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<< Cazzo Louis fermati un secondo! >> dice stanco Stan, sarà quasi un'ora che continuo a spostarmi da una parte all'altra della stanza immedesimandomi in una pallina da ping-pong, mentre lui è seduto sul bordo del letto e mi segue preoccupato con lo sguardo, mi fermo di scatto << Lo sai che io non so mai decidere! Vado nel panico anche quando mi chiedono se voglio un paio di calzini gialli o grigi, figurati se posso prendere una scelta così.. così incisiva e significativa sulla mia vita! >> affermo sfogandomi finalmente, le labbra del mio amico sono leggermente schiuse, come se stia cercando di pronunciare una frase ma allo stesso tempo qualcosa lo blocca, sospiro sconfitto gettandomi sul letto sfatto cosparso ancora dai fazzoletti sporchi.
<< Vai. >> mi incoraggia il castano, non rispondo, lo sguardo fisso sul solito e monotono soffitto bianco, la stessa piccola crepa sulla destra, con accanto la macchia giallognola << Stavo pensando.. >> il tono della mia voce è basso << ..e se attaccassi un poster sul soffitto? È sempre così spoglio. >> affermo tenendo lo sguardo ancora lì << Louis ti sembra il momento di parlare dei poster?! >> la sua voce è sconcertata, quasi mi fa ridere << Ma il soffitto è così noioso >> continuo a cambiare argomento, ma con scarsi risultati, Stan non smuove la sua mente dalla questione Styles.
Mi alzo svogliato << Va bene andrò! >> affermo avviandomi verso la porta chiusa della mia camera, ma la voce di Stan blocca ogni mio movimento << Vai conciato così?! Con questo odore?! >> gli occhi spalancati, una leggera risata fa tremare le mie labbra << Harry deve pur riprendere l'abitudine no? >> affermo divertito << ma se quando puzzi così è lui a lavarti, me lo hai confessato una sera da ubriaco >> ride anche lui questa volta, mi sporgo in avanti prendendo il piumone, Stan non commenta questa mia azione e mi lascia andare.

Duecento metri mi separano dalla verità, sono immobile, le gambe che tremano, il solo pensiero di lui seduto lì non mi fa astenere dal sorridere << Cazzo Louis un minimo di contegno. >> sussurro a me stesso per poi riprendere a camminare, il piumone stretto al petto, il labbro incastrato tra l'arcata superiore dei miei denti, torturato quasi a sangue.
Cento metri, devo soltanto girare l'angolo per vedere in lontananza la quercia.
Un passo, solo uno, un passo e la mia vita potrebbe cambiare, un respiro, un battito di ciglia, non c'è nessuno.
Per dieci secondi non vedo nulla, finché non mi accorgo di un lenzuolo steso sull'erba, le opzioni sono tre, è Harry, un barbone ha occupato il mio cazzo di posto, ho le allucinazioni.
Decido di avvicinarmi con cautela al grande albero, in caso non fosse lui non mi avrebbe mai notato visto che arriverò a lui da dietro, cerco di non calpestare le foglie secche, più mi avvicino e più trattengo il respiro, finendo quasi in apnea.
Se è lui, io come reagirò? Lui scapperà? Mi tratterà male? Ho così tanta paura, le gambe tremano come maracas durante una festività spagnola, il labbro inferiore è ormai leggermente macchiato dal sangue che cerco di non far colare succhiando la pelle, in silenzio.
Chiudo gli occhi una volta giunto a destinazione, con i polpastrelli sfioro lentamente il legno della vecchia corteccia, schiudo piano le palpebre bussando sopra il legno due volte, alcuni secondi di silenzio mi fanno tenere bloccato il respiro in gola mentre sento il battito cardiaco nei miei timpani << Chi è? >> la sua voce << Etch >> rispondo lasciando andare il mio sorriso << Etch chi? >> risponde, la voce accompagnata dalla sua risata sapendo già la mia risposta << Salute! >> rispondo, in questo istante le nostre risate non sono più un lontano ricordo, mi sporgo leggermente in avanti riuscendo ad intravedere i suoi folti ricci scuri, alza piano la testa incrociando il mio sguardo, poter vedere il suo volto dal vivo dopo quasi due anni è totalmente differente dal guardarlo attraverso uno schermo dalla risoluzione pessima, che non permette neanche di distinguere il vero colore dei suoi occhi, o i lineamenti in generale del suo volto.
Come mi ero immaginato indossa un cappotto pesante e al suo fianco ci sono ben due buste di plastica bianca, mi avvicino piano a lui << Posso sedermi? >> chiedo indicando il punto vuoto accanto a lui, semplicemente annuisce ed io mi posiziono in quel punto precedente indicato.

Sono passati svariati minuti - a me sembrati infiniti-, il silenzio regna intorno a noi, accompagnato dal fruscio delle foglie secche - ormai cadute sul suolo ghiacciato - e da i nostri respiri, leggeri ma allo stesso tempo rumorosi << Dovresti avvisare tua madre >> gli consiglio iniziando a spezzettare con i piedi una foglia << l'ho fatto, ma i manager le hanno detto di continuare con la tragedia, sta portando molta visibilità e scoop su di me, tutti ne parlano, stanno facendo tantissimi soldi >> cerca di spiegarmi, la voce è lenta e morbida come ricordavo, annuisco in silenzio << Louis, voglio fumare, ho una fottuta astinenza >> si volta verso la mia figura, annuisco << Ho finito la roba e Lottie non vuole darmi i soldi, non me posso più neanche io >> sospiro passando una mano tra i miei capelli abbastanza unti, vedo Harry fare una smorfia arricciando il naso per poi cambiare argomento << Mi mancava il tuo odore pessimo >> mormora beffardo prendendosi gioco di me << tu non mi sei mancato affatto. >> il tono è serio, ancora una volta la mia bocca volta le spalle ai miei pensieri, lui non mi risponde, si alza semplicemente << possiamo andare a casa? Ho tanto freddo.. >> il volto malinconico, solo ora noto le sue labbra non rosse ma tendenti ad un viola sfumato al lilla, anche io mi alzo in piedi, porto il piumone sulle sue spalle magre << Sì, andiamo a casa. >>

Paranoid || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora