Capitolo 20

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Mi sento umida. Piena d'acqua. Sono morta?Non credo.

Sollevo molto lentamente le palpebre. Il cielo è rosato. Non ho la benché minima idea se sia l'alba o il tramonto. Gli occhi bruciano ancora e sento uno strano rumore ovattato, come se mi stessero tappando le orecchie.

Alzo il busto e inchiodo le braccia come sostegno. Cerco di mettere a fuoco l'ambiente. Mi trovo in un bosco molto fitto e sono immersa fino alle cosce nel letto di un fiumiciattolo. Piego la testa per cercare di far uscire l'acqua. Deve esserne entrata tanta.

Tutto il corpo è dolorante e soprattutto fradicio. Vorrei mettermi in piedi, ma le gambe non vogliono proprio collaborare.

Non so come sono finita qui e tanto meno non riesco a capire come sono riuscita a sopravvivere dato che stavo affogando.

Finalmente l'acqua esce dall'orecchio destro e i rumori si fanno un po' più distinti. Dagli alberi circostanti proviene un brusio continuo. Cicale. Il Distretto 7 ne era pieno. L'unico problema è: saranno cicale vere o ibridi pronti ad uccidermi?

Nel secondo caso, contro di loro sarei impotente. Non ho un'arma e non riesco a muovermi (o meglio nel mio profondo non voglio). Spero che Haymitch mi procuri presto un'arco.

Con tutta la forza che ho mi tiro fuori dal ruscello. Le gambe non sono danneggiate per fortuna, sono solo infreddolite. Le massaggio goffamente con le mani per riprendere un po' sensibilità. Continuo così per almeno dieci minuti, poi decido di alzarmi. Vedendomi così, Haymitch dovrebbe proprio mandarmi qualcosa. Cibo, acqua, anzi, acqua no, ne ho avuto abbastanza, ma almeno qualcosa che potrebbe essermi utile dato che ben 24 tributi mi danno la caccia.

Appoggiandomi ogni tanto ai tronchi stranamente lisci, inizio a muovermi attraverso la foresta. Provo dolore all'altezza dello stomaco e del petto in corrispondenza dei polmoni. L'acqua deve essersi insinuata negli organi interni quando ero incosciente.

Il bosco sembra essere tutto uguale. Stessi rumori, stessa vegetazione... ho paura di stare girando in tondo, tuttavia c'è la possibilità che sia una caratteristica dell'arena. Il cielo da rosa che era, è diventato sempre più blu lasciando spazio alla luna e alle stelle.

"Ti prego Haymitch...un arco..." dico sedendomi su una radice sporgente. Camminando, ho notato che ci sono diversi animali e uccelli. Un pennuto in particolare, tutto variopinto e all'apparenza innocuo, mi ha rincorso per un bel pezzo finché non l'ho colpito in testa con un ramo. Ho rimediato un pasto, ma dovrei accendere un fuoco per cuocerlo e sarebbe troppo rischioso. Nel frattempo nessuno sparo.

Nella semi-oscurità cerco con lo sguardo un albero con dei rami adatti per riposare. Si sta facendo notte e sono disarmata, cosa potrei fare se non riposare per ritrovare le forze? Mi sembra la cosa migliore da fare. Mitch aveva ragione. Io non so come funziona la vera vita di Panem, la vera vita dei ragazzi indifesi dei tredici Distretti. Tutto d'un tratto mi sento una stupida. Almeno ho salvato la piccola Heather Nock. Lei porterà il mio nome fino alla tomba e io farò lo stesso. Non dimenticherà mai il trauma che ha avuto sentendo pronunciare il suo nome da Effie Trinket come non l'ha mai fatto nessuno.

Un albero che sembra essere idoneo e con le caratteristiche da me richieste diventa il mio rifugio per questa notte. Molto probabilmente mi indurranno a spostarmi. Le gambe sono ancora doloranti e il mio organismo risente la mancanza di pietanze che procurano energia. So di essere capace, so che posso vincere, devo solo resistere. Cacciare e mangiare. Uccidere e difendermi. Avranno di sicuro mandato dei paracadute agli altri tributi e sto piano piano perdendo le speranze per il mio.

"Haymitch... per favore..."

