Rieccoci! :)
Non mi dilungo, non è necessario.
La fiducia che state riponendo in questa storia mi emoziona, mi entusiasma e ringraziarvi sarà sempre il minimo che possa fare.
Aspetto i vostri commenti, come sempre. La vostra opinione è lo strumento essenziale per il mio orientamento.
Enjoy.⚫⚫⚫⚫⚫⚫⚫⚫⚫⚫
Gregorio rimase ancora un po’ in spiaggia. Aveva bisogno di stare da solo ed era certo che dopo quell’episodio anche Gabriele ne avesse bisogno, perciò lo lasciò andare.
Doveva essere una serata tranquilla, passata serenamente tra due amici. E invece continuava a ripetersi di aver rovinato tutto.
I pensieri scorrevano veloci accompagnati dal rumore delle onde dell’oceano e accarezzati dal vento leggero.
“Cosa ho fatto?”
“Ma che mi è preso?”
“Cosa mi sta succedendo?”
Domande su domande, a cui non riusciva a trovare risposta.
Paradossalmente l’unica persona che avrebbe potuto aiutarlo a dare una risposta a quei quesiti era Gabriele, il suo migliore amico, quello con cui parlava di qualsiasi cosa, che aveva la soluzione a tutti i problemi, che tra una battuta e uno scherzo riusciva sempre a strappargli un sorriso.
Mentre i dubbi e le domande affollavano la mente di Gregorio, il livornese in camera ripensava al gesto del compagno di stanza.
Finita la storia con Letizia gli era stato molto vicino. Affrontare la rottura di una storia durata anni non è mai facile, e non lo era stato nemmeno per Gregorio anche se era consapevole che le cose ormai non andavano più bene da un po’.
L’amicizia tra i due “gemelli del nuoto”, come li chiamavano tutti, era diventata sempre più intensa. Gabriele non perdeva occasione per far vagare un po’ la mente dell’amico, per farlo uscire e anche per abbracciarlo, toccarlo e dimostrargli il suo affetto e la sua presenza costante. Inconsapevole del fatto che Gregorio iniziasse a percepire qualcosa di più in quei gesti.
E quel tentativo di bacio mancato poco prima in spiaggia ne era stata la dimostrazione.
Gabriele in camera, da solo, notando che il suo compagno non rientrava prese il cellulare e digitò:
-Ehi, dove sei finito?
Cinque minuti, dieci, trenta e ancora nessuna risposta.
Il livornese, preoccupato, uscì a cercare Gregorio. Quando scese nella hall dell’albergo lo vide rientrare e gli andò incontro.
“Dove eri finito?” chiese poggiandogli un braccio attorno al collo.
“Dove mi hai lasciato, da solo.” – replicò Greg allontanandosi verso l’ascensore,
“Pensavo mi seguissi, ti avevo detto di andare a dor…” provò a spiegare Gabriele
“Volevo stare da solo” lo interruppe.
In ascensore, quando ormai erano soli, Gabriele prese il viso di Gregorio tra le mani e fissandolo iniziò a dirgli quanto gli dispiacesse di essere scappato. “Greg, guardami, per favore! Scusa se mi sono allontanato, pensavo davvero che mi seguissi…non immaginavo la prendessi così male. Ho capito che quello che stavi per fare in realtà non volevi farlo davvero e l’alcol non ha aiutato. Non dovevo reagire così”
Gregorio in realtà non ascoltò fino in fondo le parole di Gabriele, perso a guardarlo fisso in quelle iridi color nocciola che lo avevano come ipnotizzato.
Al suono dell’ascensore che indicò l’apertura delle porte si riprese da quel momento di estasi e riuscì a dire un semplice “Ok, va bene. “ e tornarono in camera.Al mattino entrambi aprirono gli occhi al suono della sveglia.
Dopo qualche minuto di silenzio...
"Scusa" esordì Gregorio.
"Ci pensi ancora? Abbiamo risolto, va bene così. Non pensiamoci più" ribattè Gabriele.
Peccato che per Paltrinieri non era così semplice non pensarci perché appena sveglio il suo pensiero era andato alla sera prima e al fatto che dovesse scusarsi di nuovo col compagno di stanza, prima ancora di dirsi buongiorno.
"Oggi si pensa solo a stasera e a fare bene." continuò il livornese dando una pacca sulla spalla del suo vicino di letto che era talmente al limite del materasso che cadde.
"Ho capito, vuoi farmi fuori prima di entrare in piscina perché lì poi non ce n'è per nessuno" disse Gregorio alzandosi dal pavimento.
"Ma chi? Io? Vuoi dire che non riuscirò mai a fregarti una medaglia? Arriverà quel momento prima o poi, arriverà"
"Sì, quando io mi ritirerò"
"Non illuderti amico mio,non illuderti"
"Vedremo"
"Bravo, sì. Vedremo eccome!" concluse Gabriele alzandosi dal letto.Quella mattina la avevano libera da impegni sportivi e Gabriele ne approfittò per passare del tempo con Stefania, mentre Gregorio restò al villaggio olimpico con gli altri compagni di squadra non impegnati nelle gare.
Dopo pranzo i due si ritrovarono nel pomeriggio, in piscina, per il riscaldamento in vista della gara serale prevista per le 22.11.
