Capitolo 8

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Pov's Brian
"È stata mitica con quella palla, non avevo mai visto niente di simile. Quella ragazza ha delle qualità favolose, sono sicuro che ci stupirà a tutti. L'ha fatto con una facilità assurda"disse Jack. È da più di un'ora c'è ripete le stesse cose .
È LA VERITÀ.
"Hai esagerato con quelle parole. Lei voleva solo far vedere che anche le ragazze sapevano fare quelle cose"  continuò.
"Già...forse hai ragione, sono stato troppo...troppo" dissi io sinceramente. Lo pensavo davvero. Sono stato un completo stronzo. Prima vado da lei e mi preoccupo e poi faccio lo stronzo dicendo che è una stupida che si sente chissà chi, ora se andassi da lei, si sentirebbe ancora più confusa di quello che è già.
Ma poi da quando in qua mi preoccupo per una ragazza? Oltretutto, la conosco da pochissimo e quelle poche volte che l'ho incontrata mi ha preso in giro, perciò le sta bene.
"Ora sicuramente starai pensando di lasciarla stare, giusto?" chiese il mio migliore amico.
"Beh...forse" risposi.
"Sei un completo idiota, muoviti vai a cercarla" mi disse prendendomi dalle spalle.
"Perché dovrei? Non è nessuno per me"
"Ma sei scemo? Aveva le lacrime agli occhi e sai che non se lo meritava nonostante che ti ha umiliato come nessuna mai ha fatto"
Quelle parole si rimbombavano dentro la testa. Forse aveva ragione. Forse se mi scusavo passava tutto. Potavamo diventare amici ,chissà.
Camminando a passo svelto andai a cercarla per tutta la scuola. Passai in tutte le aule, tutti i bagni, nella biblioteca e alla fine in cortile ma non c'era traccia neanche della moto.
Mi misi le mani nei capelli. Ero frustato. Dovevo fare qualcosa. Dovevo trovarla. Ma dove? Miami è grande.
Presi la moto e andai in giro per la città. Passai dai negozi, dalla spiaggia, dai parchi ma di lei non c'era nessuna traccia.
Tornai a casa letteralmente abbattuto. Ero stato un vero e proprio stupido.
Appena varcai la soglia, mi venne addosso Aika, il mio cane. Mi lecca tutto e gli faccio tante coccole.
"Ehi ehi ehi, calmo calmo, ma perché puzzi di cibo?"domandai al mio cane ma non ci furono risposte.
Sentii dei rumori in cucina e presi la prima cosa che mi venne nelle mani. Un ombrello. La mia vita dipendeva da un ombrello.
A passo lento entrai.
"Aaaaaaaaah" gridò
"Aaaaaaaah" gridai a mia volta.
Appena vidi bene, era James.
"Vaffanculo, mi hai fatto prendere un colpo" urlò il signorino.
"Io? Che ci fai in casa mia? Io sono quello che hai fatto morire. Sai com'è, io ci vivo da solo" urlai a mia volta.
"Fratellino mio bello" disse e mi venne ad abbracciare e io rimasi sorpreso per il suo essere bipolare, però ricambiai l'abbraccio.
"Allora come va? Ah, gli ho dato io da mangiare ad Aika!"
"L'avevo notato James"
James aveva 27 anni, ma dal corpo e dall'intelligenza ne dà al massimo 18, ma neanche. Vive a Los Angeles, ha una casa da urlo. È una villa a 3 piani. Ci sono stato parecchie volte per vedere i miei nipotini. Lui è sposato con Emily, davvero una donna graziosa, hanno avuto 2 figli, un maschio e una femmina. Ian e Faith.
Mi sedetti su una sedia e mangiai.
"Allora come va? A scuola? Con gli amici? La ragazza? Comunque sei pessimo, non avrei mai immaginato che mi avresti minacciato con un ombrello" rise così tanto che contagiò anche me.
"Tutto bene sia alla scuola e sia con gli amici. Non ho la ragazza, ma le ragazze. Non avevo armi a portata di mano e ho preso la prima cosa che ho visto. E tu? Come vanno le cose? Ma soprattutto perché sei qui?" domandai molto curioso.
"Non posso venire a trovare il mio dolce e caro fratellino?" Disse lui gentilmente
"Certo che puoi, fino a quando rimani?"
"Ecco io resto osksjxjaoabei"
Non avevo capito niente.
"Cosa?"
"Resto per un ajskd"
"Non comprendo l'arabo"
"PER UN MESE BRIAN"
Strabuzzai gli occhi.
"Ah..eeeeee..okay, perché?"domandai stranito.
"Emily e i ragazzi vanno dalla nonna per un mese e siccome non voglio subire l'ira del nonno ho deciso di venire qua col mio bellissimo e dolcissimo fratellino" disse lui in attesa della mia risposta.
Annuì soltanto.
Mangiammo e intanto ci raccontavamo quello che abbiamo fatto in tutto questo tempo. Gli raccontai anche di Jade e la sua risposta mi spiazzò.
"Forse fa la stronza perché sennò gli altri lo saranno con lei"
Ci pensai molto attentamente su questa frase ed era fottutamente vera.
Il giorno dopo mi andrò a scusare.Sì, lo farò.

Pov's Jade.
Dopo che uscì da scuola, presi la moto per uscire da quel posto infernale, fregandomene se avevo un'altra lezione.
Non sapevo il motivo di tutto ciò, io di solito me ne fregavo di quelli che mi insultavano, ma questa volta fu diverso. Ogni parola brutta che lui disse su di me, il cuore smetteva di battere. Era una sensazione strana, mai provata prima. Avevo voglia di piangere, ma non lo feci. Non volevo lasciarlo vincere. Non volevo e non dovevo piangere per uno come lui.
Varcai la soglia di casa e quasi mi venne un colpo nel vedere Emily.
"Signorina"disse venendo verso di me " si sente bene? Non aveva lezione fino a tardi? È successo qualcosa?"
Era preoccupata, si poteva leggere nei suoi occhi.
"Emily, sisi va tutto bene grazie" mentii ma lei non credo se la beveva.
"Vieni con me, voglio parlarti di una cosa" disse lei
"O-okay"
Mi portò nella sua camera e mi fece sedere con lei su un letto.
"Quando avevo la tua età, ero una vera e propria stronza con tutti, volevo essere rispettata e lasciavo di stucco tutti coloro che erano contro di me. Nella mia scuola si trasferì un ragazzo, era l'unico che mi sapeva tenere testa, l'unico che faceva il mio stesso gioco. Un giorno successe il putiferio, ci insultammo così tanto ,che solo un bacio alla fine poteva rimediare. Le sue parole furono molto pesanti e indimenticabili. Piansi perché non mi credevo giusta. Col tempo cambiai ,perché volevo farmi gli amici e ci riuscì. Ovviamente con lui ero sempre la stessa eh..hahahaha.
Ma alla fine sai cosa è successo? Scoprì che lo amavo. Lo amavo più di qualsiasi altra cosa. Lo amavo così tanto che avrei fatto qualunque cosa per dimostrarglielo, però non ci fu modo. Lui morì in un incidente d'auto o almeno il suo corpo non è stato mai trovato. Quello è stato il giorno più brutto della mia vita. Ma lui mi lasciò una cosa. In classe dovevamo descrivere una persona e lui descrisse me e guarda cosa c'era scritto:

Lei era come il fuoco, indomabile. Ti faceva bruciare e non provava pietà per nessuno. Era il rosso, come la passione, ingannevole come la cospirazione. Sublime come la disperazione. Lei non aveva paura, guardava in faccia il suo nemico senza lasciarsi tentare dal passato. Era impassibile, impassibile al mondo che girava intorno a lei troppo velocemente. Lei guardava, ammirava come tutto e tutti la lasciavano indietro, la gettavano, rovinavano , riscrivevano. Era egoista, come la rosa che nasce e muore ancora prima di essere stata osservata dagli amanti indiscreti. Come il sole che tramonta quando qualcuno ha ancora bisogno di luce.  Era il nero, profonda e buia come una notte invernale, il cuore freddo pieno di ghiaccio. Ghiaccio come il colore dei suoi occhi, venati del nero che la possedeva da dentro le sue ossa, da dentro il suo sangue. Girava in tutto il suo corpo infettandolo come la Peste, uccidendo tutto dopo il suo passaggio.  Lei era il bianco, intoccabile se volevi  mantenerlo tale. Dopo un po' che la guardavi ti facevano male gli occhi per la sua bellezza.

Queste parole non me le dimenticherò mai. Ora ti chiederai perché te l'ho raccontata! Ognuno dentro al cuore ha una parte buona e ogni tanto non fa male usarla. Perdona, ama, vivi e ridi, altrimenti dopo sarà troppo tardi."
Uscì dalla stanza lasciandomi a fissare un punto della stanza.
Dopo che mi disse queste parole rimasi spiazzata.
Cosa dovevo fare? Lo dovevo perdonare? Ovviamente se lui si scusava. Però mi dovevo scusare anche io.
Io ero questa, mi avrebbe mai accettato per come sono realmente?

Mai dire maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora