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Prendo un respiro profondo prima di entrare definitamente nella sala. Avrei dovuto immaginarmelo, dopotutto lui è il proprietario e può girovagare ovunque... in più, è mattina ed è ora di colazione, e lui è umano. Fino a prova contraria.

Forse un Dio?

MA CON COSA TE NE ESCI FUORI LOUIS.

Scuoto la testa e lo guardo dalla mia postazione nascosta dietro ad un grosso colonnato. La stanza è abbastanza grande per una settantina di persone, i tavoli sparsi sono parecchi e a rendere l'ambiente ospitale e profumato sono i due bellissimi buffet. Harry è in fondo alla sala, in compagnia di altri due ragazzi, che chiacchiera con loro come se fossero amici da tantissimo tempo. È seduto di spalle rispetto a me, e i suoi occhi magnetici e verdi - che ricordo alla perfezione e che ieri mi guardavano come se fossi il pasto più buono di sempre e lui un leone affamato - sono celati alla mia vista. Vedo i suoi capelli sciolti sulle spalle, ricci e un po' umidi. Le spalle possenti e scosse da lievi tremori per le risate che sta trattenendo.

Vorrei così tanto potermi ricordare di lui.

Mordendomi un labbro, a testa bassa mi avvicino ad uno dei due buffet e mi riempio il piatto con della marmellata e del pane tostato. Vado a sedermi in un posto un po' isolato e faccio in modo da mettermi rivolto verso il tavolo di Harry, così da scrutare le sue mosse. Non voglio ritrovarmelo qui che mi parla del nostro matrimonio, o peggio, di una possibile notta passata insieme. Brr. Perciò sono pronto a scattare verso la porta in caso mi notasse.

Nel frattempo che mi preparo una fetta di pane, mi arriva un messaggio sul telefono di Ben che mi dice di essersi svegliato e che tra meno di mezz'ora - il tempo di una doccia - mi avrebbe raggiunto. Sorrido e gli rispondo con un emoji del cuore.

Quel ragazzo mi fotterà il cervello.

E, cazzo, ho abbassato la guardia. È un attimo, un solo lento battito di ciglia che Harry Styles è seduto proprio nella sedia davanti alla mia.

Rimango immobile con la fetta di pane tra le mani a mezz'aria, gli occhi sgranati e la bocca leggermente aperta. Non doveva succedere. Rimango per un attimo a perdermi tra i suoi occhi color dello smeraldo e storgo la bocca quando vedo il suo sorriso fin troppo luminoso e felice.

«Ciao.» dico, per rompere il silenzio, ma il mio saluto alla fine prende la forma di una domanda.

Lui sogghigna. «Bon dia, meu amor*.» risponde.

Osservo le sue mani posizionate incrociate tra loro da sopra il tavolo. Sono più grandi di quelle di Ben, e più fini.

Alzo di nuovo lo sguardo su di lui e lo trovo ancora con quella stupida espressione maliziosa in viso. Mi sta irritando.

«Potresti parlare in inglese, o che so, decisamente andartene dal mio tavolo?» domando, e nel mio viso cresce un'espressione spazientita.

Lui ridacchia, probabilmente divertito dal mio cambio d'umore. «Sei irritabile proprio come ricordavo, amore.»

Alzo un sopracciglio. «Uoh, calma gli spiriti, cavallo del west. Non chiamarmi in quel modo.» rispondo. Stiamo decisamente andando a parare a qualcosa che non mi piace per niente, e Ben sarà qui tra una ventina di minuti, non vorrei mai che lo uccidesse seduta stante.

Anche lui alza un sopracciglio. «Siamo sposati.» mormora. «Ho tutto il diritto di chiamarti in questo modo.»

Ma allora lui ricorda! Per l'amor del cielo, e in tutti questi anni non ha mai provato a rintracciarmi per chiedermi del divorzio?

Mi muovo sulla sedia a disagio. Guardandomi attorno un attimo, scorgo i due ragazzi che precedentemente erano insieme a lui, ridacchiare tra di loro mentre ci fissano. Dio, sono tutti uguali qui ad Ibiza. Uno più presuntuoso dell'altro.

A Wedding And A Half // L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora