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Non ho una stagione preferita, non ho un colore che favorisco rispetto ad un altro, non ho delle passioni che coltivo fin dalla tenera età, non ho una marca preferita, non mi interesso della moda ad essere sincero, non c'è una parte della giornata in cui mi sento meglio, più felice e spensierato, pioggia, sole, neve, per me è assolutamente indifferente, corsivo o stampatello, non mi interessa basta scrivere, non amo la lettura, non sono capace a disegnare, non amo il mare, tantomeno la montagna, non ambisco desideri per il mio futuro, ma soprattutto, io avrò un futuro o la mia vita si fermerà qualche passo più in avanti di dove mi trovo adesso? Forse sono vicino al traguardo e non ne sono a conoscenza, potrei morire in ogni istante della mia esistenza, per mano mia o di qualcun altro, non è importante dare la colpa a qualcuno, perché alla fine non è colpa di nessuno, è solo il destino, ma una domanda mi sorge spontanea, il destino esiste realmente? Oppure ogni cosa che noi compiamo riporta una conseguenza? Sinceramente non ho una risposta per questo, o meglio, nessuno può saperlo, ognuno crede in quel che vuole, in quello che lo rende più sicuro di se stesso, perché è questo credere, sentirsi protetti da qualcosa o qualcuno di cui non sappiamo la reale esistenza, eccezione fatta se la persona in cui si crede è se stessi, ma questo non è il mio caso, nessuno di questi lo è.
Mi hanno sempre detto che sono un ragazzo fuori dal comune, o meglio, con il passare del tempo divengo ogni giorno più singolare, o forse innaturale << Secondo lei sono una persona strana? >> chiedo all'uomo - dalla pelle scura e gli indumenti invernali - che si trova nel posto del guidatore di questo vecchio taxi, lui sposta per alcuni secondi lo sguardo verso lo specchietto retrovisore per osservare la mia figura - nei posti posteriori - per poi tornare con l'attenzione sulla strada innevata, si schiarisce la gola e per la prima volta posso udire la sua voce << Penso che tu sia un ragazzo particolare a primo impatto, nella mia carriera da tassista non ho mai avuto l'opportunità di vedere una persona con dei lineamenti particolari come i tuoi, sono dei tratti morbidi ma allo stesso tempo così.. così marcati! Mentre la ragazza, che suppongo sia tua sorella, mi diceva le indicazioni del luogo dove portarti, ti stavo osservando, sembri molto chiuso in te stesso, e il fatto che non volessi indossare le scarpe mi ha davvero lasciato spiazzato, in quel momento ho tremato pensando di dover accompagnare un pazzo, uno scellerato! >> si ferma per una risata che riempie l'automobile << ma poi ti ho guardo meglio, sei semplicemente un ragazzo particolare >> conclude, per tutto il tempo ho guardato il suo volto dallo specchietto retrovisore, annuisco per poi rispondere << quindi un ragazzo strambo? >> chiedo sbattendo velocemente le ciglia mentre copro le nocche distrutte per l'altro giorno con le maniche della grande felpa << Sì direi strambo! >> sorride gentilmente, il mio sguardo viene distratto dal piccolo pupazzo raffigurante una ragazza hawaiana a cui per ogni fosso nella strada balla leggermente la testa, mentre posizionata sotto di essa c'è la foto di una donna << è sua moglie? >> chiedo curioso posizionandomi nel mezzo dei sedili sporgendomi leggermente in avanti << era. >> specifica lui, la voce improvvisamente triste, deglutisco imbarazzato tornando con la schiena contro lo schienale << condoglianze.. >> mormoro sentendomi estremamente dispiaciuto << sono passati sedici anni ormai, due anni dopo la nascita di mio figlio.. >> dice, le mani stringono con più forza il volante << ..tu mi ricordi molto mio figlio >> continua, ma prima che potessi chiedere altro si ferma davanti al palazzo da me tanto odiato << tua sorella mi ha pagato prima, è stato un piacere conoscerti >> si volta verso di me, alcune rughe segnano la sua pelle, un piccolo sorriso si fa spazio sul mio volto << il piacere è stato tutto mio >> gli dico per poi scendere dall'auto, appena tocco terra mi sfilo velocemente le scarpe tenendole in mano, passano alcuni secondi prima che se ne vada, mi volto dinanzi a me, era un anno che non tornavo qui, svogliatamente salgo gli scalini che conducono al portone, leggo i vari nomi presenti sul citofono mentre cerco di scaldarmi il più possibile facendo dondolare le scarpe per i vari movimenti che faccio sul posto, leggo purtroppo il suo nome 'dottoressa Catrin Logan', premo con forza il dito sul piccolo pulsante color oro, resto in quel modo per almeno cinque secondi << Louis? >> mi chiede la voce vagante << Purtroppo. >> rispondo seguito da uno sbuffo, un suono elettronico fa aprire il portone.

<< Salve >> dico una volta entrato nello studio << ma se oggi è il primo gennaio perché lei è qui? >> chiedo, questa domanda era fissa nella mia mente da quando Harry e Lottie mi hanno comunicato il giorno della seduta << Per i casi più problematici posso esserci anche il giorno di natale >> afferma << tanto basta che la paghino no? >> dico alterato sedendomi con un tonfo sulla poltrona estremamente morbida, per poi posare le scarpe a terra << questo è il mio lavoro Tomlinson >> mi dice sedendosi sulla sua solita e orribile poltrona, lei non è cambiata affatto, la statura piccola e il fisico magro, la pelle segnata dall'età, i capelli biondi e corti che incorniciano il viso, mentre sul naso sono poggiati i suoi occhiali neri e come abiti indossa il solito completo molto simile a quello di una segretaria, incrocio le gambe sulla poltrona poggiandoci i gomiti sopra per poi posizionare la testa sulle mie mani continuando ad osservarla in assoluto silenzio, quando se ne rende conto si imbarazza notevolmente << Come stai Louis? >> mi chiede lei, una risata fa vibrare la mia gola << come sto? Come dovrei stare secondo lei? Sono ingrassato, non ho più soldi per permettermi di fumare, ho perso tutto e tutti, come sto secondo lei? >> le chiedo passandomi una mano tra i capelli - ormai nuovamente sporchi - mentre sposto il mio sguardo verso l'enorme vetrate che permette di vedere una parte della città << Louis, avrai perso almeno quindici chili dall'ultima volta che ci siamo visti, eri già al tempo magro, non puoi continuare cosí >> mi dice posando il suo taccuino sul tavolo basso che ci separa << posso farlo invece, ho tutto sotto controllo. >> affermo guardandola dritta negli occhi, le parole dette con lentezza e convinzione, resta in silenzio per svariato tempo << da quanto non dormi? >> mi chiede dopo poco << tre giorni, credo >> annuisce facendo ruotare la penna tra le sue dita << ti prescrivo le solite pasticche va bene? >> dice iniziando a scrivere << faccia come vuole. >> sbuffo guardandomi in torno << hai avuto delle allucinazioni? >> chiede, io muovo il capo in segno di negazione, lei mi osserva come se si aspettasse già quella risposta da parte mia, si annota qualcos'altro << ti manca tua madre? >> all'udire quelle parole mi volto verso di lei con gli occhi socchiusi << come cazzo ti viene in mente di chiedermi in modo così diretto una cosa simile?! >> mi alzo quasi urlandole contro, lei resta immobile, sembra impaurita, mi allontano dalla sua figura prendendo le mie scarpe uscendo da lì, seguito dal forte botto della porta.

<< ho tutto sotto controllo >> continuavo a ripetermi sussurrando a me stesso, i pochi passanti mi guardavano straniti, ero seduto a terra, all'improvviso alcune persone iniziarono a lanciarmi delle monetine, alzai il capo guardandoli in malo modo ma già se ne erano andati, abbassai lo sguardo verso la somma, dieci sterline, probabilmente è perché siamo sotto il periodo festivo, mi alzo velocemente prendendo i soldi, aspettando un taxi, dovrebbero bastare, sento qualcuno chiamarmi in lontananza << Louis! >> mi volto e corruccio le sopracciglia osservandolo << Lewis? >> chiedo incredulo nel vederlo in questa zona, opposta a quella della mia casa << Come stai? Come è andata dalla psicologa? >> mi chiede << come scusa? Perché sai della psicologa? >> chiedo, lui si porta un dito sulle labbra, come se stesse pensando << mmh, lo so e basta! >> mi fa la linguaccia << sei proprio un bambino >> gli dico ridendo leggermente, mi accorgo degli sguardi spaventati delle persone che ci passano affianco, non ne capisco davvero il motivo, un taxi passa, mi avvicino a lui facendogli segno di fermarsi << allora ci si vede Lewis! >> gli dico sorridendogli, con un cenno della mano mi saluta, salgo nell'auto e anche l'autista mi rivolge lo stesso identico sguardo, lo stesso che mi rivolsero Harry, Lottie e Fizzy.

Paranoid || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora