Non ho la più pallida idea di che ore siano, ma apro comunque gli occhi. Quest'oggi non c'è il sole che mi accarezza il viso, né il calore del forno che mi culla. C'è solo freddo e buio. L'unica fonte di luce è una lampadina appesa al soffitto e quei pochi raggi solari che entrano dalla finestrella chiusa dalle sbarre. Dopo qualche minuto di meditazione, mi convinco ad alzarmi e ad aprire il passaggio che dá davanti alla stradina di terra battuta. Mi ci vuole un po' per abituarmi alla luce quasi accecante del sole di prima mattina. Mitch e la nonna saranno svegli da un pezzo ormai. Rientro, mi cambio rimettendomi i vestiti con cui sono venuta al 12 ed esco. Davanti alla porta c'è un cestino coperto da una piccola tovaglia a quadri blu e bianchi. Penso sia per me dato che nessuno avrebbe mai messo una cosa del genere davanti ad una casa abbandonata. Vado a controllare il contenuto. Su un manico è legato un biglietto. All'esterno c'è scritto: "Per Posy" e all'interno: "Mi dispiace per come mi sono comportato ieri. Mi ero solo preoccupato per te. Spero potrai perdonarmi. Mitch".
Alzo leggermente la tovaglietta e un odore familiare raggiunge le mie narici. Pane. Pane e non solo. Biscotti, muffins e acqua. Lo ringrazio mentalmente e porto il cestino dentro la cantina.
Dopo aver fatto colazione decido di andare a provare a parlare con Haymitch. Non so se la sbornia gli sia passata, ma prima rivelo chi sono e meglio è. Prendo tutto ciò che mi può servire a verificare che sono la vera Posy Mellark e vado davanti casa sua.
Busso alla porta e noto che è aperta "C'è nessuno?" chiedo entrando nell'ingresso. Un rumore di vetri scostati mi accoglie e noto che il corridoio è pieno di bottiglie integre e non di whisky, vino e tutto ciò che si può immaginare alcolico. La struttura della casa è simile a quella dei miei genitori, l'unica differenza è che alle pareti non ci sono quadri e che la puzza di alcol è insopportabile.
"È permesso?" provo a richiedere "Ehilà?" sorpasso la stanza che dovrebbe essere la cucina (che è in uno stato terribile come il resto della casa), solo che torno indietro. Una figura è seduta, o meglio,distesa sul tavolo. È di sicuro lui. Nella mano destra stringe un coltello, mentre nella sinistra una bottiglia contenente un liquido scuro che è quasi terminato.
Lo scuoto un po' per cercare di svegliarlo, ma invano perché si limita a lamentarsi e a continuare a russare.
"Mi scusi." lo scuoto più forte ed emette un lieve gemito che si trasforma in un urlo di rabbia. Nell'istante che segue, si alza scaraventando la sedia dall'altra parte della stanza e tagliando l'aria con l'arma che impugna "Chi è?!" si aggiusta i capelli sudici che gli sono ricaduti davanti agli occhi e si gira verso la mia direzione "Ma... Ma tu sei..."
"Non sono Katniss. So che le somiglio tantissimo, ma non sono lei. Sono Posy, Posy Mellark."
Sembra confuso "Posy Mellark? Non può essere... È morta sedici anni fa..." poggia la bottiglia sul tavolo di ciliegio, ma non molla il coltello.
"So che può sembrarti strano, ma è così. Johanna Mason mi ha custodito in tutti questi anni per proteggermi da Capitol City e dagli Hunger Games." scosto le bottiglie per fare spazio alla borsa "Qui ci sono oggetti appartenenti ai miei genitori e ti assicuro che non li ho presi dalla loro casa. Da lì ho tolto solo la divisa da Ghiandaia Imitatrice."
"E chi mi dice che tu mi stia raccontando la verità?" non abbassa lo sguardo neanche per vedere le cose che gli ho portato.
"Chi te lo dice? Mio fratello Mitch Mellark e mia nonna." rispondo cercando di portarmi una ciocca di capelli sfuggita alla treccia dietro l'orecchio "Oppure puoi vederlo con i tuoi stessi occhi che, quando cammino, tutti sbiancano e svengono ai miei piedi come due giorni fa."
Gli occhi sono ancora iniettati di sangue "Va bene. Se è come dici tu, portami da tuo fratello e vedremo come veramente stanno le cose." si lecca inspiegabilmente le labbra.
"Ti ha detto la verità, Haymitch." gli spiega Mitch dopo aver discusso un po'
"Bene, okay, ma perché sarebbe venuta da me?" ribatte appoggiandosi al bancone. Non so, ma ho come la sensazione che non possa reggere il suo peso.
"Beh... Questo non lo so. Perché non provi a chiedere a lei dato che ti è anche a fianco?"
Haymitch si rimette eretto e mi guarda "Quindi?"
"Vorrei che tu mi allenassi." dico. Non avrei voluto parlarne davanti a Mitch perché sapevo che sarebbe andato su tutte le furie.
"Per fare cosa, scusa?" domanda quest'ultimo.
"Beh, per tenermi in forma. Un po' di corsa, un po' di flessioni..." mento.
"E non puoi farle da sola queste cose?" chiede Haymitch seccato "Senti, ragazzina. Il fatto che tu sia figlia di Katniss Everdeen e di Peeta Mellark non significa che io che sono stato il loro mentore ti debba fare da allenatore personale. Me ne vado." si dirige verso la porta. Mentre saluto Mitch, parto al suo inseguimento. Non va verso il Villaggio dei Vincitori, ma non mi interessa. Devo fargli sapere cosa ho realmente intenzione di fare e a cosa mi servirebbero i suoi allenamenti.
"Haymitch, ti ho mentito. Io non voglio tenermi in forma, anzi non mi importa un bel niente dell'aspetto fisico. Solo che non potevo rivelare le mie vere intenzioni davanti a mio fratello perché mi avrebbe impedito di farlo!"
"Ebbene? Quali sarebbero le tue vere intenzioni?" chiede facendo le virgolette con le dita
"Far pagare alla Snow la morte della mia famiglia."
Si ferma di scatto e si gira a guardarmi con un sorriso divertito stampato sulle labbra "Come credi di fare? Non ci è riuscita tua madre che aveva uno spirito ribelle, come pretendi di poterlo fare tu?"
"Come pretendo? Per voi che avete scoperto che in realtà hanno mentito sulla mia morte, quando mi sono presentata non siete rimasti sotto shock?! Mia nonna e mio fratello sì. Tu? Tu mi hai vista ben due volte mentre eri ubriaco fradicio e mi hai scambiata per mia madre! Potrei dare uno schiaffo morale alla presidente!" alzo il tono di voce, anche se non potrei, ma sembra non esserci nessuno per strada.
Emette una risata sonora "Non la conosci neanche!" quasi si piega in due "Ragazzina, lascia perdere. Giocheresti con il fuoco e ti bruceresti miseramente." aggiunge tornando serio.
"Adesso mi brucerei miseramente, ma dopo che mi avrai allenata sarò come mia madre. Dammi una possibilità." lo supplico.
"Non sarai mai come tua madre. Per quanto tu possa somigliarle non sarai mai una guerriera come lei." piano piano siamo arrivati davanti una specie di locanda che ha un cartello con la scritta <<Aperto solo la notte>>, ma Haymitch entra comunque e mi ordina di non seguirlo. Quando torna da me con quattro bottiglie di whisky (credo), si sorprende.
"Tua madre sarebbe entrata lo sai?" commenta per poi incamminarsi verso casa.
"Prova ad allenarmi due giorni. Solo due e se vediamo che va male, rinuncio."
"E se dovessi riuscirci? Che mi darai in cambio?" chiede mentre cerca di aprire il tappo di una bottiglia con la mano libera.
"La possibilità di evitare di andare a Capitol City e di vedere altri ragazzi morire."
"Mhm..."
"Hai visto i miei genitori morire. Non ti basta ciò per allenarmi? Non eri particolarmente legato a loro?"
Smette di tentare di aprire la bottiglia "Li consideravo..."
"Li consideravi?" incalzo.
"Li consideravo la mia famiglia. Katniss" si corregge "Posy. Due giorni. Sveglia all'alba e sii puntuale. Non ho molta voglia di aspettare."
"Grazie, Haymitch."
Bene. Questo significa che ora devo andare da mia nonna. Non so quanto resisterò agli allenamenti se ho le costole incrinate.
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𝐇𝐮𝐧𝐠𝐞𝐫 𝐆𝐚𝐦𝐞𝐬-𝐏𝐨𝐬𝐲 𝐌𝐞𝐥𝐥𝐚𝐫𝐤
FanfictionSequel di "HUNGER GAMES-IL SUCCESSORE" Da anni ormai Posy Mellark è sotto la protezione di Johanna Mason. Nessuno sa che dopo i 77esimi Hunger Games è sopravvissuta. Un giorno scopre alcuni particolari sui suoi genitori e decide di andare a cercarli...