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Quando giungemmo in paese, nell'aria c'era profumo di festa. Tantissime persone stavano passeggiando per le vie nonostante il vento frizzante, e i negozi avevano le porte spalancate. C'era una moltitudine di luci posizionate in alto, da edificio ad edificio e che ornavano ogni viale, illuminando dei mercatini allestiti.

Mi guardai attorno con uno sguardo curioso, notando le persone sorridenti e felici, qualche bambino che giocava insieme ad altri suoi compagni e delle coppie che si tenevano per mano. C'era allegria e nonostante non abitassi qui, mi sentii a mio agio.

«Cosa festeggiano?» mormorai, spostando lo sguardo in quello di Harry.

Lui buttò un ultimo sguardo verso di me, prima di spostarlo alle mie spalle. «Sono Feste della Terra.» mi spiegò, sorridendo, continuando a camminare. Spostò una mano sul mio fianco, circondandomi il busto e stringendomi a se quando vide un paio di persone passare troppo vicino a noi. «C'è l'abitudine di celebrare diversi patroni e per la circostanza si organizzano degli eventi di carattere popolare.»

«Deve essere divertente. Sembra che le persone si stiano divertendo e poi ci sono un sacco di negozi aperti.» replicai, giocando con le mie mani. Una parte di me desiderava potermi fermare e adocchiare qualche bancarella per poter gustarmi anche io quell'ambiente festaiolo, ma l'altra parte mi diceva che non era questo ciò che Harry avesse in mente.

«Queste feste durano per una settimana... se ti va potremmo andarci domani sera.» Tentennò, d'un tratto imbarazzo di un mio possibile rifiuto.  «Purtroppo oggi volevo andare da un'altra parte.»

Mi morsi la lingua per paura di dire qualcosa di sbagliato. Volevo chiedergli ogni cosa, fermarlo in mezzo alla strada e dirgli tutti i miei dubbi, a partire dal perché stesse facendo tutto questo. Ma prima di tutto, dovevo confermare il punto interrogativo che si era instaurato nella mia testa poco prima di andare via dalla spiaggia.

«Andremo negli stessi posti di cinque anni fa, vero?»

Nonostante avessi lo sguardo basso, riuscii a capire quando il suo sguardo mi perforò la cute, mandandomi in fiamme in un solo istante. Come riusciva a farmi quell'effetto?

«Si.» sospirò, alla fine, espirando un respiro che mi parve un peso sullo suo stomaco. «Siamo quasi arrivati.»

«Abbiamo fatto tutta questa strada da ubriachi?» Cercai di alleggerire l'atmosfera, e solo in quel momento mi riscossi dall'imbarazzo, sentendo della musica in lontananza.

«Sfortunatamente si.» ridacchiò, nascondendo un sorriso da dietro la sua mano. Sentii distrattamente la sua presa su di me stringersi leggermente. «Ovviamente ci abbiamo messo più tempo e ad un certo punto hai pure vomitato.»

Sbuffai, mormorando qualcosa sottovoce e rendendomi conto quanto ci prendesse gusto a prendermi in giro.

«Dove siamo diretti?»

«Dopo quella piccola fermata» Questa volta non lo nascose e scoppiò a ridere. Gli diedi molto volentieri un ciaffone dietro la nuca. «Volevi qualcos'altro da bere,» riprese, «e così ti ho portato nel bar che conosco meglio qui in città.»

«Un bar?» esclamai, sorpreso. «E vedendoci conciati in quel modo non ci hanno cacciato?» Alzai un sopracciglio e mi burlai di noi, ricevendo uno sguardo sorpreso.

Mi prese da un braccio quando inciampai su uno scalino del marciapiede, scuotendo la testa divertito. «Conosco le proprietarie, e ficcanaso quali sono hanno voluto sapere tutta la nostra storia»

«Saranno lì stasera?»

Le persone intorno a noi stavano aumentando notevolmente, le luci erano più luminose e c'era della musica che non sembrava così lontana da noi, ma era comunque ottavata dal vociare della gente.

A Wedding And A Half // L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora