozlov con la spalla. «Sono qui per chiedere ai nostri soldati dove la tengono.»
«Cosa?»
«Voi non lo sapete, come non lo sapevo nemmeno io fino a poco fa, del resto» continuò il capitano, camminando spedito con al seguito il suo ufficiale. Sbirciò da una porta lasciata aperta e proseguì. «In questo Forte c'è una cella particolare per i sacrificati alla sirena. Imprigionano dei poveri diavoli per darli al mare, per placare l'ira dell'uragano.»
Kozlov afferrò il braccio del capitano e interruppe con un sussulto brusco la sua avanzata. «Se fosse questo il caso, vi prego di non essere precipitoso. Può darsi che esista un fondo di verità nella leggenda che tramandano a Grand Cayman. Sovvertire un rituale vecchio di secoli potrebbe inimicarvi la popolazione.»
«Credete che m'importi degli indigeni? Cosa mai potrebbero fare delle accette contro un'intera batteria?»
«Non direte sul serio? Non vorrete sparare sulla popolazione con i cannoni del Forte?»
«Con quelli della mia fregata» replicò Avery, e strappò il braccio dalla presa del russo. «E lasciatemi! Non permettetevi mai più, Kozlov.»
«Che cos'è questa gazzarra? Non sono autorizzati combattimenti di galli fra le mura!» L'ufficiale in capo presente fece capolino da una porta nella sua uniforme scarlatta della fanteria britannica. «Signor Avery, placate i bollori. La vostra imitazione del nostro mare è fuori luogo.»
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Il Blues della Sirena (Un paio di gambe)
AdventureUn capitano ambizioso. Una sirena vendicativa. Una vittima innocente. Nello scenario dell'isola di Grand Cayman, famosa per trovarsi sulla rotta degli uragani stagionali dell'Atlantico, si consuma uno dei vizi più antichi del mondo: la gelosia. Il c...