Stavi finendo la sigaretta poggiata sul muro e guardandomi dicesti "Le promesse sono costrizioni, se puoi non farmele mai, mi piacciono le persone che non sanno come dirtelo ma ci sono". Le promesse non mantenute prima o poi si prendono la loro rivincita ed io ascoltandoti ho preferito non fartele. Le facevo a me stesso, mi dicevo "Non perderla" come se tu non avessi un'opinione e potere decisionale. Agosto fa da sfollagente, le piazze restano sole ma tu hai sempre gente attorno. Hai allentato in me lo sforzo per sopravvivere, la sfiducia nel prossimo. Allenato in me i sorrisi senza un motivo preciso, gli abbracci per lo stesso motivo. Mi hai insegnato che a chi ti da quello che vuoi devi preferire chi ti concede ciò che può. Le storie non finiscono quando non ci si parla più, ma quando non si sa più come dire anche la cosa più semplice. "Devo andare" era diventato un pretesto per dirsi è finita senza dirselo mai. A volte capitava che ti veniva voglia di venire a salvarmi nel mio mare di situazioni irrisolte. "Dovresti scusarti con tuo padre" dicevi "Non è colpa sua se non c'è mai". Ti ascoltavo diffidente perché la vita mi ha dimostrato che "Non esserci" è sopratutto una scelta, esserci una convenienza. Io mi siedo ancora lì, lo faccio da quando ero bambino, alla fermata davanti casa dove passavamo le sere a fumare e a guardare dentro casa degli altri. Mi siedo ancora lì, con lo sguardo rivolto in fondo alla strada, solo che adesso non aspetto più nessuno.
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TRA LE RIGHE CHE NON HO SCRITTO.
Short StoryTi ascoltavo diffidente perché la vita mi ha dimostrato che "Non esserci" è sopratutto una scelta, esserci una convenienza. Io mi siedo ancora lì, lo faccio da quando ero bambino, alla fermata davanti casa dove passavamo le sere a fumare e a guardar...