Il riscaldamento proseguì tra solite risate e prese in giro, perché con Greg e Gabry era così, era sempre stato così. Era il loro modo di spegnere la tensione, di far pesare meno un allenamento in piscina o in palestra. Gli altri li guardavano sempre stupiti e anche un po' invidiosi del loro rapporto, di quell'amicizia che andava oltre ogni cosa, nata per caso ma continuata per scelta e diventata parte fondamentale delle vite di entrambi.
Un'amicizia che, in alcuni momenti, in certi abbracci, in certe gesti, in certe parole, sembrava nascondere un sentimento più grande.Ore 21: Aquatic Center.
Seconda gara per Gabriele, prima per Gregorio a queste Olimpiadi.
Manca un'ora all'ingresso in vasca, al fischio che darà il via alla scalata dell'Olimpo.
Sono lì seduti in camera di chiamata, concentratissimi.È il momento.
Si va a bordo piscina, pronti per salire sui blocchi di partenza.
Detti in corsia 2, Paltrinieri in corsia 4.Primo fischio.
Si sale sul blocco.
Secondo fischio.
Via, in acqua. La finale dei 1500 stile libero è iniziata.Dopo 200 metri Gregorio è già avanti e continua a nuotare sul pelo dell'acqua, col suo procedere solo di braccia, con le spalle emerse e la sua solita gambata appena accennata, quasi nulla. È il suo modo di nuotare quello, il suo tratto distintivo.
A metà gara sembra volare e il distacco nei confronti degli avversari aumenta.
A otto vasche dalla fine poi, dopo un brevissimo rallentamento, Greg riprende velocità.
La medaglia ormai è lì, la sta sfiorando, il suo pensiero è solo uno: vincere.
Non ha alternative.
Gregorio è ormai verso la conquista della sua medaglia, ma per Gabriele sembra lontana.
Alla virata dei 1200 metri Detti percepisce la fatica dell'americano che è davanti a lui e cerca di risalire. Si porta su e cerca il sorpasso.
Mancano due vasche e Paltrinieri e Detti sono primo e terzo.
Non devono mollare e non lo fanno. Toccano la piastra.
Finalmente.
Gregorio è campione olimpico nella sua gara, Gabriele terzo. Entrambi sul podio, due italiani. Il coronamento di 5 anni di lavoro, insieme.Senza nemmeno pensarci il livornese supera la corsia che lo separa dal compagno e elimina le distanze e la competizione. Sale sulla corsia galleggiante, tira a sé Gregorio, lo abbraccia e contemporaneamente gli solleva un braccio ad indicare che è lui il campione e sorride.
Sorride soddisfatto e felice, forse più per la vittoria del migliore amico che per la sua medaglia perché consapevole di quanto Gregorio desiderasse raggiungere quell'obiettivo, perché ne avevano parlato tante, troppe volte.Adesso sono lì, sul podio insieme. Vicini.
Gregorio ha sempre sognato quel momento. Da una vita, da quando ha iniziato a nuotare, da quando è entrato la prima volta in piscina.L'inno nazionale è cantato a gran voce. Ed è proprio quando ascolta e canta quelle parole che forse inizia a realizzare quello che ha fatto. È campione olimpico e Gabriele è lì con lui a condividere quel traguardo, su quello stesso podio, con una medaglia al collo anche lui che canta quel "Fratelli d'Italia".
Alla fine dell'inno Gabriele non perde tempo e sale subito sul gradino più alto, raggiunti anche dall'americano scattano la consueta foto di rito dei tre medagliati.
Dopo il giro d'onore dell'Aquatic Center con i tifosi e i familiari ad acclamarli si ritrovano da soli negli spogliatoi.Gregorio sta chiudendo l'armadietto quando sente delle braccia al collo e una voce che conosce molto bene sussurrargli "Sei il numero uno"
"Senza te non sarei nessuno. Non so se ce l'avrei fatta" afferma il campione olimpico sorridendo.
"Nemmeno io sarei nessuno senza te. E ricorda che questa..." confida Gabriele indicando la medaglia che aveva al collo ".. è anche tua."Lo aveva detto anche ai giornalisti che la medaglia la dedicava al suo compagno di allenamenti. Gregorio aveva pensato che fossero state parole di circostanza, ma quando Gabriele le pronunciò lì, davanti a lui, guardandolo fisso negli occhi, sentì un brivido attraversargli il corpo e le gambe quasi cedere ed era certo che non fosse a causa della fatica della gara sostenuta poco prima.
Mise le braccia al collo del livornese e si strinsero in un abbraccio liberatorio, senza dirsi nulla.
Uno di quegli abbracci sinceri, talmente stretti da poter sentire uno il battito del cuore e il respiro dell'altro.
Pochi secondi per un gesto che racchiudeva anni di allenamenti, sacrifici, gioie e tristezze, pianti e risate."Ti voglio bene scemo!" ruppe il silenzio Gregorio
"Ti voglio bene idiota!" ribattè Gabriele.

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Water&Fire.
Fanfiction«Ecco come bisogna essere! Bisogna essere come l'acqua. Niente ostacoli - essa scorre. Trova una diga, allora si ferma. La diga si spezza, scorre di nuovo. In un recipiente quadrato, è quadrata. In uno tondo, è rotonda. Ecco perché è più indispensab...