9

335 62 54
                                    

Le nubi s'addensarono verso il tramonto facendo assumere al cielo un colore apocalittico, nel quale si mischiavano il piombo e l'antracite, il sangue e il cobalto

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Le nubi s'addensarono verso il tramonto facendo assumere al cielo un colore apocalittico, nel quale si mischiavano il piombo e l'antracite, il sangue e il cobalto. Filtravano la luce che tentava inutilmente di combattere per non essere soffocata.

Il signor Kozlov, sulla spiaggia, stava radunando i marinai ubriachi e tribolati e cercava di tenersi il cappello sulla testa.

È la sirena, pensò con una punta di risentimento. Qualcuno le ha fatto un torto.

Un marinaio gli cadde davanti e lui lo tirò in piedi con uno strattone, conducendolo in malo modo alla scialuppa che ondeggiava sopra un mare corto con onde spezzate, gemente.

«Signor Kozlov! All'appello mancano ancora Parker, Markin, Josiah e...»

«Non è a me che dovete ricordare l'elenco, signor MacMourrog! Trovateli prima che la scialuppa venga separata in due come il mar Rosso.»

«Non sarebbe meglio se suggerissimo al capitano di portare la nave sulla costa a nord-ovest di Sandy Beach? Potremmo ripararci in modo migliore.» Il primo ufficiale appose un segno sul taccuino davanti al nome di Parker, che gli era appena sfilato davanti con la schiena curva, un pappagallo dalla gola rosa aggrappato alla spalla, incespicando nelle sue scarpe di tela. Si accorse allora delle prime gocce di pioggia.

«Non trovate troppo rapido questo mutamento del clima?» La cadenza scozzese di MacMourrog si appesantiva con l'agitazione. «Fino a stamane era una magnifica giornata.»

«Non siete abbastanza esperto di Grand Cayman per avere un'opinione valida. Da queste parti i rovesci del clima sono abituali.»

«Perdonatemi.»

Il Vento passò accanto a Kozlov, spingendolo all'indietro quasi a mani aperte. Il tricorno volò via e rotolò per una iarda, lasciando scoperti i capelli corti e scompigliati dell'ufficiale.

Il Vento s'arrampicò sopra un fronte di rocce, sorvolò le cime delle palme da cocco; scorse per la città ad una velocità inusuale, strappando i veli alle bancarelle del mercato stanziale, seminando il bucato per le strade, depredando la bandiera da un'asta. Giunse nel giardino della vittima e smorzò l'impatto della sua forza. S'arrestò con un mulinello di erbe e sabbia.

La signora e la signorina King osservavano con aria affranta da dietro i vetri di una finestra.

«Figlia mia, spero che tuo padre torni a casa in fretta. Dovremo rinforzare gli scuri, credo che si prospetti un'altra terribile tempesta.»

«Non capisco» rispose Lenore, muovendosi per casa. «Sembrava che il peggio fosse passato.»

Il Vento sbatté contro il vetro della grande finestra verticale e lo fece vibrare malamente. La signora King proruppe in un gemito spaventoso che richiamò la servitù.

Il Vento salì fino al tetto della magione, ridiscese dalla parte opposta e inquadrò la minuscola baracca della servitù, che stava in un cortile interno la cui erba era stata estirpata per versarci del ciottolato. Si fermò sull'uscio e depositò con deferenza l'ibisco bianco. Quindi si coricò sopra il fiore, dividendosi. Una parte continuò a ruggire per le strade e a seminare il panico, mentre l'altra rimase a far da coperta perché il fiore non venisse spazzato via.

Il Blues della Sirena (Un paio di gambe)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora