Dopo quel giorno, l'uragano scomparve. Della sua venuta rimasero le tracce che aveva disseminato sulla flora, sulla fauna, sulle cose degli uomini e sugli esseri umani. I pochi morti vennero seppelliti senza troppi patemi, quasi una conseguenza naturale. Il sole ricomparve ad allietare i giorni e il Vento li trascinava in una brezza privata della forza.
Il terzo giorno, finalmente sfebbrato, Avery stava cercando di inghiottire l'orribile pasto che i soldati del Forte chiamavano pranzo, appoggiato ai cuscini e avvolto nelle bende. Manovrava il cucchiaio con difficoltà, costretto a usare la mano sinistra. Non così Kozlov, che gli teneva compagnia, seduto sulla sedia con il vassoio sulle gambe.
«Non sapevo che foste mancino» osservò il capitano, tornato alla sua antica allegria.
«Non lo sono» ribatté Kozlov, stupito.
«Mangiate con la sinistra.»
Il russo si guardò le dita. «Non me n'ero accorto. Uso indifferentemente entrambe le mani.»
«Siete un ufficiale pieno di sorprese.»
Kozlov annuì.
«Vi state riprendendo in fretta. Potremmo salpare lunedì, se vi sentiste abbastanza in forze. Anche se ormai la corvetta ha un margine di vantaggio incolmabile.»
Il secondo ufficiale si riferiva alla versione concordata con l'equipaggio perché venisse riportata ad Avery. Lusia era stata imbarcata sulla nave di proprietà di Lennox in direzione est, verso l'Inghilterra, lo stesso giorno del suo colloquio con il Governatore. Era stata allontanata senza attenderlo per impedire che divenisse vittima dei suoi stessi concittadini.
«Il signor Bolton mi ha riferito che ha stilato lui stesso la rotta. Non dovrebbero aver incontrato l'uragano. Ogni sera prego che giungano interi in patria.»
«Vivrete a Londra?» chiese Kozlov.
«Preferirei portarla al nord dove abitano i miei parenti. Siccome passerò buona parte del tempo in mare – Lusia sa che non ho intenzione di abbandonare il compito di scorta ai convogli –, vorrei che non restasse sola. I londinesi non considerano come pari gli indigeni. Vanno bene finché sono servitori o prostitute, ma non le permetteranno mai di fare l'ingresso in società per mano con me.»
Kozlov voltò la testa in direzione della finestra.
«L'avete scortata voi con la scialuppa. Vi ha ringraziato? Sa essere molto timida con gli estranei.»
«Non l'ha fatto.»
«Vi porrò rimedio impartendole una vera educazione.»
Il Vento entrò senza farsi scorgere.
«L'uragano si è placato anche senza un sacrificio?»
«No, signore. So che il loro stregone ha legato alla roccia una pecora.»
«La sirena si è accontentata di un tipo diverso di carne?» domandò Avery, e rise pensando che il suo anello potesse aver avuto un ruolo non indifferente nella magnanimità della creatura. Senza accorgersene le aveva conferito una concretezza reale, nonostante quello che ripeteva ai suoi.
«Voi avete un'idea di come sia fatta?» riprese Kozlov.
«Mi sono sorbito la sua descrizione fino alla nausea. Pallida, bruna di crine, grossi seni, una coda del colore dell'acqua del Mar dei Caraibi dove è più trasparente.»
Kozlov si alzò. Depose i vassoi sul comodino.
«Ah, e porta una retina fra i capelli con incastonate delle pietre. Dove andate, Kozlov?»
«A passeggiare.»
Il capitano scostò le coperte.
«Portatemi con voi, non tollero l'immobilità. Se mi scorterete, il medico non avrà di che opporsi. Voi siete disciplinato per quello che concerne gli ordini.»
«È la mia educazione siberiana» disse il russo, urtato. Attese che Avery si vestisse e lo scortò per i corridoi. La sentinella di guardia al portone, davanti alla quale sfilarono, serrò i denti e avvertì di nuovo il dolore al setto nasale del pugno che «il pazzo invasato di libidine» gli aveva sferrato.
Kozlov finse di non notare lo sguardo della sentinella e condusse il capitano fino al mare.
Il capitano si soffermò sugli scogli dove si erano consumati i suoi incontri con Lusia.
Lui e il secondo ufficiale percorsero poi un lungo tratto di spiaggia. Il mare, fino a quel momento immobile, si increspò e ai due non sfuggì il cambiamento.
«Succede ogni volta che mi avvicino» disse Avery con il braccio al collo. Indicò con la testa la linea di demarcazione che divideva la terraferma dall'acqua.
La Sirena, attenta a non farsi scorgere, li seguiva. Agitava l'acqua con un gesto fluido e tenero delle mani che sentiva bruciare dal desiderio di poggiarsi sulla pelle e sul corpo del capitano. Cercava di renderlo felice con il rumore che lui più adorava.
Avery si accosciò e immerse la mano sinistra nell'acqua, quasi a restituirle un'onda.
«Si è raffreddata» disse.
La Sirena stava immergendo delle conchiglie quando il Vento le si appoggiò sulla schiena come un mantello.
«Vuoi consegnarti a lui?»
«Non potrò mai finché non otterrò un paio di gambe.»
«E così ti contenti di comportarti come sempre. Fra poco partirà, ho udito che lo comunicava al suo ufficiale, l'uomo che porta un pezzo di Buran nelle tasche. E a proposito di lui, cosa hai intenzione di fare? È andato alla Stanza, ficcanasando nei tuoi possedimenti.»
La Sirena non rispose. Esaminò il mucchietto di conchiglie che aveva in mano, ne prese una rovinata e la gettò in mare.
«Devo pensare che ha ragione tuo padre?»
Di nuovo la Sirena non rispose.
«Devi scolpire il suo viso nella memoria. Quando avrà la certezza che la nave non è mai giunta in Inghilterra non tornerà più a Grand Cayman.»
«Ti sbagli. L'amore non riuscirà a sconfiggere il suo senso del dovere o la speranza che lei possa trovarsi ancora qui. I marinai credono che il mare trascini tutto a riva.»
«Se sei tu a dirlo» soffiò il Vento, spostandole la retina in una carezza. «Devo andare dall'uomo delle razze, mi attende per asciugare le reti e spingere una manta volante nel bacino. L'uragano ha reso la libertà a molte di quelle che allevava, pover'uomo. Dopo tornerò alla grotta, Sirena. Devo terminare il libro che mi hai portato, l'ennesimo senza conclusione.»
Lei annuì e lo lasciò libero. Continuò a seguire il capitano Avery fino a quando lui e Kozlov non imboccarono di nuovo la via del porto che li avrebbe riportati al Forte.
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Il Blues della Sirena (Un paio di gambe)
AdventureUn capitano ambizioso. Una sirena vendicativa. Una vittima innocente. Nello scenario dell'isola di Grand Cayman, famosa per trovarsi sulla rotta degli uragani stagionali dell'Atlantico, si consuma uno dei vizi più antichi del mondo: la gelosia. Il c...