Mi svegliai con la suoneria del telefono di Ben. Stavamo entrambi dormendo uno abbracciato all'altro, e credo siano solo le sette del mattino a giudicare dal sole ancora basso. I raggi accecanti entravano comunque dalle persiane aperte, ma erano rilassanti e scaldavano le guance.
Mugugnai infastidito quando Ben fu obbligato a sciogliere i nostri corpi intrecciati e a girarsi nella direzione del comodino, per prendere il cellulare ancora squillante.
«Pronto?» sbuffò, e lo sentii mentre si passava una mano sul viso cercando di svegliarsi un po', e capire chi fosse a chiamarlo. Io non ci pensai due volte e mi girai dalla parte opposta alla sua, chiudendo gli occhi e cercando di tornare nuovamente a dormire. «Non credevo ci fossero così tante complicazioni, professore. È un progetto pressoché grande e impegnativo, ma concentrarci su questi dettagli penso sia inutile e-» nonostante stessi cercando di dormire, sentii chiaramente le sue parole e il tono scocciato che aveva assunto. Sentii anche il materasso abbassarsi sotto al peso del mio uomo che si alzava a sedere. Chissà perché, non mi stupii fosse l'università a chiamarlo: ormai sembrava avesse un'appuntamento fisso. «Si, certo. Mi scusi.»
Se non avessi avuto gli occhi chiusi, li avrei alzati al cielo, infatti se avessi dovuto dire qualche difetto del mio prossimo marito, probabilmente avrei incominciato dicendo che era facile sottometterlo al volere degli altri. Avevo provato, e riprovato, a cercare di spronarlo a compiere le sue idee così come le aveva progettate, e di non lasciarsi abbindolare sotto il giudizio dei suoi professori. Io pensavo che, se alla fine faceva così, in primis: in quel modo quegli schemi non sarebbero stati un'idea sua professionale; e in secundis: una volta finita l'università non si sarebbe più potuto appoggiare alle idee di nessun altro. Sarebbe stato insicuro dei suoi progetti e avrebbe sempre voluto le opinioni di qualcun altro.
Ma lo amavo anche così. Non c'era modo di cambiarlo e forse questo poteva gravare alla nostra relazione, ma niente avrebbe potuto farmi cambiare idea sulla sua opinione: era un uomo d'oro, amichevole, solare e sprigionava amore verso di me come il sole con i suoi raggi.
Mi addormentai prima di sentire il resto della conversazione.
A svegliarmi ci pensò il mio amato con dolci baci che partivano dal collo fino a raggiungere la pancia nuda, mentre con le mani mi accarezzava il ventre e le gambe.
Mugugnai di sollievo e misi su un sorriso stanco e ancora addormentato, portando una mano ad accarezzargli la cute tra i capelli morbidi e scompigliati.
«Lou?» mormorò nella pelle del mio collo, mentre con i denti lambiva la carne poco sotto all'orecchio.
Sporsi la testa dall'altro lato per lasciargli più spazio e mi gustai la sua lingua che accarezzava parti di me.
Era bello svegliarsi così, sentirsi amati, voluti. In un letto che sembrava troppo grande per dormirci da solo, e goderne della compagnia di qualcuno fidato.
«Mmh,» mormorai in risposta dopo pochi minuti di silenzio. «Buongiorno.»
Lui si staccò di poco da me e quando finalmente aprii gli occhi quello che vidi non mi piacque per niente. Nei suoi occhi c'era speranza, aspettativa e delusione. In una mescolanza assassina che mi fece contorcere lo stomaco. In senso negativo.
Mi svegliai in un attimo.
Ben aveva un broncio accennato sulle labbra e vedevo che stava cercando di mascherare qualche emozione, così da non farmene preoccupare troppo, ma ormai i miei campanelli d'allarme erano attivi e già pronti a suonare.
«Che succede?» chiesi, mettendomi seduto con la schiena sulla spalliera e le gambe all'indiana. Ben era semi sdraiato davanti a me e ne approfittai per accarezzargli la guancia, cercando di tranquillizzarlo nonostante ancora non sapessi cosa stesse cercando di dirmi.
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A Wedding And A Half // L.S.
FanfictionLouis Tomlinson ha faticato troppo per trovare qualcuno che lo ami senza condizioni o barriere. È riuscito a mala pena a diplomarsi e a trovare un lavoro che riuscisse a mantenerlo, a causa dell'assenza dei genitori. Fino all'arrivo di Ben, che ha...