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Un piccolo spiraglio di luce mi illuminò gli occhi ancora chiusi e c'era del vento fresco che mi accarezzava debolmente la guancia, facendomi così mugulare di sollievo per il dolce risveglio. Il canto dei gabbiani alla deriva sembrava invitarmi ad uscire dalle coperte per avventurarmi nuovamente in quelle fantastiche, soleggiate giornate di Ibiza. In più, a spronarmi c'era la bellissima sensazione che con Harry da quella mattina in poi sarebbe stato diverso. E non diverso in modo negativo. Volevo prenderlo per le spalle, baciarlo fino a consumargli le labbra e passeggiare mano per mano in quella bolla che ci eravamo creati. In cuor mio sapevo che da quel momento in poi sarebbe stato più facile accettare di provare dei sentimenti molto più forti verso Harry e che avrei dovuto parlarne con Ben, una volta per tutte.

Mi alzai quindi velocemente dal letto, sorridendo alla vista del sole e togliendomi le coperte dal corpo, euforico e frizzante. Ma non appena mi girai per poter svegliare anche Harry, mi accorsi che lui non c'era.

Il mio sorriso si spense improvvisamente nel notare le coperte sfatte, il cuscino stropicciato e neanche un biglietto d'avviso. Mi guardai intorno, probabilmente sperando di trovarlo in un angolo della stanza.

Mi allungai e toccai il materasso, notando che fosse ancora tiepido, capendo che non avesse lasciato la stanza da troppo tempo.

Per un attimo, una sensazione di terrore mi invase da capo a piedi. Mi aveva lasciato come io avevo fatto con lui, cinque anni fa? È stato tutto per recarmi lo stesso dolore che aveva provato? Mi morsi un labbro, cercando di giustificare la sua assenza e imponendomi di calmarmi e non andare a conclusioni affrettate.

Mi alzai, non più convinto come prima, le labbra serrate in una linea e le gambe tremanti. Forse era solo uscito per andare a fare colazione, o probabilmente lo avevano chiamato al telefono ed era uscito per non disturbare il mio sonno. Forse, si. Deve essere per un motivo simile.

Quel pensiero mi fece ricordare anche delle telefonate che avevo ricevuto la sera prima, a tarda notte, e con riluttanza e curiosità mi avvicinai al tavolino con sopra il cellulare. C'erano tre chiamate perse da parte di Ben. Ben? Aggrottai le sopracciglia: aveva smesso di telefonarmi così frequentemente da qualche giorno. Ci pensai un attimo e fui quasi pronto a chiamarlo quando sentii delle voci, fuori dalla casetta di legno. Erano mormorii indistinti, soffusi dalle pareti, come se stessero cercando di non urlare.

«Che diamine hai fatto?!» sentii esclamare e dalla voce riuscii a capire che fosse Harry e che fosse terrorizzato da ciò che aveva appena sentito. Un groppo mi salì così velocemente in gola che per un attimo ebbi paura di respirare. Cosa era successo da farlo sbottare in quel modo? Da fargli provare così paura? Mi avvicinai più velocemente alla porta, deciso ad ascoltare chi fosse la persona con cui stesse parlando. «Pensavo fossi mio amico, pensavo che tra noi fosse tutto risolto e che questo fosse solo un tuo capriccio. Io credevo di averti spiegato ogni cosa, che per te contavo qualcosa.» continuò dopo un po'. Mi sentii male quando sentii la sua voce strozzata, quasi in lacrime. Non riuscivo più a muovermi, consapevole di una brutta sensazione che mi invadeva da capo a piedi, con ogni allarme nella mia testa che aveva preso a suonare ininterrottamente e che mi diceva di andare via di lì, di non ascoltare.

«È meglio così, Haz. Per tutti.» questa volta fu l'altra persona a parlare, ma la sua voce era così sottile e atona che non riuscii a riconoscerla.

Improvvisamente un allarme incominciò a suonare nella mia testa, avvertendomi di qualche pericolo. Fu una sensazione così forte che mi venne l'istinto di vomitare.

«Per tutti?! Forse è solo un bene te, così che non lo avrai più tra i piedi e potrai continuare a strisciare dietro di me senza mai farti avanti una volta per tutte.»

A Wedding And A Half // L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora