Sfrego con forza il cappuccio dell'accappatoio sulla mia testa facendo depositare piccole gocce d'acqua sullo specchio leggermente appannato per il calore della doccia, sono felice di concedere questa uscita a Stan, a qualcuno che tiene davvero a me, che non mi ha mai voltato le spalle; l'aria calda scompiglia tutti i miei capelli, asciugo l'acqua da essi e con la mano libera cerco di dare forma al mio solito ciuffo poggiato sulla fronte leggermente alta, nel mentre coordino i movimenti osservo il mio riflesso, anni fa i miei occhi non erano così gonfi, e le mie occhiaie non erano enormi cerchi neri, sospiro spegnendo il phon posandolo al lato del lavandino, inizio a vestirmi in totale silenzio, la grande tuta rossa, - la mia preferita - ed una felpa grigia, esco dal bagno imbattendomi nella figura minuta del riccio, mi scruta per qualche istante, lo sguardo è freddo, una foresta in pieno inverno, brividi percorrono il mio corpo, le gambe quasi mi cedono.
<< ti porto in un posto! >> affermo, credo sia la terza birra, una pinta o cinque non fanno differenza, abbiamo deciso di recarci nel pub di quartiere, è Sabato sera ed è pienissimo, gruppi di ragazzi ubriachi fradici che ridono e parlano ad alta voce tra di loro, una partita di una qualche squadra trasmessa nel grande televisore mentre una band assolutamente di basso rango fa risuonare le loro cover tra le pareti del locale, questa atmosfera è sempre stata una delle mie preferite, anche se per sopportare la forte confusione ho bisogno di bere un po', Stan era arrivato già da tempo al mio stesso quantitativo, ma lo reggeva davvero poco, annuisce con un sorrisetto sulle labbra alla mia affermazione, decide di pagare lui - fortunatamente -, lo aspetto lì, mentre mi muovo leggermente a ritmo della musica.
Per strada ogni tanto incontriamo delle coppiette o qualche gruppo di amici, tengo le mani nelle mie tasche per cercare di sopportare il freddo, le vans piene di buchi strusciano contro l'asfalto ghiacciato, noto solo ora che Stan indossa una sottospecie di pelliccia, credo sia un modello da uomo, è strana, evidentemente non vera << Harry lo sa? >> mi chiede, i denti che sbattono tra di loro con violenza, annuisco in risposta seguito da un mugolio, leggeri fiocchi di neve si depositano sui nostri corpi.
Faccio strada al più basso lungo la distesa d'erba, camminiamo con passi pesanti contro il vento, passo dopo passo ci avviciniamo maggiormente alla destinazione, vedo Stan realizzare qualcosa per poi indietreggiare << non dovresti portarmi qui.. >> mormora velocemente, quasi non sento la sua voce per via del fracasso di questa corrente fredda, mi volto verso di lui, i capelli che mi oscurano ogni tanto la vista << vieni con me. >> lo prendo per un polso tirandolo dietro la mia figura, la quercia possente come sempre, con i rami che si muovono in una danza scatenata a ritmo del vento, la neve che continua a scendere con più velocità iniziando ad imbiancare e rendere pura ogni superficie, << non ci posso credere.. >> Harry, mi volto di scatto nella direzione da cui proveniva la voce << non ci posso credere! >> ripete, ma questa volta le sue parole vengono seguite da uno spintone, quasi cado a terra, gli occhi rossi, pieni di fiamme e d'odio, assottigliati in due fessure mi fissano con disprezzo, sono un cazzone, resto in silenzio, lui no << È il nostro cazzo di posto! È il nostro fottutissimo posto sicuro Louis!! >> alza sempre di più la voce, trema mentre ogni parola imbevuta d'acido lascia quelle labbra << Non ti penti mai di quello che fai! >> continua, pugni contro il mio petto, le sue ginocchia affondano nella neve, un pianto straziato graffia la pelle diafana, sono immobile, ha ragione, non mi pento di nulla, come non riesco a pentirmi di quella notte, capodanno, dove l'ho letteralmente distrutto, eppure non ho minimamente rimorso, e mi sento un mostro per questo, un essere immondo che ha osato danneggiare ciò che aveva di più bello, staccando una ad una le piume bianche delle ali imbevute nella purezza, nell'innocenza e nell'inconsapevolezza, torturandole, martoriandole con gli artigli della superbia, ed ho cercato di curare le sue ferite baciandole con le labbra macchiate dalla lussuria.
Resto immobile, incapace di ogni movimento, Stan si occupa di Harry, lo solleva, le ginocchia bagnate, inizia a fargli strada verso casa, mentre io resto ancora lì, in balia di me stesso, con la corrente fredda che sbatte interrottamente sul mio volto, mentre una lacrima bollente scivola solitaria sulla pelle.

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Paranoid || L.S.
FanfictionParte presa dal prologo: '[..] Sono semplicemente Louis Tomlinson, l'unico puntino coglione del radar di milioni di tossici, che si trova all'estremità, come se volesse scomparire anche da quella inutile piattaforma. Sono quel ragazzo che ha perso l...