Capitolo Dodici. Come un lunedì.

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Poteva darmi un attimo di tregua? Evidentemente no. Rifiutai la sesta telefonata di fila di Tom di quel giorno, ero al lavoro al salone di bellezza. La ragazza sulla quale stavo lavorando stava festeggiando il suo diciannovesimo compleanno e voleva un look 'smokey sexy' anche 'un po' teatrale'. Le feci ciò che chiamavo il 'Bill eye'; me ne ero innamorata appena l'avevo visto su di lui nel video di 'Automatic', e per alcuni mesi l'avevo indossato all'università. Oggi invece non avevo make up, solo un po' di gloss sulle labbra per non farle seccare.

La maggior parte dei miei clienti continuava a parlare fino a quando non arrivavo al rossetto, questa ragazza invece era silenziosa e non esordì fino a quando non vide una foto di una sua amica su facebook. Pensavo non avrebbe mai più smesso di parlare, quindi continuai ad ascoltarla commentando ogni tanto.

"Il tuo telefono continua a suonare" mi porse il telefono dal tavolo. "Il tuo ragazzo deve essere preoccupato per chiamare così tanto"

"Non è il mio ragazzo" le dissi mentre le applicavo l'ombretto sull'occhio destro.

"Allora ecco perché chiama così tanto" commentò ridacchiando.

Io ricambiai la risata e proseguimmo parlando di uomini. Non aveva molta esperienza ma per sua fortuna avevo una serie di pessimi appuntamenti da raccontarle. Da quella volta in cui ero andata a pattinare sul ghiaccio con un ragazzo che non sapeva pattinare sul ghiaccio a quella volta in cui un ragazzo mi aveva chiesto di mettergli un po' di terra truccante sul naso nel bel mezzo della cena.

"Hai mai avuto un bell'appuntamento?" io ci pensai ed in effetti sì, ne avevo avuto uno. "Oh, ma intendo uno vero, non uno alle superiori. Quelli sono giochi da ragazzi..."

"Sono uscita con un ragazzo bellissimo una volta, è stato bello fino a quando sono tornata a casa ed ho scoperto che aveva una fidanzata". La ragazza di fronte a me aprì gli occhi e mi guardò.

"Sul serio!" io le sorrisi e le finii il trucco nel giro di dieci minuti.

"Sto entrando, se sei nudo vestiti!" esclamai mentre aprii la porta della stanza di Bill.

Era successo una volta che ero entrata mentre Bill si stava vestendo. Era stato imbarazzante, ma grazie al cielo non aveva il senso dell'umorismo di Tom e non aveva mai più menzionato l'accaduto.

"Doccia!" esclamò ed io uscii dalla sua camera disordinata per dirigermi nel giardino sul retro. I cani erano coricati al sole nell'erba.

Io li imitai.

"Che fai?" sentii chiedere ad una voce bassa che preferii ignorare.

"Sto prendendo il sole con in miei amici qui" uno dei cani mi leccò il braccio e cercò di leccarmi anche il viso. "Shh! No!" mi misi a sedere.

"Begli amici che hai" commentò Tom sedendosi accanto a me.

"Almeno non sono maleducati con me" risposi in tono neutrale. Lui estrasse il suo telefono e me lo fece vedere. "Che c'è?"

"Ti ho chiamata tutto il giorno" disse infastidito.

"Beh, ho lavorato tutto il giorno" ribattei cercando di spingere via il suo cane che da seduto era più grande di me.

Tom lo ammonì ed il cane appoggiò il suo grosso muso sulle mie ginocchia mentre veniva accarezzato dal suo padrone tedesco.

"Bill mi aveva avvisato che un giorno ti saresti arrabbiata" commentò Tom tranquillamente. Io annuii e guardai il cane. "Scusami"

"Ciò che mi fa arrabbiare non è ciò che hai detto, ma il fatto che non so nemmeno perché tu l'abbia detto!"

Tom si coricò ed io lo guardai.

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