Qualche minuto più tardi, un suono non appartenente alla foresta cattura la mia attenzione. Mi guardo intorno. Non c'è nulla. Subito dopo una specie di borraccia metallica, se così la posso definire, atterra su un ramo poco distante dall'incrocio in cui sono appollaiata. Mi allungo con cautela e l'afferro con avidità. Finalmente ha capito!

Non ho potuto procurarti altro. Scusami. Resta viva. ~Mark~

Markus...

"Voglio proprio vedere. Comunque sia Johanna che Markus ti aiuteranno se avrai veramente bisogno."

Haymitch me lo aveva detto, ma non pensavo che l'avrebbero veramente fatto. Mi precipito a scoprire il contenuto e un odore forte e tipico di Capitol mi invade le narici. Stufato di manzo. È una delle pietanze che ho preferito durante il breve soggiorno, ma come avrà fatto a scoprirlo? Oh no... Molto probabilmente sono in diretta e il mentore del Distretto 11 che non dovrei conoscere mi ha appena mandato un pasto e un bigliettino. Lo tortureranno. Lo massacreranno finché non dirà tutta la verità e anche se la servirá su un piatto d'argento, la Snow non ci crederà e lo farà uccidere. Poi Haymitch, Effie, Johanna e Zack, che non c'entra nulla, ma è comunque il mio compagno di Distretto. E poi aggiungiamo alla lista Mitch e la nonna. Sono stata un'irresponsabile. Come ogni volta non ho pensato prima di agire e ora ho messo nei guai chi per una vita ha cercato di proteggermi e chi ho scoperto da poco, ma che mi ha sempre voluto bene. Non posso piangere, non devo. Inizio a respirare molto profondamente per alleviare gli spasmi che probabilmente si impossesseranno del mio corpo tra pochissimi istanti. Devo pensare al presente, devo pensare a quello che sto vivendo ora. Mi devo concentrare e devo tenere i muscoli pronti e la mente libera. Il mio obiettivo primario è uccidere. L'ambizione è vincere per tornare a Capitol. All'improvviso guardo in alto. Il cielo non sembra quello che ho guardato per diciotto anni. Non è il cielo che mi ha tenuta sveglia fino a notte tarda per poter finalmente vedere una stella cadente. Comunque è ovvio che non sia vero, anche questa volta l'arena è chiusa in una cupola, ne sono certa. Mentre continuo a guardare, appare il volto del ragazzo del Distretto 2. Trasmetteranno i morti e per oggi c'è stato solo lui. Gli Strateghi architetteranno presto qualcosa. Mi ricordo di avere lo stufato ancora tra le mani e utilizzo il cucchiaino per iniziare a mangiare. Inutile dire che dopo averlo terminato continuo a raschiare il fondo con la posata argentea. Richiudo il contenitore e stacco il paracadute di tessuto bianco. Ho intenzione di utilizzarlo come coperta dato che le temperature sono precipitate un sacco. Non sarà tanto, ma è un qualcosa in più.

Il tronco dell'albero è duro e scomodo, di solito impiego sempre poco perché la schiena si abitui alla corteccia frastagliata, ma questa volta sembra essere diverso. Sarà la tensione o forse perché non è una pianta vera. Sinceramente credo sia più veritiera la prima opzione che la seconda.

Nonostante abbia ingerito una sostanza calda, sono ancora invasa dalla pelle d'oca. Sostengo sia colpa dell'acqua gelida del fiume. Quasi sicuramente mi beccherò un malanno e gli Strateghi faranno in modo che le condizioni meteorologiche siano perfette per aumentare il disagio. All'improvviso uno sbadiglio porta con sé stanchezza. Non posso addormentarmi, non devo addormentarmi. Ma in fondo che male ci sarebbe? Ho il sonno molto leggero, quindi un pisolino non farebbe altro che giovarmi.
Le palpebre cedono e in un attimo tutto il mondo reale scompare e mi lascia scappare nei sogni.

𝐇𝐮𝐧𝐠𝐞𝐫 𝐆𝐚𝐦𝐞𝐬-𝐏𝐨𝐬𝐲 𝐌𝐞𝐥𝐥𝐚𝐫𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora