NOTA DELL'AUTRICE: questo è il finale felice, ma se volete finire la storia con il capitolo precedente, allora dipende da voi.
Il prossimo capitolo è l'epilogo. Buona lettura. xx
***
Tre giorni. Dodici ore.
Non che stesse tenendo il conto.
I suoi occhi bruciavano ancora nella sua mente come una ferita riaperta, dolorosa anche mentre si preparava per andare al lavoro in mattinata. Le sue dita affondarono nei suoi capelli, che sembravano essere ribelli questa mattina, le ciocche scure si rifiutavano di sistemarsi nel modo in cui desiderava. Carmen sbuffò a se stessa, frustrata, e lanciò il pettine che stava tenendo in mano verso lo specchio.
"Dovrei tagliarli tutti." Mormorò a se stessa. I suoi occhi si allontanarono dal suo riflesso mentre afferrava la sua borsa e il grembiule, avventurandosi poi al lavoro. Decise di camminare, siccome il ristorante non era poi così tanto lontano. Poco dopo, tuttavia, realizzò che era impossibile stare anche solo un minuto senza ricordarsi del suo incontro con lui.
Le macchine che passavano le ricordavano del corto e silenzioso viaggio in taxi che avevano condiviso insieme.
Il bambino che teneva per mano sua madre le ricordò quello che non avrebbe mai potuto dargli.
Era come se l'universo stesso la stesse prendendo in giro, per sbattergli in faccia ogni insicurezza e sbaglio fino a che non fosse soffocata.
Finalmente, dopo quello che sembrò la camminata più lunga della sua vita, arrivò a Villa Parma. Il ristorante non era pieno in mattinata come lo era di sera, e ne era grata per questo. Avere il turno di notte era sempre dura per lei. Aspettare i vecchi uomini che si lamentavano riguardo la loro bistecca, dover portare diversi piatti in una sola volta; era a dir poco stressante.
"Sono contenta che tu sia qui." Sospirò Barbara in sollievo quando Carmen entrò in cucina, cercando di legare il grembiule nero attorno la sua vita. "C'è un uomo al tavolo quattro che chiede che tu vada a servirlo. Tu in particolare."
Le dita sottili di Carmen si congelarono, il grembiule cadde dalla sua via. Non c'era dubbio nella sua mente su chi fosse, e le fece bollire il sangue, i capelli sul dorso del suo collo si addrizzarono in eccitazione e confusione.
"Io, um... andrò a servirlo tra un minuto." I suoi denti morsero il suo labbro in ansia. Cosa ci faceva qui? Voleva darle un ultimo addio? Forse voleva urlarle contro e dargli la lezione che meritava?
Tutti questi pensieri stavano correndo nella sua testa mentre afferrava il suo grembiule dal pavimento della cucina, legandolo attorno la sua vita sottile. I palmi erano ricoperti da uno strato di sudore, le unghie grattavano i suoi polsi. Carmen inalò un respiro profondo prima di raddrizzare la sua colonna vertebrale, per ottenere la sicurezza che ovviamente mancava in quel momento, e poi sculettò via dalla cucina. Il ronzio dei clienti nel ristorante attorno a lei sembrò sparire quando i suoi occhi si posarono sul viso che aveva visto solamente giorni prima.
Le sue mani erano intrecciate assieme di fronte a lui sul tavolo, le nocche sporgevano dalla pelle ruvida. C'era l'accenno di un sorriso sulle sue labbra, i bordi erano tirati su quando i suoi occhi di giada trovarono quelli di lei. L'espressione arrogante di Harry la fece bollire con rabbia. Come osava venire qui e sorriderle, quando stava per cadere a pezzi a momenti.
"Giorno." Fu il primo a parlare quando lei si fermò davanti il tavolo su cui era seduto. La sua disinvoltura spinse solo l'irritazione di Carmen ancora più fuori il limite.
"Che cosa ci fai qui?" Sibilò in sussurro, "Dovresti essere a Londra a quest'ora."
"Questo non è il modo di parlare ad un cliente, signorina." Mormorò, il suo sorrisetto crebbe. Afferrò il tovagliolo di stoffa e elegantemente lo poggiò sulle sue gambe. Gli occhi di Carmen sfrecciarono istintivamente sul suo cavallo quando ci mise il tovagliolo sopra, il suo rigonfiamento sempre presente non venne nemmeno coperto dal tessuto bianco.
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Ace [h.s.] Italian translation
Hayran Kurgu«Mi piace una donna che riesce a battermi al mio stesso gioco.» * Ci tengo a precisare che questa storia non è mia. Ho avuto il permesso dalla scrittrice di tradurla. All Right Reserved to @highstylin, 2015.