Capitolo 1.

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Pov's Jade.
"Gesù Cristo Jaaadeeee, ma ti vuoi alzare??" gridò l'uomo più simpatico del mondo soprannominato papà.
Mugugnai qualcosa di incomprensibile e mi misi il cuscino sopra la testa così che non sentivo ciò che diceva.
"E va bene, l'hai voluto tu!"disse prima di chiudere la porta e scendere al piano di sotto. Io saltai subito giù dal letto per paura che tornasse con un secchio d'acqua gelido, come ieri.
A questo punto volevo ribaltare le cose, se lui voleva buttarmi addosso l'acqua, io gli avrei ricambiato il favore. A passi lenti andai dietro la porta e prima che si aprisse mi nascosi. Come avevo previsto portò il secchio rosso con i fiori neri con dentro l'acqua, che al solo pensiero di quanto era fredda mi vennero i brividi. Papà si guardò intorno per vedere dove fossi e capì che quello era il momento giusto.
"Buuuuu!"
Gridai con così tanta forza che lui emise un gridolino piccolo ma acuto così tanto che mi fece venire il mal di testa. Il secchio lo voló in aria per poi ribaltare e andare a finire tutta l'acqua addosso a lui. Diventai così rossa in viso che sarei potuta a scoppiare. Non c'è la feci più e scoppiai in una risata così fragorosa che caddi a terra come una scema bagnandomi anche io.
"JADE ROSALIE STUART" urló mio padre.
"STEPHAN ALEX STUART" feci io viceversa, cosa che non dovevo fare visto che si arrabbiò più.
"Vabene Alex, respira, inspira ed espira, inspira ed espira. Hai fatto la valigia?"
"Ecco si...circa, cioè, mi mancano pochi panni"dissi io con la testa bassa per paura che sarebbe scoppiato.
"Vai a fare colazione, lavati ,vestiti e poi continua a fare la valigia anche perché fra un'ora dobbiamo partire, te lo ricordi??"
"Sissignor Capitano Stuart" risposi facendo il segno del capo.
Uscì dalla porta mentre borbottava cose in arabo sul mio ordine della camera.
Mio padre è molto giovane e anche ricco, ma non me ne vanto. È un abile uomo d'affari è da svariati anni la sua azienda procede sempre meglio diventando una delle più importanti in America ma anche conosciuta nel Regno Unito. Non ho la più pallida idea di come abbia fatto, io non avrei mai avuto tutta la pazienza che ha lui nel convincere i clienti ad unire le aziende;
ebbene sì, io partecipo a ogni suo colloquio di lavoro, non che mi piaccia, ma ha bisogno di un appoggio, qualcuno su ci contare in caso che non è sicuro di se.
Mi faccio una doccia e canto la mia canzone preferita, ossia L'esercito del SELFIE. Adoro l'acqua fredda che scivola sul mio corpo bollente. È così rilassante. Avvolgo il mio corpo in un candido asciugamano bianco pallido e scelgo cosa mettermi. Indosso una maglia a tre quarti nera aderente e un jeans chiaro con le superstar bianche e nere. Esco fuori dalla mia camera ,mi siedo sul corrimano e scivolo giù fin quando non arrivo alla fine. Se mi vede papà sono morta e sepolta. Vado in cucina e noto che il mio dolcissimo e bellissimo papà mi ha fatto i Pancake's.
"Ma io ti amo papà!!" Dissi con gli occhi a cuoricino
"Mhmh... questi sono miei, l'ha c'hai i fornelli e fatteli tu" disse lui cn un sorriso ironico.
Ma...ma....grrrrrr
HAHAHAHAHA LA PROSSIMA VOLTA CI PENSI DUE VOLTE A FARGLI UNO SCHERZO
Fantastico ci mancava solo che la mia testa parlasse e mi dice quanto sia stupida
CARA, IO SONO TE
Assolutamente insopportabile,zitta.
Sbuffo e alzo gli occhi mentre salgo di nuova sopra offesa, ma in verità devo prepararmi la valigia, anche perché devo prima trovarla. Ma dove l'ho messa? Uff. Trovata, era nel mio armadio, sopra la mia montagna di vestiti. La caccio fuori e comincio a metterci tutti i miei vestiti firmati, cappelli, felpe 3 volte più grandi, jeans di tutti i tipi e scarpe. Una volta finita mi ci siedo sopra per chiuderla. Esco fuori con poca grazie e mi viene un'idea. Mi siedo sopra alla valigia e viaggio per il mio corridoio.
"Grandissima curva di Jade, è riuscita a schivare il tappeto, il pubblico esulta yeee"
Torno in camera mia per assicurarmi di avere tutto e mi guardo allo specchio. Vedo una ragazza di 17 anni bionda, con degli occhi verdi chiaro, un corpo minuto e bassa.

Cerco di scendere invano le scale e mi viene un'idea. Butto la valigia dalle scale e rotola, rotola e rotola fino a che non la ferma mio padre un pochino arrabbiato, giusto un pochino.
"Ho perso completamente le speranze"
dice lui mandandomi qualche bestemmia in aramaico.
"Forza andiamo in macchina" continua a dire mentre prende la mia valigia e la mette in macchina. Salgo anche io e metto subito le cuffie con la musica attendendo ciò che mi aspetterà una volta arrivati a Miami. Già, mi trasferisco, mio padre all'idea sembra un bambino eccitato, a me va bene qualsiasi cosa, tanto amici non ne ho e credo che non ne avrò mai, la scuola la odio e credo che prossimamente comprerò una bomba per metterla dentro essa. Con tutti questi pensieri mi addormento immaginandomi come sarà la città accaldata di Miami.

Mai dire maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora