Capitolo Quattordici. Parole al vento.

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Tom resse perfettamente il secondo round dello zapping alla radio da parte di mio padre. Li accompagnammo all'aeroporto il sabato seguente, e Bill quasi pianse quando Lily disse qualcosa tipo 'il' quando lui le baciò la testolina. Tom diede un cinque a Jazz e fu colto di sorpresa quando lei lo abbracciò prima di correre dai suoi genitori. Ulrike mi ringraziò di tutto e papà ordinò ai ragazzi di non fare gli stronzi con me. A volte già lo facevano, ma lasciavo perdere. Tom ricevette le occhiate più serie da mio padre.

"Quando decidete di renderla ufficiale chiamatemi" disse papà prima di abbracciarlo per salutarlo e Bill si morse il labbro inferiore per non scoppiare a ridere. Io mi coprii il viso con le mani e li salutai mentre scomparivano tra la folla.

"Non sapevo che voi due ci davate dentro sotto le lenzuola, Scheisse!" commentò Bill prima di scoppiare definitivamente a ridere. Anche Tom lo trovò divertente e mi disse di rilassarmi un po', al che io risposi incrociando le braccia al petto.

Durante il mese seguente continuai a tenere le cose in ordine a casa in modo da poter lavorare ai dipinti; era difficile e non avevo nessuno schema da seguire. La band era riunita ma li vedevo solamente a cena, dato che erano impegnati con l'album. Nel tentativo di darmi un po' di motivazione per proseguire con i dipinti andai da Starbucks e presi qualcosina ai ragazzi prima di andarli a trovare allo Studio che avevano affittato.

"Oh, scusa" dissi andando a sbattere contro un ragazzo alto biondo dai brillanti occhi azzurri; sapevo di averlo già visto prima. "Matt? Matt Jones?" proseguii. Avevo le mani piene di cose per i ragazzi.

"Si, tu sei...Paula?" mi fece arrossire perché nessuno mi chiamava mai con il mio primo nome.

"Si, ma per favore chiamami Jo"

Ci scambiammo i numero di telefono dopo aver parlato per un paio di minuti.

"Ti scrivo!" mi congedai salutandolo con la mano e dirigendomi verso lo Studio, non era un tragitto lungo ma avevo voglia di arrivare il prima possibile.

Quando entrai, i ragazzi stavano ascoltando Gustav mentre registrava la sua parte. Salutai il loro manager e sua moglie a bassa voce prima di posare le cose di Starbucks sul tavolo. Mi sedetti sul divano di fianco a Georg e gli permisi di mettere il braccio attorno alla mia spalla mentre ascoltavamo le registrazioni. Tom era seduto al mixer con un altro uomo ed indossavano le cuffie, mentre Bill era in piedi e guardava il batterista muovendosi leggermente a tempo.

Gustav uscì dalla piccola stanza ed i ragazzi parlarono della canzone per alcuni minuti. Gustav fece un'altra performance mentre Tom e Georg provarono qualcosa sui loro strumenti. Bill parlava con David ed io guardavo il batterista.

Mi era sempre piaciuto il suono della loro musica; da quel poco che avevo sentito in Studio era ovvio che questo disco sarebbe stato completamente diverso da ciò che mi ricordavo essere il loro sound.

Io e Bill sedemmo su due piccole sedie e leggemmo dei testi di cui lui non era sicuro. Continuavo a rassicurarlo che andava tutto bene e che mi piacevano molto le loro idee; a volte mi dimenticato di quanto fossero bravi a fare musica.

Dopo una lunga giornata allo Studio mi fu offerto di ascoltare una canzone, quella di cui Bill era più entusiasta e la più vicina ad essere terminata.

"Vai!"

Chiusi gli occhi ed attesi. Mi fecero indossare le cuffie e premettero play. Prima ci fu il silenzio e poi entrò un beat. Era così diverso. La voce di Bill era come un sussurro. Mi ricordavo il testo, era quello che avevamo letto prima. C'era questo suono divertente in sottofondo, come una risata, ma era attutita.

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