Sono giorni rinchiuso in camera neanche fossi soggetto ad una malattia non ancora mai conosciuta e quindi in quarantena, i fazzoletti appiccicosi poggiati ovunque, la gola che brucia talmente tanto da non riuscire a mangiare, anche se alla fine è una scusa ottima per non sentire Lottie rompere il cazzo.
<< Louis corri! vieni qui! >> sento urlare mia sorella Fizzy dal piano inferiore, lentamente e a passi pesanti scendo le scale, il piumone poggiato sulle spalle con l'intento di scaldarmi, mentre ogni tanto un colpo di tosse viene rilasciato.
Più mi avvicino e più il volume si fa alto, infastidendo il mio udito << Stanno parlando di Harry! >> comunica Lottie, a quell'affermazione con uno scatto più veloce del solito mi ritrovo seduto difronte al catorcio parlante, la vista attenta quanto l'udito, la scritta che scorreva questa volta era un'altra, 'Harry Styles, disperso.' La donna fin troppo truccata e con un'espressione falsamente dispiaciuta stava intervistando la famiglia di Harry, Anne era totalmente in lacrime << Sono giorni che non sento Harry, il telefono è spento, e nell'ultimo periodo era davvero strano.. >> parla a fatica, ho sempre pensato che Anne fosse una donna forte, ma ovviamente quando si tratta di tuo figlio, la forza non ti basta.
Prendo velocemente il telecomando spegnendo il televisore, resto immobile, lo sguardo basso.
Sono qui seduto a terra, con il silenzio che mi circonda, fin quando non sento la voce piccola e acuta di Daisy << Fratellone Lou, perché non chiami fratellone Harry? >> mormora piena d'innocenza la minore, all'oscuro di tutto il passato, Lottie gli mormora dolcemente di non fare domande del genere in questo istante, è un sussurro che posso udire appena.
Harry quando si sente oppresso, si allontana da tutti - o quasi -, quando eravamo piccoli infatti scappava di casa, all'inizio erano minuti, ma con il crescere aumentava anche il tempo, diventando ore, e in fine giorni, Anne lo ritrovava sempre nello stesso posto, con la stessa persona, lo ritrovava sempre alla quercia, con me, era il nostro posto sicuro.
<< Louis, non potrebbe essere lì..? >> chiede Lottie sapendo del piccolo segreto, scuoto immediatamente la testa in segno di negazione alzandomi, facendo scivolare a terra il piumone << non dire cazzate, di certo da Los Angels non si va a sedere sotto quella quercia di merda >> sputo acido con un tono quasi sarcastico, volevo ridere, ridere a crepapelle ma l'unica cosa che riuscivo a fare era piangere, accompagnato dai singhiozzi come un fottuto ragazzino immaturo.
<< Ma almeno potresti.. >> controbatto << No, finiscila cazzo! Io non posso fare niente, va bene?! Non posso chiamarlo, non posso andare lì, e soprattutto io non voglio andare lì, per me può anche morire di ipotermia! >> non è la verità, la mia bocca sta dicendo tutto l'opposto dei miei pensieri, vorrei tornare lì, ma tremo solo al pensiero di poterlo trovare realmente, con un cappotto pesante, una coperta sulle gambe ed una busta piena di caramelle, barrette e bibite gassate, le merdate che abbiamo sempre mangiato noi due, tremo all'idea che tutto potrebbe ricominciare.
Daisy e Phoebe vedendomi il volto rosso per la rabbia si ritraggono leggermente in dietro e contro i corpi delle maggiori, appena alzo il tono della voce si terrorizzano sempre, prendo un respiro profondo cercando di calmarmi ma i singhiozzi non cessano, Lottie e Fizzy sono immobili, incapaci di sapere cosa fare, salgo velocemente le scale per poi gettarmi sul letto, il cuscino stretto tra le braccia, bagnando la stoffa bordeaux.
Non riesco a ricordare il continuo della poesia, quella frase mi suona nella mente di continuo, ma non riesco a ricordarne il proseguimento.
Gli allori sono stati abbattuti, e il cervo, tranquillo nella paura.
Gli allori sono stati abbattuti, e il cervo, tranquillo nella paura.
Altri singhiozzi provocano ancor più bruciore nella mia gola, forse dovrei andare alla quercia, forse questa volta è compito mio tornare da lui, o forse no.
Chiudo gli occhi sperando di dormire almeno questa volta, ma i risultati sono sempre così scarsi, la mia mente non cessa mai di parlare, privandomi continuamente del sonno.
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Paranoid || L.S.
FanfictionParte presa dal prologo: '[..] Sono semplicemente Louis Tomlinson, l'unico puntino coglione del radar di milioni di tossici, che si trova all'estremità, come se volesse scomparire anche da quella inutile piattaforma. Sono quel ragazzo che ha perso l...