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Sarebbe stato inutile negare l'aurea che ci circondava durante la nostra conversazione.

Aveva il sapore di intimo, ristretto e solamente nostro, e nonostante ci conoscessimo così poco, dovetti ammettere di saper riconoscere ogni pagliuzza colorata dei suoi occhi o del suo profumo non poi così tanto sconosciuto. Era strano come il mio corpo si sentisse a suo agio quando era lui che si poneva, o mi toccava, e non riuscivo a restarne indifferente.

Con Ben avevo provato le stesse sensazioni qualche anno fa, prima di capire di essere innamorato di lui e la mia era solo una cotta. Per questo mi spaventava restare così tanto tempo al fianco di quell'uomo che avevo sposato: non ero pronto ad ammettere che il mio non era solo piacere fisico, anche se ancora sapevo di non provarlo.

E poi, stavo con Ben. Mi dovevo sposare con lui. Nonostante la nostra ultima litigata, e il fatto che ancora non mi avesse chiamato per risolvere la situazione, io lo amavo e a fine di questo mese ci sarebbe stato il nostro matrimonio, in ogni caso. Ero perfino tentato di riprendere io i contatti per primo, chiedendogli scusa nonostante non dovessi farlo, perché mi sentivo troppo ristretto e la mia testa aveva incominciato a vacillare e a sentirsi troppo piena di pensieri che riguardassero un altro uomo. Un uomo che non era Ben. Il mio sposo. Sicuramente, avevo bisogno di ricordami chi ero, e soprattutto di chi ero; ma Ben era lontano, avevamo litigato ed ero ancora troppo ferito dalle sue parole per riuscire a prendere il telefono e chiamarlo per primo.

Dopo la conversazione con Harry, mi aveva accompagnato in stanza e mi aveva salutato con un cenno della mano. Niente di più, niente di meno. E la mia mente aveva incominciato a sentirsi frustata da quella situazione, indecisa se aspettarsi di più da quel gesto o era già anche troppo.

Mi ero quindi steso sul letto e avevo perso qualche ora a pensare ai nostri discorsi, a come mi avesse detto di avermi portato in tantissimi posti dopo il matrimonio, e di come ci fossimo divertiti. Avevo incominciato ad annegarci nei pensieri di quel ricordo che era emerso e delle mie risa con lui, o di come fosse stato gentile con me, o di come mi avesse trattato, o di come...

Mi ero addormentato con quella frase a metà, sognando occhi verdi, tramonti, e tè.

Il giorno dopo ero restato in camera, forse per scappare dalla realtà o forse per sistemare quell'abbozzo di storia che era venuta fuori una volta venuti a sapere che ero già spostato: in ogni caso, non volli darmi una risposta per paura che fosse sbagliata. O troppo vera, per tirarmene fuori.

Quando anche quella sera il sole fu tramontato, qualcuno bussò alla porta.

Mi trovavo vicino alla finestra, un bicchiere d'acqua in mano e con ancora il mio pigiama dalla notte trascorsa addosso.

Andai ad aprire con un sopracciglio alzato. «Si?» chiesi.

«Lou!» un'entusiasta Liam fece il suo ingresso in camera. Mi battè il cinque con un sorriso spacca mascelle. «Sei ancora in pigiama, non ci credo!» ridacchiò, al mio stato.

Io alzai gli occhi al cielo. «Oggi andava così.» mormorai, la voce roca per non aver parlato.

«Ci è voluto un'eternità prima di trovare la tua stanza.» continuò, mentre la sua euforia lo faceva apparire più strano del solito.

«Ok?» dissi, ma alla fine sembrò solo una domanda sconnessa. «Come mai mi cercavi?»

Lui sembrò riscuotersi. «Oh, già!» esclamò. «Devi vestirti e venire immediatamente con me.»

«Dove?» chiesi, guardando la figura possente di Liam tirar fuori qualche vestito dalla mia valigia. «Fai con comodo, comunque. Non mi da per niente fastidio.»

«Meglio così, allora.» disse, non accorgendosi del mio tono del tutto ironico. «Non ti dirò dove andremo fino a quando non lo vedrai con i tuoi occhi.»

«Non verrò con te se non mi dici dove mi porterai.» lo minacciai, con un ghigno sul volto, sapendo di averlo in pugno.

Lui però sembrava aver il coltello dalla parte del manico. In una posa teatrale, incrociò le braccia al petto, spostando il busto dalla parte opposta alla mia come un bambino capriccioso. «Bene.» disse. «Quindi non potrai assistere alla nostra, segretissima, gara annuale.»

Il mio corpo mi tradì, e non feci in tempo a frenare la lingua. «Segretissima?»

Lui voltò un attimo la testa, guardandomi da sotto le ciglia. «Beh... si.»

Decisamente, ero un tipo troppo curioso per rifiutare. «Uhm, così non vale. Sei un giocatore sleale.» borbottai.

Lui scrollò le spalle e si sedette sul letto, aspettando che incominciassi a prepararmi.

Non avevo la testa di uscire e fare qualcosa di produttivo, però sapevo che Liam non era venuto qui solo per farmi vedere queste gare segretissime di cui parlava; avevo l'idea che lui fosse intenzionato da togliermi di dosso questo solitudine che continuavo a portarmi appresso, per non pensare a Ben... e a Harry, anche se lui ancora non sapeva niente.

«Come è andata ieri, quando ce ne siamo andati?» chiese, mentre la sua testa si girava e controllava la stanza spoglia.

Non feci vedere il fremito che mi percosse quando ricordai la nostra conversazione. Sospirai.

«Bene,» risposi, assottigliando le labbra. «abbiamo parlato del... hotel e di... Ibiza.» cercai di mentire, trovando qualche argomento che non riguardasse la vera discussione, ovvero: noi, matrimonio, Ben, ancora noi, passato.

«Farò finta di crederci.» annuii, guardandomi con un sopracciglio alzato. «Prima che me ne dimentichi, mettiti anche il costume.»

Mi bloccai. «Costume?»

Lui alzò il sopracciglio lentamente. «...Si?» chiese, allungando la sillaba. «Sai... mare, spiaggia, Ibiza.» gesticolò.

«Grande, sei un genio.» lo presi in giro, scuotendo la testa. Nel frattempo andai in bagno e mi presi un costume dalla valigia. «Intendevo: le gare segretissime di cui parli devono avere a che fare con l'acqua?» urlai, per farmi sentire attraverso la porta del bagno.

Lo sentii sghignazzare. «Ovvio!» esclamò, più entusiasta che mai.

Quando fui pronto, e Liam mi avesse scassato la testa con le sue chiacchiere inutili e scherzi per niente divertenti, uscimmo dalla camera e ci avviammo in corridoio.

Non sapevo niente su come queste gare dovessero essere svolte, eppure l'idea di prendere parte a qualche gioco che non fosse passeggiare, mi eccitava un sacco.

«Comunque,» mormorò Liam, vicino al mio orecchio. «Harry mi ha già raccontato tutto su ieri notte, volevo solo la tua versione dei fatti.»

Porca miseria. Ma erano tutti contro di me?

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ANGOLO BLBL DI CHARLY

Solo due parole. Miss you.

Ora possiamo andare a casa, gente! Bast, è bellissima e il video pure e anche Louis e MUORO.

Comuuunque, qui niente di speciale, il bello arriva dopo! Liam porta Louis in un posto segreto che per i nostri Larry sarà un bellissimo ricordo ehehe lo scoprirete mooolto più in là. Per ora... godetevi la tranquillità :'D

Grazie per la moltitudine di messaggi che avete lasciato allo scorso capitolo! Mi avete fatte schiattare hahaha ❤

Un bacio,
Charly xx

A Wedding And A Half // L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora